Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Avvento

Affascinate, cieli, con la vostra purezza
queste notti d'inverno
e siate perfetti!
Volate più vive nel buio di fuoco, silenziose meteore,
e sparite.
Tu, luna, sii lenta a tramontare,
questa è la tua pienezza!

Le quattro bianche strade se ne vanno in silenzio
verso i quattro lati dell'universo stellato.
Il tempo cade, come manna, agli angoli
della terra invernale.

Noi siamo diventati più umili delle rocce,
più attenti delle pazienti colline.

Affascinate con la vostra purezza queste notti di Avvento,
o sante sfere,
mentre le menti, docili come bestie,
stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno,
e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi che
pascolano alla luce delle stelle.

Oh, versate, cieli il vostro buio e la vostra luce sulle nostre
Solenni vallate;
e tu, viaggia come la Vergine gentile
verso il maestoso tramonto dei pianeti,
o bianca luna piena, silente come Betlemme!
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Quei bambini che giocano

    Un giorno perdoneranno
    se presto ci togliamo di mezzo.
    Perdoneranno. Un giorno.
    Ma la distorsione del tempo
    il corso della vita deviato su false piste
    l'emorragia dei giorni
    dal varco del corrotto intendimento:
    questo no, non lo perdoneranno.
    Non si perdona a una donna un amore bugiardo,
    l'ameno paesaggio d'acque e foglie
    che si squarcia svelando
    radici putrefatte, melma nera.
    "D'amore non esistono peccati,
    s'infuriava un poeta ai tardi anni,
    esistono soltanto peccati contro l'amore".
    E questi no, non li perdoneranno.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      L'annuale della fondazione di Roma

      Te redimito di fior purpurei
      april te vide su 'l colle emergere
      da 'l solco di Romolo torva
      riguardante su i selvaggi piani:
      te dopo tanta forza di secoli
      aprile irraggia, sublime, massima,
      e il sole e l'Italia saluta
      te, Flora di nostra gente, o Roma.
      Se al Campidoglio non più la vergine
      tacita sale dietro il pontefice
      né più per Via Sacra il trionfo
      piega i quattro candidi cavalli,
      questa del Fòro tua solitudine
      ogni rumore vince, ogni gloria;
      e tutto che al mondo è civile,
      grande, augusto, egli è romano ancora.
      Salve, dea Roma! Chi disconósceti
      cerchiato ha il senno di fredda tenebra,
      e a lui nel reo cuore germoglia
      torpida la selva di barbarie.
      Salve, dea Roma! Chinato a i ruderi
      del Fòro, io seguo con dolci lacrime
      e adoro i tuoi sparsi vestigi,
      patria, diva, santa genitrice.
      Son cittadino per te d'Italia,
      per te poeta, madre de i popoli,
      che desti il tuo spirito al mondo,
      che Italia improntasti di tua gloria.
      Ecco, a te questa, che tu di libere
      genti facesti nome uno, Italia,
      ritorna, e s'abbraccia al tuo petto,
      affisa nè tuoi d'aquila occhi.
      E tu dal colle fatal pe 'l tacito
      Fòro le braccia porgi marmoree,
      a la figlia liberatrice
      additando le colonne e gli archi:
      gli archi che nuovi trionfi aspettano
      non più di regi, non più di cesari,
      e non di catene attorcenti
      braccia umane su gli eburnei carri;
      ma il tuo trionfo, popol d'Italia,
      su l'età nera, su l'età barbara,
      su i mostri onde tu con serena
      giustizia farai franche le genti.
      O Italia, o Roma! Quel giorno, placido
      tornerà il cielo su 'l Fòro, e cantici
      di gloria, di gloria, di gloria
      correran per l'infinito azzurro.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Addii

        Grandi stanze di vecchie case avite
        di provincia
        piene di fischi di navi lontane, piene
        di spenti rintocchi di campane
        e di battiti profondi
        d'orologi antichissimi. Nessuno abita
        piú qui dentro
        eccetto le ombre, e un violino appeso
        al muro,
        e le banconote fuori corso sparse
        sulle poltrone
        e sul letto largo con la coperta gialla.
        Di notte
        scende la luna, passa davanti
        agli specchi esanimi
        e coi gesti piú lenti rassetta dietro
        i vetri
        i fischi d'addio delle navi affondate.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          L'amore

          È l'amore che vive in me
          é l'amore che io provo per te,
          é l'amore che é intorno a noi
          ma il tuo amore non c'é

          È nell'aria che respiri tu
          c'é una parte di te e di me,
          un sentimento di tutti noi
          in questo mondo che amare vuoi.

          E non c'é tutto quello che sogni tu
          e perché questo sempre lo chiedi a me,
          vivi la vita, pensando agli altri e non a te,
          questo é l'amore, l'amore dei tuoi perché.

          Liberi le tue idee, anche i tuoi pensieri,
          se puoi quelli veri per cercare l'amore,
          frughi tra le stelle, rubi la più bella,
          fai una magia, una magia d'amore.

          È l'amore l'amore, é l'amore l'amore
          una magia d'amore.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            II tempo si è fermato... ii mio cuore non ha pace. Nel silenzio tutto tace. Non sento più la tua voce né il tuo respiro... Non devo più aspettare... Il tempo si è fermato! Sono sola con la tristezza nel mio cuore, con il rimpianto di un amore... Sola con le mie lacrime... Ti penso e piango per la grande solitudine e per il vuoto che mi hai lasciato dentro. Per quello che non non mi hai mai dato. E con il tempo che si è fermato!
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