Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Vero Amore

Il Vero Amore è sentimento, è il tuo cuore che te lo dice.
Il Vero Amore è emozione, è il tuo corpo che te lo dice.
Il Vero Amore è pensiero, è la tua mente che te lo dice.
Il Vero Amore è parola, è la reazione degli altri che te lo dice.
Il Vero Amore è azione, è la reazione degli altri che te lo dice.
Perché ciò che è interiore è amore verso se stessi e ciò che è esteriore è amore verso gli altri.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Questo

    Dicon che fingo o mento
    quanto io scrivo. No:
    semplicemente sento
    con l'immaginazione,
    non uso il sentimento.

    Quanto traverso o sogno,
    quanto finisce o manco
    è come una terrazza
    che dà su un'altra cosa.
    É questa cosa che è bella.

    Così, scrivo in mezzo
    a quanto vicino non è:
    libero dal mio laccio,
    sincero di quel che non è.
    Sentire? Senta chi legge.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Verso sud

      Zenit
      Tutti quei rimpianti
      Quei giardini sconfinati
      Dove modula il rospo un tenero grido d'azzurro
      La cerva del silenzio sperduto rapida passa
      Un usignolo straziato dall'amore canta sul
      Tuo corpo giardino di rose che ho colto
      I nostri cuori pendono uniti dallo stesso melograno
      E i fiori di granato nei nostri sguardi schiusi
      Cadendo poco a poco hanno coperto il sentiero.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Dura è la stella mia, maggior durezza
        è quella del mio conte: egli mi fugge,
        ì seguo lui; altri per me si strugge,
        ì non posso mirar altra bellezza.
        Odio chi m'ama, ed amo chi mi sprezza:
        verso chi m'è umìle il mio cor rugge,
        e son umìl con chi mia speme adugge;
        a così stranio cibo ho l'alma avezza.
        Egli ognor dà cagione a novo sdegno,
        essi mi cercan dar conforto e pace;
        ì lasso questi, ed a quell'un m'attegno.
        Così ne la tua scola, Amor, si face
        sempre il contrario di quel ch'egli è degno:
        l'umìl si sprezza, e l'empio si compiace.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Di nuovo parlo con i rovi,
          Di nuovo infinito è il bisogno dei pioppi.
          Si freme
          Assieme ad ogni filo d'erba
          Quando si rimane soli.

          Per scordare il tuo rimprovero
          Senza un briciolo d'amore,
          Guardo i passeri saltellare
          Tutto il giorno lungo il cornicione.

          Tra le mani stringo le ginocchia
          Forte, fino a farmi male. Poi di scatto
          Mi rialzo, lancio un fischio
          Da maschiaccio, e mi sfugge un sorriso.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            I' potre' anzi ritornare in ieri

            I' potre' anzi ritornare in ieri
            e venir ne la grazia di Becchina,
            o 'l diamante tritar come farina,
            o veder far misera vit'a' frieri
            o far la pancia di messer Min Pieri,
            o star content'ad un piè di gallina,
            ched e' morisse ma' de la contina
            que' ch'è domonio e chiamas'Angiolieri.
            Però che Galieno ed Ipocràto,
            fossono vivi, ognun di lor saprebbe,
            a rispetto di lu', men che 'l Donato.
            Dunque, quest'uom come morir potrebbe,
            che sa cotanto ed è sì naturato
            che come struzzo 'l ferr'ismaltirebbe?
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Mi odio

              Mi odio
              Odio. Odio.
              Mi odio.
              I miei occhi scrutano
              le stelle per vederti.

              La mia mano,
              fruga sul lenzuolo di seta,
              per cercare
              la tua pelle più liscia.

              Colgo un bocciolo di rosa
              per cercare un ricordo
              della tua pelle profumata.

              Il ricordo
              del ritmo dei tuoi passi,
              né vicini né lontani,
              sempre disperatamente uguali,
              scandisce il tempo,
              delle solitarie notti.

              La mia mente ti cerca,
              ti aspetta,
              ti ama,
              ti odia.

              Odio. Mi odio.
              Ci sarà pace per me
              se non ci sarai mai più.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Tedio invernale

                Ma ci fu dunque un giorno
                Su questa terra il sole?
                Ci fur rose e viole,
                Luce, sorriso, ardor?
                Ma ci fu dunque un giorno
                La dolce giovinezza,
                La gloria e la bellezza,
                Fede, virtude, amor?
                Ciò forse avvenne a i tempi
                D'Omero e di Valmichi:
                Ma quei son tempi antichi,
                Il sole or non è più.
                E questa ov'io m'avvolgo
                Nebbia di verno immondo
                È il cenere d'un mondo
                Che forse un giorno fu.
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