Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Due scemi speciali

Siamo speciali io e te
lo siamo nella presenza
lo siamo nell'assenza
lo siamo nelle parole
lo siamo nell'intrecciarsi di pensieri
di musica, di parole
lo siamo quando ci arrendiamo
dopo aver messo a tacere le parole
e messe via le complicazioni
lo siamo quando
ci abbandoniamo
a quel nostro essere scemi
e viviamo l'attimo di noi
per quello che siamo
quando smettiamo di farci la guerra
quando dopo aver preso la tangenziale
mi aspetti al nostro "raccordo"
e mi abbracci.
Siamo due scemi speciali.
Composta venerdì 4 settembre 2015
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Eolia

    Lina, brumaio torbido inclina,
    Ne l'aer gelido monta la sera:
    E a me ne l'anima fiorisce, o Lina,
    La primavera.
    In lume roseo, vedi, il nivale
    Fedriade vertice sorge e sfavilla,
    E di Castalia l'onda vocale
    Mormora e brilla.
    Delfo a' suoi tripodi chiaro sonanti
    Rivoca Apolline co' nuovi soli,
    Con i virginei peana e i canti
    De' rusignoli.
    Da gl'iperborei lidi al pio suolo
    Ei riede, a' lauri dal pigro gelo:
    Due cigni il traggono candidi a volo:
    Sorride il cielo.
    Al capo ha l'aurea benda di Giove;
    Ma nel crin florido l'aura sospira
    E con un tremito d'amor gli move
    In man la lira.
    D'intorno girano come in leggera
    Danza le Cicladi patria del nume,
    Da lungi plaudono Cipro e Citera
    Con bianche spume.
    E un lieve il séguita pe 'l grande Egeo
    Legno, a purpuree vele, canoro:
    Armato règgelo per l'onde Alceo
    Dal plettro d'oro.
    Saffo dal candido petto anelante
    A l'aura ambrosia che dal dio vola,
    Dal riso morbido, da l'ondeggiante
    Crin di viola,
    In mezzo assidesi. Lina, quieti
    I remi pendono: sali il naviglio.
    Io, de gli eolii sacri poeti
    Ultimo figlio,
    Io meco traggoti per l'aure achive:
    Odi le cetere tinnir: montiamo:
    Fuggiam le occidue macchiate rive,
    Dimentichiamo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Lei
      sarà alta e bella,
      sarà quella che hai sempre sognato,
      l'avrai vista sui calendari o sulle pubblicità dei collant
      l'avrai incontrata di notte,
      nei nebbiosi locali dove a stento respiri,
      o su certi squallidi giornali
      o sulle pagine sgualcite di un libro senza illustrazioni
      e l'avrai posseduta tra le fredde lenzuola,
      sarà lei a tradirti ma sarà lei che vorrai
      ogni notte, ancora

      Lei non ha un cuore, non è mai triste e non ride
      lei non ti parla, non è curiosa,
      non prende mai l'iniziativa,
      lei no, non è vittima di aspettative,
      non ti guarda negli occhi,
      non beve il tuo vino,
      non si riscalda alle fiamme del tuo camino,
      Lei non ama, ma non importa,
      la vorrai anche perché non bussa alla tua porta,
      perché non conosce il tuo numero e non ti chiama
      la vorrai proprio perché lei non ti ama.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Fontana di luce

        Nel marzo ebro di sole il grande arbusto
        in mezzo al prato si coprì di gialli
        fioretti: le novelle accese rame
        salenti e ricadenti con superba
        veemenza di getto dànno raggi
        e barbagli a mirarle; e tu quasi odi
        scroscio di fonte uscir da loro; e tutta
        la Primavera da quell'aurea polla
        ti si versa cantando entro le vene.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Sinfonia azzurra

          Venne in cerca di te
          nella calda notte, lungo le strade dai fanali azzurri.
          Tutte le strade, allora, la notte erano azzurre
          come le vie dei cieli,
          e il volto amato
          non si vedeva: si sentiva in cuore
          E ti trovò, o dolcezza, nell'ombra
          casta, velata d'un vapor di stelle.
          Fra quel tremolìo d'astri
          discesi in terra,
          in quell'azzurro di due firmamenti
          l'uno a specchio dell'altro, ella
          ella pure rispecchiò in te l'anima sua notturna.
          E ti seguì con passo di bambina
          senza sapere, senza vedere, tacita e fluida.
          E allor che il giorno apparve
          con fresco riso roseo su l'immenso turchino,
          non trovò più se stessa
          per ritornare.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Nel paese di mia madre

            Nel paese di mia madre v'è un campo quadrato, cinto di gelsi.
            Di là da quel campo altri campi quadrati, cinti di gelsi.
            Roggie scorrenti vi sono, fra alti argini, dritte, e non si sa dove vanno a finire.
            La terra s'allarga a misura del cielo, e non si sa dove vada a finire.

            Nel paese di mia madre v'han ponti di nebbia, che il vento solleva da placidi fiumi:
            varca il sogno quei ponti di nebbia, mentre le rive si stellan di lumi.
            Pioppi e betulle di tremula fronda accompagnan de l'acque il fluire:
            quando nè rami s'impigliano gli astri, in quella pace vorrei morire.

            Nel paese di mia madre un basso tugurio sonnecchia sul limite della risaia,
            e ronzano mosche lucenti, ghiotte, intorno a un ammasso di concio.
            Possanza di morte, possanza di vita, nell'odore del concio: ne gode
            la terra dall'humus profondo, sotto la vampa d'agosto che immobile sta.

            Nel paese di mia madre, quando il tramonto s'insaguina obliquio sui prati,
            vien da presso, vien da lontano una canzone di lunga via:
            la disser gli alari alle cune, gli aratri alle marre, le biche all'aie fiorite di lucciole,
            vecchia canzone di gente lombarda: "La Violetta la vaaa la vaaaa... "
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Silenzio della lontananza

              Un silenzio evanescente, ma triste,
              inonda col suo tono sconsolato
              l'arsume della nostra lontananza.

              Ma tu, così distante da me,
              e la sera sempre più lontana,
              fra i versi per i quali hai sorriso
              cerca il calore del mio petto
              (in mezzo a quelle macchie nere
              vive il nostro eterno abbraccio)
              perché possa un sorriso
              dileguare la malinconia.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                La mia vita, il mio canto

                L'egual vita diversa urge intorno;
                cerco e non trovo e m'avvio
                nell'incessante suo moto:
                a secondarlo par uso o ventura,
                ma dentro fa paura.
                Perde, chi scruta,
                l'irrevocabil presente;
                né i melliflui abbandoni
                né l'oblioso incanto
                dell'ora il ferreo battito concede.
                E quando per cingerti lo balzo
                -' sirena del tempo -
                un morso appéna e una ciocca ho di te:
                o non ghermita fuggì, e senza grido
                nei pensiero ti uccido
                è nell'atto mi annego.
                Se a me fusto è l'eterno,
                fronda la storia e patria il fiore,
                pur vorrei maturar da radice
                la mia linfa nel vivido tutto
                e con alterno vigore felice
                suggere il sole e prodigar il frutto;
                vorrei palesasse il mio cuore
                nei suo ritmo l'umano destino,
                e che voi diveniste - veggente
                passione del mondo,
                bella gagliarda bontà -
                l'aria di chi respira
                mentre rinchiuso in sua fatica va.
                Qui nasce, qui muore i! Mio canto:
                e parrà forse vano
                accordo solitario;
                ma tu che ascolti, recalo
                al tuo bene e al tuo male;
                e non ti sarà oscuro.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Ti ho cercato ma cercando...

                  Ti ho cercato ma cercando
                  ho trovato un bimbo affamato

                  Ti cercato ma cercando ho trovato,
                  guerra e povertà

                  Ti ho cercato ma cercando ho trovato
                  malattie e miseria.

                  Ti ho cercato ma cercando ho trovato,
                  assassini e violentatori.

                  Ti ho cercato ma cercando ho trovato
                  terrore e agonia

                  Ti ho cercato ma cercando ho trovato
                  un bimbo che moriva.

                  Ti ho cercato ma cercando ho trovato,
                  una madre piena di dolore.

                  Ti ho cercato ma cercando ho trovato,
                  un bimbo tutto solo.

                  Ti ho cercato ma cercando ho trovato
                  Il buio e la morte.

                  Ti ho cercato, cercando mi sono chiesta
                  Il perché di tutto questo.

                  Poi...

                  Ti ho cercato, cercando ho trovato
                  un bimbo che nasceva.

                  Ti ho cercato cercando ho trovato
                  un anziano che pregava.

                  Ti ho cercato cercando ho trovato
                  Una mamma che sorrideva.

                  Ti ho cercato e cercando ho trovato,
                  chi in te ancora crede.

                  Ti ho cercato cercando ho trovato
                  chi ancora in te spera.

                  Cercandoti non ti ho trovato,
                  ma ho trovato chi ancora crede i te.

                  Chissà se l'eternità c'è.
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