Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Scelte

Scegliere una porta significa non aprirne altre.
Un piacere presuppone che molti piaceri non verranno
vissuti, così come ogni tristezza dispensa da tante tristezze.
L'amante che porti a letto è uno tra tutti quelli possibili.
La parola per cui opti impedisce l'uso di un numero
indefinito di parole.
Visiti un luogo perché altri luoghi restino ad aspettarti.
Solo il giorno che sorge per la tua morte è un giorno
qualsiasi, una casualità.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    È sono sì altamente innamorato

    È sono sì altamente innamorato,
    a la merzé d'una donna e d'Amore,
    che non è al mondo re né imperadore
    a cui volesse io già cambiar mio stato:
    ch'io amo quella a cui Dio ha donato
    tutto ciò che convene a gentil core;
    donqua, chi di tal donna è servidore
    ben se pò dir che 'n buon pianeto è nato.
    Ed ella ha 'l cor tanto cortese e piano
    inver' di me, la mia gentile manza,
    che, sua mercé, basciata li ho la mano.
    E sì me diè ancor ferma speranza
    che di qui a poco, se Dio me fa sano,
    che compierò di lie' mia disianza.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Il testamento di un albero

      Un Albero di un bosco
      chiamò gli uccelli e fece testamento:
      - Lascio i fiori al mare,
      lascio le foglie al vento,
      i frutti al sole e poi
      tutti i semi a voi.
      A voi, poveri uccelli,
      perché mi cantavate le canzoni
      nella bella stagione.
      E voglio che gli sterpi,
      quando saranno secchi,
      facciano il fuoco per i poverelli.
      Però vi avviso che sul mio tronco
      c'è un ramo che dev'essere ricordato
      alla bontà degli uomini e di Dio.
      Perché quel ramo, semplice e modesto,
      fu forte e generoso: e lo provò
      il giorno che sostenne un uomo onesto
      quando ci si impiccò - .
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        E non chiedere nulla

        Ora invece la terra
        si fa sempre più orrenda:

        il tempo è malato
        i fanciulli non giocano più
        le ragazze non hanno
        più occhi
        che splendono a sera.

        E anche gli amori
        non si cantano più,
        le speranze non hanno più voce,
        i morti doppiamente morti
        al freddo di queste liturgie:

        ognuno torna alla sua casa
        sempre più solo.

        Tempo è di tornare poveri
        per ritrovare il sapore del pane,
        per reggere alla luce del sole
        per varcare sereni la notte
        e cantare la sete della cerva.
        E la gente, l'umile gente
        abbia ancora chi l'ascolta,
        e trovino udienza le preghiere.

        E non chiedere nulla.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Dagli occhi di un bambino...

          Dagli occhi di un bambino decollano gli aeroplani.
          Se chiudesse gli occhi cadrebbero.
          Solo il suo stupore li mantiene sospesi,
          la sua piccola mano li innalza,
          il suo cuore li muove e li allontana.
          Senza un bambino appiccicato ai vetri,
          alle alte ringhiere di una terrazza adulta,
          gli aeroporti morirebbero d’orrore.
          Un bambino non potrà mai pronunciare la parola
          “aeronautica”
          ma da lui dipenderà l’imitazione dell’uccello.
          Un bambino non saprà calcolare le distanze
          ma è lui la garanzia del ritorno.
          Ogni aeroporto deve avere un bambino incollato ai vetri, accanto agli altoparlanti, dovunque si acquatti la paura.
          Grazie a lui durerà meno lacrime il rientro di tutti,
          dorrà meno baci l’addio delle madri
          e le hostess potranno prescindere da avvisi insulsi.

          Un aeroplano per aria
          sono molti bambini che guardano l’orizzonte.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Il dubbio...

            Il dubbio di te ci rimane,
            per tutti quei bimbi che muoiono di fame,
            per quella troppa ricchezza,
            con cui i potenti si costruiscono una fortezza,
            Per quei momenti massacranti di dolore.
            Per chi porti via quando è ancora in fiore.
            Il dubbio di te ci assale
            ci turba ci tormenta ci fa star male,
            per tutti quei sogni infranti,
            il futuro di molti pieno di rimpianti.
            Per la guerra, la povertà
            Per quella troppa avidità.
            Il dubbio di te ci rimane,
            per tanto male che troppi hanno.
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