Per quanto sta in te e se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea.
Nasce un Dio. Altri muoiono. Non ci è giunta né ci ha lasciato la verità: muta l'Errore. Abbiamo ora un'altra Eternità, e ciò che è passato in fondo era migliore.
Cieca, la Scienza ara gleba vana. Folle, la Fede vive il sogno del suo culto. Un nuovo Dio è solo una parola. Non credere o cercare: tutto è occulto.
Sognai, placide cose dè miei novelli anni sognai. Non più libri: la stanza dal sole di luglio affocata, rintronata da i carri rotolanti su 'l ciottolato da la città, slargossi: sorgeanmi intorno i miei colli, cari selvaggi colli che il giovane april rifioria.
T'amo pio bove; e mite un sentimento Di vigore e di pace al cor m'infondi, O che solenne come un monumento Tu guardi i campi liberi e fecondi, O che al giogo inchinandoti contento L'agil opra de l'uom grave secondi: Ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento Giro dè pazienti occhi rispondi. E del grave occhio glauco entro l'austera Dolcezza si rispecchia ampio e quieto Il divino del pian silenzio verde.
Nu pianefforte 'e notte sona luntanamente, e 'a museca se sente pe ll'aria suspirà.
È ll'una: dorme 'o vico ncopp'a nonna nonna 'e nu mutivo antico 'e tanto tiempo fa.
Dio, quanta stelle 'n cielo! Che luna! E c'aria doce! Quanto na della voce vurria sentì cantà! Ma sulitario e lento more 'o mutivo antico; se fa cchiù cupo 'o vico dint'a ll'oscurità...
Ll'anema mia surtanto rummane a sta fenesta. Aspetta ancora. E resta, ncantannese, a pensà.
Il pugno stretto intorno al mio cuore si allenta un poco, e io respiro ansioso luce; ma già preme di nuovo. Quando mai non ho amato la pena d'amore? Ma questa si è spinta
oltre l'amore fino alla mania. Questa ha la forte stretta del demente, questa si aggrappa alla cornice della non-ragione, prima di sprofondare urlando nell'abisso.
Povero Catullo, smetti di vaneggiare, e quello che vedi perduto, consideralo perduto. Brillarono un tempo per te giorni luminosi, quando andavi dovunque ti conduceva lei, amata da noi quanto non sarà amata mai nessuna. Lì allora si facevano quei tanti giochi d'amore, che tu volevi e a cui lei non si negava. Brillarono davvero per te un tempo giorno luminosi. Ora lei non vuole più: Anche tu non volere, benché incapace di dominarti. Non correre dietro a chi fugge, e non essere infelice, ma con cuore risoluto resisti, non cedere. Addio, fanciulla, ormai Catullo resiste, non ti verrà a cercare, non pregherà più te che non vuoi; ma tu ti dorrai se non sarai cercata. Sciagurata, povera te! Che vita ti aspetta? Chi verrà da te ora? Chi ti vedrà bella? Chi amerai ? Di chi dirai di essere? Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu , Catullo, resisti, non cedere.