Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Stanca essere

Stanca essere, sentire duole, pensare distrugge.
A noi estranea, in noi e fuori,
precipita l'ora, e tutto in lei precipita.
Inutilmente l'anima lo piange.

A che serve? Che cos'è che deve servire?
Pallido abbozzo lieve
del sole d'inverno che sorride sul mio letto...
Vago sussurro breve.

Delle piccole voci con cui il mattino si sveglia,
della futile promessa del giorno,
morta sul nascere, nella speranza lontana e assurda
in cui l'anima confida.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Era aperta solo al tuo occhio
    quella Notte oscura:
    e dunque perché non li uccidesti
    avanti che uccidessero?

    I grandi deliravano
    In parate e uniformi
    E noi non capivamo.

    Aquile e svàstiche
    e canti di morte
    salmi e canti e benedizioni
    di reggimenti col teschio
    sui berretti neri
    sulle camice nere
    sui gagliardetti neri...

    E discorsi fin o all'urlo
    accanito delle folle d'Europa,
    della saggia e civilissima
    e cristiana Europa.

    Così abbiamo tutti cantato
    almeno una volta
    i canti della morte.

    L'inizio è sempre uguale:
    "Nostra è la Ragione"! E poi,
    l'esaltazione degli eroi.

    Poi le medaglie
    e le corone e i monumenti
    e i momenti del silenzio
    all'Altare della Patria.

    Dio, cosa costano gli eroi!
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Quando fu prima il mio signor concetto,
      tutti i pianeti in ciel, tutte le stelle
      gli dier le grazie, e queste doti e quelle,
      perch'ei fosse tra noi solo perfetto.
      Saturno diègli altezza d'intelletto;
      Giove il cercar le cose degne e belle;
      Marte appo lui fece ogn'altr'uomo imbelle;
      Febo gli empì di stile e senno il petto;
      Vener gli dié bellezza e leggiadria;
      eloquenza Mercurio; ma la luna
      lo fè gelato più ch'io non vorria.
      Di queste tante e rare grazie ognuna
      m'infiammò de la chiara fiamma mia,
      e per agghiacciar lui restò quell'una.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        È come quando le mie labbra

        Si posano sul flauto
        E ne esce una armonia nuova.
        È come quando
        Dal mio fiato nascono
        Melodie cantate al vento.
        È come quando
        Sfiori con le tue mani
        I petali di un fiore bagnato dalla rugiada.
        È come quando
        La mia mano…
        Cerca altre mani per intraprendere il cammino.
        È come quando
        Il tassello di un puzzle
        Trova il suo giusto collocamento
        Accanto ad un altro.
        È come tutto questo
        La mia amicizia per te.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Nuove parole vorrei inventare,
          parole che vorrei trovare
          quando l'orgoglio mi fa tacere,
          quando la notte mi fa pensare.
          Un dolce bacio,
          una tremante carezza
          che vorrei scoprire,
          quando tutto viene a mancare
          quando tutto non può finire,
          e tutto quello che non sono
          riuscito a dirti
          vorrei lo sentisse sussurrare
          direttamente il tuo cuore
          nell'irreale silenzio
          di un bacio.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Poesia a Gesù bambino

            Tu scendi dalle stelle, o re del cielo,
            e vieni in una grotta al freddo, al gelo;
            o Bambino mio divino,
            io ti vedo qui a tremar.
            O Dio beato,
            Ah, quanto ti costò l'avermi amato!

            A te che sei del mondo il creatore
            Mancano panni e fuoco, o mio Signore.
            Caro eletto pargoletto,
            quanto questa povertà
            più m'innamora!
            Giacché ti fece amor povero ancora.

            Tu lasci del tuo Padre il divin seno
            per venire a penar su questo fieno.
            Dolce amore del mio core,
            dove amor ti trasportò?
            O Gesù mio,
            per chi tanto patir? Per amor mio!

            Ma se fu tuo volere il tuo patire,
            perché vuoi pianger poi, perché vagire?
            Sposo mio, amato Dio,
            mio Gesù, t'intendo sì;
            ah, mio Signore,
            tu piangi non per duol, ma per amore.

            Tu piangi per vederti da me ingrato
            dopo sì grande amor sì poco amato.
            O diletto del mio petto,
            se già un tempo fu così,
            or te sol bramo.
            Caro, non pianger più; ch'io t'amo, io t'amo.

            Tu dormi, o Ninno mio; ma intanto il core
            non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore:
            deh! Mio bello e puro agnello,
            a che pensi? Dimmi su,
            oh amore immenso!
            A morire per te, rispondi io penso.

            Dunque a morir per me tu pensi, o Dio.
            E che altro amar fuori di te poss'io?
            O Maria, speranza mia,
            s'io poc'amo il tuo Gesù,
            non ti sdegnare;
            amalo tu per me, s'io nol so amare.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Isola

              Padre, io a te
              io inchiodato a te su questo scoglio
              divino che conosci la tua alba
              e allacci la tua potenza al fulmine
              da questo culmine di spasimo
              io vinto mando a te
              vincitore di padri
              la prora disorientata delle mie parole.
              Concedi a coloro che erano ciechi
              e a dismisura adesso vedono,
              rotto il sigillo della fiamma,
              l'ustione della carezza, il fragore
              del pugno, ora che sanno
              il tossico del palmo e delle nocche
              ed è notte, profonda notte
              a occidente di ogni immaginare
              ora che le iridi conoscono
              le costellazioni del dolore e del piacere;
              concedi loro di sopportare
              per ogni ciglio sospeso alle tenebre
              al tramonto di ogni palpebra sfinita
              la pronuncia dell'alba e del crepuscolo
              e il rombo immenso, che sale dall'uomo.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Da quell'istante

                Da quell'istante,
                dal momento
                che ho scoperto che c'eri,
                la vita è cambiata.

                Da quell'istante
                hai stravolto i miei pensieri,
                i miei progetti,
                i miei traguardi.

                Da quell'istante
                hai occupato la mia mente,
                invaso il mio corpo,
                regalato nuove emozioni.

                Da quell'istante
                non sono più stata sola,
                prima eri dentro di me,
                ora riempi la mia vita.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Muore così un sogno fra le mani

                  Certe notti sono cosi amare
                  da spegnere ad uno ad uno le stelle
                  coprendo il sole con il dolore di te
                  Vittime di quel tempo che non passa.
                  Il domani è così lontano
                  e irraggiungibile al sorriso.
                  Quel tic tac così maledetto
                  da essere condanna
                  e impedire il volo di un sogno.
                  La nebbia delle lacrime
                  deposita cenere di cemento
                  in fondo al cuore e all'anima.
                  Muore così un sogno fra le mani.
                  Composta giovedì 29 novembre 2012
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