Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie vernacolari)
Er bacio è er più ber fiore che nasce ner giardino dell'amore.
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Er bacio è er più ber fiore che nasce ner giardino dell'amore.
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s'è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
Un vento scompiglia la fulva pelliccia
Dell'Africa. Kikuyu, veloci come mosche,
Si saziano ai fiumi di sangue del veld.
Cadaveri giacciono sparsi in un paradiso.
Solo il verme colonnello del carcame, grida:
"Non sprecate compassione su questi morti separati!"
Le statistiche giustificano e gli studiosi colgono
I fondamenti della politica coloniale.
Che senso ha questo per il bimbo bianco squartato
nel suo letto?
Per selvaggi sacrificabili come Ebrei?
Trebbiati da battitori, i lunghi giunchi erompono
In una bianca polvere di ibis le cui grida
Hanno vorticato fin dall'alba della civiltà
Dal fiume riarso o dalla pianura brulicante di animali.
La violenza della bestia sulla bestia è intensa
Come legge naturale, ma l'uomo eretto
Cerca la propria divinità infliggendo dolore.
Deliranti come queste bestie turbate, le sue guerre
Danzano al suolo della tesa carcassa di un tamburo,
Mentre egli chiama coraggio persino quel nativo terrore
Della bianca pace contratta dai morti.
Di nuovo la brutale necessità si terge le mani
Sul tovagliolo di una causa sporca, di nuovo
Uno spreco della nostra compassione, come per la Spagna,
Il gorilla lotta con il superuomo.
Io, che sono avvelenato dal sangue di entrambi,
Dove mi volgerò, diviso fin dentro le vene?
Io che ho maledetto
L'ufficiale ubriaco del governo britannico, come sceglierò
Tra quest'Africa e la lingua inglese che amo?
Tradirle entrambe, o restituire ciò che danno?
Come guardare a un simile massacro e rimanere freddo?
Come voltare le spalle all'Africa e vivere?
Non c'è carne non c'è tempo nel tempo
di amianto.
L'ingegno è sempre l'ingegno.
La guerra dà il tempo, ha il tempo
della tecnica sullo spazio.
Ho tanta paura di
vederti...
toccarti...
morire
è passato troppo tempo
ma non ho mai smesso
di amarti nel mio silenzio!
Sei stato e sei il sogno irrealizzabile
realizzato,
l'obbiettivo non raggiungibile
raggiunto,
l'amore impossibile
conquistato,
il traguardo inafferrabile
afferrato.
Per errore o per scelta
Per colpa nostra o del destino
Per caso o per desiderio
tu ora ci sei.
Con occhi scuri o chiari,
capelli biondi o castani
con la pelle nera o bianca.
Ora siamo qua.
Tu povero o ricco,
alto o basso,
magro o grasso,
fai parte di questa società.
Scriverai la tua storia,
io scriverò la mia.
Insieme scriveremmo,
La più grande storia
Mai scritta: La Vita".
Torna il buio
quello che uccide
cerchi sole disperatamente
ma trovi angoscia.
Il freddo uccide
il sole non riscalda,
Ti aggrappi per non naufragare
ma il mare è buio e profondo.
Quelle mani ti tolgono il respiro
oggi come allora.
Quelle grida ancora una volta
ferme in gola come allora
non udite.
Come è difficile amare a volte la vita.
Nuotare per sopravvivere
per trovare terra per un po' di pace.
A chi...
abita le mie stagioni
e ruga dopo ruga mi tiene per mano.
A chi...
abita il mio cuore
a chi lo ha abitato per un po'.
A chi...
con il suo essere
ha appoggiato la sua anima nel mio cuore.
A chi...
è sorriso o lacrima
di un battito improvviso.
A chi...
è rimasto e
a chi se n'è andato.
A chi...
"vedendomi" ad anima nuda
non ha sbattuto la porta.
A chi...
scrivendo sa creare stelle cadenti
nel mio cielo.
A chi...
con le parole "dipinge"
toccando il cuore.
A chi...
per me è tutto
senza essere niente e non lo sa.
A te...
che sai tirar fuori
la parte più scema di me.
In alto, in alto, nel çiel,
Dove una volta ai me veci,
E anca ai tui, Franco Lattes!,
Se mostrava el Signor,
Vola una cagna.
[...]
Alegri, dunque, compagni,
Alegro, Lattes!,
El progresso trionfa.
Vardando, o pensando, a una cagna,
Nò coremo quei ris-ci.