Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Mehmet

Da una parte gli aguzzini ci separano come un muro.
Dall'altra questo cuore sciagurato mi ha fatto un brutto scherzo,
mio piccolo,
mio Mehmet,
forse il destino m'impedirà di rivederti.
Sarai un ragazzo, lo so,
simile alla spiga di grano:
biondo, snello, alto di statura.
Ero così quand'ero giovane.
I tuoi occhi saranno vasti come quelli di tua madre,
con dentro talvolta uno strascico amaro di tristezza.
Avrai una bella voce,
la mia era atroce.
La tua fronte sarà chiara.
Le canzoni che canterai spezzeranno i cuori.
Sarai un conversatore brillante.
In questo ero maestro anch'io,
quando la gente non m'irritava i nervi.
Dalle tue labbra colerà il miele.
Ah Mehmet,
quanti cuori spezzerai!
Non dare pena a tua madre.
Tua madre, forte e dolce come la seta,
sarà bella anche all'età delle nonne,
come il primo giorno che la vidi.
Aveva 17 anni,
sulle rive del Bosforo.
Era il chiaro di luna,
era il chiaro del giorno,
era simile a una susina dorata.
Tua madre un giorno, come al solito, ci siamo lasciati:
a stasera!
Era per non rivederci mai più.
Tua madre nella sua bontà
la più saggia delle madri.
Non ho paura di morire, figlio mio.
Eppure malgrado tutto
a volte trasalisco di colpo.
Contare i giorni difficile.
Non ci si può saziare della vita, Mehmet,
non ci si può saziare.
Non vivere a questo mondo come un inquilino.
Vivi su questa terra come se fosse la casa di tuo padre.
La nostra terra, la Turchia,
un bel paese tra gli altri paesi,
e i suoi uomini,
quelli di buona lega,
sono lavoratori pensosi e coraggiosi
e atrocemente miserabili.
Tu, il futuro,
lo vedrai coi tuoi occhi,
lo toccherai con le tue mani.
Io forse morirò lontano dalla mia lingua,
dalle mie canzoni,
dal mio sale, dal mio pane,
sentendo la nostalgia di tua madre e di te.
Mehmet, piccolo mio,
me ne vado. Sono calmo.
La vita che si disperde in me si ritroverà in te,
per lungo tempo.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Soffitta

    Vieni, compiangiamoli quelli che stanno meglio di noi.
    Vieni, amica, e ricorda
    che i ricchi han maggiordomi e non amici,
    E noi abbiamo amici e non maggiordomi.
    Vieni, compiangiamo gli sposati e i non sposati.
    L'aurora entra a passettini
    come una dorata Pavlova,
    E io son presso al mio desiderio.
    Ne ha la vita in sé qualcosa di migliore
    Che quest'ora di chiara freschezza,
    l'ora di svegliarsi in amore.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Autobiografia (1962)

      Sono nato nel 1902
      non sono più tornato
      nella città natale
      non amo i ritorni indietro
      quando avevo tre anni
      abitavo Alep
      con mio nonno pascià
      a 19 anni studiavo a Mosca
      all'università comunista
      a 49 ero a Mosca di nuovo
      ospite del comitato centrale
      del partito comunista
      e dall'età di 14 anni
      faccio il poeta
      alcuni conoscon bene le varie specie
      delle piante altri quelle dei pesci
      io conosco le separazioni
      alcuni enumerano a memoria i nomi
      delle stelle io delle nostalgie
      ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso
      ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame
      e non c'è quasi pietanza
      che non abbia assaggiata
      quando avevo trent'anni hanno chiesto
      la mia impiccagione
      a 48 mi hanno proposto
      per la medaglia della Pace
      e me l'hanno data
      a 36 ho traversato in sei mesi
      i quattro metri quadrati
      di cemento
      della segregazione cellulare
      a 59 sono volato
      da Praga all'Avana
      in diciotto ore
      ero di guardia davanti alla bara di Lenin nel '24
      e il mausoleo che visito sono i suoi libri
      han provato a strapparmi dal mio Partito
      e non ci son riusciti
      e non sono rimasto schiacciato
      sotto gl'idoli crollati
      nel 51 con un giovane compagno
      ho camminato verso la morte
      nel 52 col cuore spaccato ho atteso la morte
      per quattro mesi sdraiato sul dorso
      sono stato pazzamente geloso delle donne ch'ho amato
      non ho invidiato nemmeno Charlot
      ho ingannato le mie donne
      non ho sparlato degli amici
      dietro le loro spalle
      ho bevuto ma non sono stato un bevitore
      ho sempre guadagnato il mio pane
      col sudore della mia fronte
      che felicità
      mi sono vergognato per gli altri e ho mentito
      ho mentito per non far pena agli altri
      ma ho anche mentito
      senza nessun motivo
      ho viaggiato in treno in areoplano in macchina
      i più non possono farlo
      sono stato all'Opera
      i più non ci vanno non sanno
      nemmeno che cosa sia
      e dal '21 non sono entrato
      in certi luoghi frequentati dai più
      la moschea la sinagoga la chiesa
      il tempio i maghi le fattucchiere
      ma mi è capitato
      di far leggere la mia sorte
      nei fondi di caffè
      le mie poesie sono pubblicate
      in trenta o quaranta lingue
      ma nella mia Turchia
      nella mia lingua turca
      sono proibite
      il cancro non l'ho ancora avuto
      non è necessario che l'abbia
      non sarò primo ministro
      d'altronde non ne ho voglia
      anche non ho fatto la guerra
      non sono sceso nei ricoveri
      nel mezzo della notte
      non ho camminato per le vie
      sotto gli aerei in picchiata
      ma verso i sessant'anni mi sono innamorato
      in una parola compagni
      anche se oggi a Berlino sono sul punto
      di crepar di tristezza
      posso dire di aver vissuto
      da uomo
      e quanto vivrò ancora
      e quanto vedrò ancora
      chi sa.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Hai chiuso gli occhi

        Nasce una notte
        piena di finte buche,
        di suoni morti
        come di sugheri
        di reti calate nell'acqua.

        Le tue mani si fanno come un soffio
        d'inviolabili lontananze,
        inafferrabili come le idee.

        E l'equivoco della luna
        e il dondolio, dolcissimi,
        se vuoi posarmele sugli occhi,
        toccano l'anima.

        Sei la donna che passa
        come una foglia.

        E lasci agli alberi un fuoco d'autunno.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Tanto gentil e tanto onesta pare

          Tanto gentil e tanto onesta pare
          la donna mia quand'ella altrui saluta,
          ch'ogne lingua deven tremando muta,
          e li occhi no l'ardiscon di guardare.

          Ella si va, sentendosi laudare,
          benignamente d'umiltà vestuta;
          e par che sia una cosa venuta
          da cielo in terra a miracol mostrare.

          Mostrasi sì piacente a chi la mira,
          che dà per li occhi una dolcezza al core,
          che 'ntender non la può chi no la prova;

          e par che de la sua labbia si mova
          uno spirito soave pien d'amore,
          che va dicendo a l'anima: Sospira.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Alla fine il segreto viene fuori

            Alla fine il segreto viene fuori,
            come deve succedere ogni volta,
            è matura la deliziosa storia
            da raccontare all'amico del cuore;
            davanti al tè fumante e nella piazza
            la lingua ottiene quello che voleva;
            le acque chete corrono profonde
            mio caro, non c'è fumo senza fuoco.

            Dietro il morto in fondo al serbatoio,
            dietro il fantasma sul prato da golf,
            dietro la dama che ama il ballo e dietro
            il signore che beve come un matto,
            sotto l'aspetto affaticato,
            l'attacco di emicrania e il sospiro
            c'è sempre un'altra storia,
            c'è più di quello che si mostra all'occhio.

            Per la voce argentina che d'un tratto
            canta lassù dal muro del convento,
            per l'odore che viene dai sanbuchi,
            per le stampe di caccia nell'ingresso,
            per le gare di croquet in estate,
            la tosse, il bacio, la stretta di mano,
            c'è sempre un segreto malizioso,
            un motivo privato in tutto questo.
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