Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Prima colazione

Lui ha messo
Il caffè nella tazza
Lui ha messo
Il latte nel caffè
Lui ha messo
Lo zucchero nel caffellatte
Ha girato
Il cucchiaino
Ha bevuto il caffellatte
Ha posato la tazza
Senza parlarmi
S'è acceso
Una sigaretta
Ha fatto
Dei cerchi di fumo
Ha messo la cenere
Nel portacenere
Senza parlarmi
Senza guardarmi
S'è alzato
S'è messo
Sulla testa il cappello
S'è messo
L'impermeabile
Perché pioveva
E se n'è andato
Sotto la pioggia
Senza parlare
Senza guardarmi,
E io mi son presa
La testa fra le mani
E ho pianto.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Il Bosco

    O vecchio bosco pieno d'albatrelli,
    che sai di funghi e spiri la malìa,
    cui tutto io già scampanellare udìa
    di cicale invisibili e d'uccelli:
    in te vivono i fauni ridarelli
    ch'hanno le sussurranti aure in balìa;
    vive la ninfa, e i passi lenti spia,
    bionda tra le interrotte ombre i capelli.
    Di ninfe albeggia in mezzo alla ramaglia
    or sì or no, che se il desìo le vinca,
    l'occhio alcuna ne attinge, e il sol le bacia.
    Dileguano; e pur viva è la boscaglia,
    viva sempre nè fior della pervinca
    e nelle grandi ciocche dell'acacia.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      In limine

      Godi se il vento ch'entra nel pomario
      vi rimena l'ondata della vita:
      qui dove affonda un morto
      viluppo di memorie,
      orto non era, ma reliquario.

      Il frullo che tu senti non è un volo,
      ma il commuoversi dell'eterno grembo;
      vedi che si trasforma questo lembo
      di terra solitario in un crogiuolo.

      Un rovello è di qua dall'erto muro.
      Se procedi t'imbatti
      tu forse nel fantasma che ti salva:
      si compongono qui le storie, gli atti
      scancellati pel giuoco del futuro.

      Cerca una maglia rotta nella rete
      che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
      Va, per te l'ho pregato, - ora la sete
      mi sarà lieve, meno acre la ruggine...
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Alla fine il segreto viene fuori

        Alla fine il segreto viene fuori,
        come deve succedere ogni volta,
        è matura la deliziosa storia
        da raccontare all'amico del cuore;
        davanti al tè fumante e nella piazza
        la lingua ottiene quello che voleva;
        le acque chete corrono profonde
        mio caro, non c'è fumo senza fuoco.

        Dietro il morto in fondo al serbatoio,
        dietro il fantasma sul prato da golf,
        dietro la dama che ama il ballo e dietro
        il signore che beve come un matto,
        sotto l'aspetto affaticato,
        l'attacco di emicrania e il sospiro
        c'è sempre un'altra storia,
        c'è più di quello che si mostra all'occhio.

        Per la voce argentina che d'un tratto
        canta lassù dal muro del convento,
        per l'odore che viene dai sanbuchi,
        per le stampe di caccia nell'ingresso,
        per le gare di croquet in estate,
        la tosse, il bacio, la stretta di mano,
        c'è sempre un segreto malizioso,
        un motivo privato in tutto questo.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Rubai

          È l'alba. S'illumina il mondo
          come l'acqua che lascia cadere sul fondo
          le sue impurità. E sei tu, all'improvviso
          tu, mio amore, nel chiarore infinito
          di fronte a me.

          Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente
          come vetro. Addentare la polpa candida e sana
          d'un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
          all'aspirare l'aria in un bosco di pini.

          Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
          se le nostre anime non si vedessero da lontano
          non saremmo così vicini, chi sa,
          se la sorte non ci avesse divisi.

          È così, mio usignolo, tra te e me
          c'è solo una differenza di grado:
          tu hai le ali e non puoi volare
          io ho le mani e non posso pensare.

          Finito, dirà un giorno madre Natura
          finito di ridere e di piangere
          e sarà ancora la vita immensa
          che non vede non parla non pensa.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Romanza

            Romanza, che ami annuire e cantare
            col capo assonnato e le ali ripiegate,
            tra verdi fronde, quali agita
            nel suo fondo un ombroso lago,
            fu per me un variopinto pappagallo
            - oh, a me familiare uccello -
            che m'apprese a dir l'alfabeto
            e a balbettare le prime parole,
            quando nel bosco selvaggio io giacevo,
            fanciullo - dall'occhio sagace.

            Ma da un pezzo, del Condor gli eterni anni
            così scuotono il cielo stesso là in alto,
            con tumulto di tuoni mentre passano,
            che non ho io più tempo per oziose cure,
            mentre spio l'inquieto cielo.
            E quando un'ora con più lievi ali
            getta su di me le sue morbide piume,
            dissipar quel breve tempo con lira e rime
            (vietate cose! ) - delittuoso parrebbe al mio cuore:
            a meno che con le corde non vibri anch'esso.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Per non dimenticare...

              E tutti
              ci ricorderemo dove eravamo in quel
              momento. Seduti in macchina a
              cercar parcheggio, con la testa
              tra i surgelati a cercar la
              paella, davanti al computer a
              cercare la frase giusta. Poi uno
              squillo di telefonino, e
              l'amico, il parente, il collega
              che ti staccano una storia
              inverosimile di aerei e
              grattacieli, ma và via, dai,
              lasciami perdere che oggi è già
              una giornata difficile, ma lui
              non ride e dice: ti giuro che è
              vero. Ricorderemo l'istante
              passato a cercare in quella voce
              una qualunque sfumatura di
              ironia, senza trovarla. Ti giuro
              che è vero. E non dimenticheremo
              la prima persona a cui abbiamo
              telefonato, subito dopo, e
              nemmeno quel pensiero -
              immediato, sciocco ma
              incredibilmente reale - "Dov'è
              mio figlio? ", i miei figli, la
              mamma, la fidanzata, domanda
              inutile, perfino comica, lo
              capisci subito dopo, ma intanto
              è scattata - la Storia siamo
              noi, è solo un verso di una
              canzone di De Gregori, ma adesso
              ho capito cosa voleva dire -
              risvegliarsi con la Storia
              addosso. Che vertigine.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Laws

                Then a lawyer said, "But what of our Laws, master? "
                And he answered:
                You delight in laying down laws,
                Yet you delight more in breaking them.
                Like children playing by the ocean who build sand-towers
                with constancy and then destroy them with
                laughter.
                But while you build your sand-towers the ocean brings
                more sand to the shore,
                And when you destroy them, the ocean laughs with
                you.
                Verily the ocean laughs always with the innocent.
                But what of those to whom life is not an ocean, and
                man-made laws are not sand-towers,
                But to whom life is a rock, and the law a chisel with
                which they would carve it in their own likeness?
                What of the cripple who hates dancers?
                What of the ox who loves his yoke and deems the elk
                and deer of the forest stray and vagrant things?
                What of the old serpent who cannot shed his skin, and
                calls all others naked and shameless?
                And of him who comes early to the wedding-feast, and
                when over-fed and tired goes his way saying that all
                feasts are violation and all feasters law-breakers?
                What shall I say of these save that they too stand in the
                sunlight, but with their backs to the sun?
                They see only their shadows, and their shadows are
                their laws.
                And what is the sun to them but a caster of shadows?
                And what is it to acknowledge the laws but to stoop
                down and trace their shadows upon the earth?
                But you who walk facing the sun, what images drawn
                on the earth can hold you?
                You who travel with the wind, what weathervane shall
                direct your course?
                What man's law shall bind you if you break your yoke
                but upon no man's prison door?
                What laws shall you fear if you dance but stumble
                against no man's iron chains?
                And who is he that shall bring you to judgment if you
                tear off your garment yet leave it in no man's path?
                People of Orphalese, you can muffle the drum, and you
                can loosen the strings of the lyre, but who shall
                command the skylark not to sing ?
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