Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Notturno in tram a Berlino

La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti
e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci

ciascuno cammina solo ma siamo l'uno a fianco dell'altro

che cosa non avremmo dato gli uni e gli altri per non sentire
il rumore dei passi gli uni degli altri

dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo gli uni contro
gli altri ma ci amiamo perché non crediamo gli uni negli altri

che cosa non avremmo dato per arrivare a un incrocio e infilare presto
quattro strade diverse ma non so se uno di noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti

la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e
quattro camminiamo fianco a fianco

la notte prendiamo il tram i tram che non sappiamo dove vadano

la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in
qualche luogo con stridori sferragliamenti

a un tratto si levano davanti a noi dei muri bruciati e sotto
il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi

delle finestre appaiono davanti a noi e vengono in folla verso
di noi schiaciandosi l'una con l'altra

finestre che non hanno nè vetri nè infissi che non sono finestre
delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto

passiamo davanti alle porte senza battenti le porte che aprono su nulla

sui marciapiedi degli uomini con tre punti sopra il bracciale aspettano il tram

sono appoggiati sui loro bastoni dalle punte di gomma

non so se tutti i muti sono anche dei sordi ma certo la maggior parte dei ciechi sono dei ciechi con gli occhi aperti e le luci dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si rendono conto che la luce cade nei loro occhi

vecchie bigliettaie stanche fanno salire i ciechi sui tram

donne che mi avete guidato teneramente tenendomi per mano

a quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia e forse un po' di tristezza

sono grato a voi tutte

traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti dove crescono i ciuffi d'erbacce

i tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti

e le pietre bruciate spezzate si somigliano talmente che la testa
ci gira e giriamo in tondo

questa città è tutta bucata perché ha mandato i suoi soldati a distruggere altre città

ho visto città rase al suolo avevano mandato i loro soldati a distruggere altre città e i soldati delle altre città le avevano rase al suolo

ho visto città che preparavano i loro soldati per mandarli
a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse

dei violinisti salgono in tram con le scatole dei violini sotto
il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
nascondere la loro calvizie

questo agosto è forse l'ultimo agosto del mondo ha chiesto uno dei violinisti alla bigliettaia in una lingua che non conosco
sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera

credo ch'essi stessi non sappiano perché e contro chi sono in collera

che ora sarà adesso all'Avana amore mio sarà notte o giorno

le ragazze scendono dai tram

le loro gambe sono abbastanza ben fatte

senza fare un gesto seduto dove sono le seguo e sotto il ponte
di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla senza ch'io sappia dov'è

i suoi capelli son paglia d'oro le sue ciglia azzurre

il suo collo bianco è lungo e rotondo

alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di
paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano

l'uomo seduto alla mia destra s'è inabissato dentro se stesso
s'è perduto dentro se stesso

è così lo so è così che la vecchiaia comincia

tuttavia non è in mio potere non cadere nelle onde tristi

così comincia la vecchiaia

l'uomo seduto alla mia destra è caduto ancora nelle onde tristi

alla porta del deposito siamo scesi dall'ultimo tram

rientriamo a piedi

tutti e quattro

la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia

quando arriviamo all'albergo il sole comincia a spuntare

nella nostra stanza apriamo la radio

parla dei vascelli cosmici.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Felicità raggiunta

    Felicità raggiunta, si cammina
    per te sul fil di lama.
    Agli occhi sei barlume che vacilla
    al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
    e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

    Se giungi sulle anime invase
    di tristezza e le schiari, il tuo mattino
    è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
    Ma nulla paga il pianto di un bambino
    a cui fugge il pallone tra le case.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Notturno teppista

      Firenze nel fondo era gorgo di luci di fremiti sordi:
      Con ali di fuoco i lunghi rumori fuggenti
      Del tram spaziavano: il fiume mostruoso
      Torpido riluceva come un serpente a squame.
      Su un circolo incerto le inquiete facce beffarde
      Dei ladri, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente
      Più aspro ai cipressi le siepi
      Più aspro del fremer dei bussi,
      Che dal mio cuore il mio amore,
      Che dal mio cuore, l'amore un ruffiano che intonò e cantò:
      Amo le vecchie troie
      Gonfie lievitate di sperma
      Che cadono come rospi a quattro zampe sovra la coltrice rossa
      E aspettano e sbuffano ed ansimano
      Flaccide come mantici.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Tempi brutti per la poesia

        Sì, lo so: solo il felice
        È amato. La sua voce
        È ascoltata con piacere. La sua faccia è bella.

        L'albero deforme nel cortile
        È frutto del terreno cattivo, ma
        Quelli che passano gli danno dello storpio
        E hanno ragione.

        Le barche verdi e le vele allegre della baia
        Io non le vedo. Soprattutto
        Vedo la rete strappata del pescatore.
        Perché parlo solo del fatto
        Che la colona quarantenne cammina in modo curvo?
        I seni delle ragazze
        Sono caldi come sempre.

        Una rima in una mia canzone
        Mi sembrerebbe quasi una spavalderia.

        In me si combattono
        L'entusiasmo per il melo in fiore
        E il terrore per i discorsi dell'imbianchino. *
        Ma solo il secondo
        Mi spinge alla scrivania.

        * Con "l'imbianchino" Brecht si riferisce a Hitler.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          L'invetriata

          La sera fumosa d'estate
          Dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra
          E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
          Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
          A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? C'è
          Nella stanza un odor di putredine: c'è
          Nella stanza una piaga rossa languente.
          Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
          E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c'è,
          Nel cuore della sera c'è,
          Sempre una piaga rossa languente.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Tu verrai comunque

            Tu verrai comunque
            perché dunque non ora?
            Ti attendo
            sono sfinita
            Ho spento il lume e aperto l'uscio
            a te, così semplice e prodigiosa.
            Prendi per questo l'aspetto che più ti aggrada
            irrompi come una palla avvelenata
            o insinuati furtiva come un freddo bandito
            o intossicami col delirio del tifo
            o con una storiella da te inventata
            e nota a tutti fino alla nausea
            che io veda la punta di un berretto turchino
            e il capopalazzo pallido di paura.
            Ora per me tutto è uguale
            turbina lo Enisej
            risplende la stella polare
            e annebbia un ultimo terrore
            l'azzurro bagliore di occhi addolorati.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Sotto un abietto salice

              Sotto un abietto salice
              non ti affliggere più, innamorato:
              segua al pensiero rapida azione.
              A che serve pensare?
              La tua incessante prostrazione
              mostra quanto sei freddo;
              alzati, su, e ripiega
              la tua mappa di desolazione.

              I rintocchi che scorrono sui prati
              da quella fosca guglia
              suonan per queste ombre senza amore
              che all'amore non servono.
              Ciò che è vivo può amare: perché ancora
              piegarsi alla sconfitta
              con le braccia incrociate?
              Attacca e vincerai.

              Stormi di anatre in volo sul tuo capo
              e sanno dove andare,
              freddi ruscelli in corsa ai tuoi piedi
              e vanno verso l'oceano.
              Cupa e opaca è la tua costernazione:
              cammina, dunque, vieni,
              non più così tarpato
              in preda alla tua soddisfazione.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Natale

                Natale. Guardo il presepe scolpito,
                dove sono i pastori appena giunti
                alla povera stalla di Betlemme.
                Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
                salutano il potente Re del mondo.
                Pace nella finzione e nel silenzio
                delle figure di legno: ecco i vecchi
                del villaggio e la stella che risplende,
                e l'asinello di colore azzurro.
                Pace nel cuore di Cristo in eterno;
                ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.
                Anche con Cristo e sono venti secoli
                il fratello si scaglia sul fratello.
                Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
                che morirà poi in croce fra due ladri?
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