Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Le sedie dormono in piedi

Le sedie dormono in piedi
anche il tavolo
il tappeto sdraiato sul dorso
ha chiuso gli arabeschi
lo specchio dorme
gli occhi delle finestre sono chiusi
il balcone dorme
con le gambe penzolanti nel vuoto
i camini sul tetto dirimpetto dormono
sui marciapiedi dormono le acacie
la nuvola dorme
stringendosi al petto una stella
in casa fuori di casa dorme la luce

ma tu ti sei svegliata
mia rosa
le sedie si sono svegliate
si precipitano da un angolo all'altro anche il tavolo
il tappeto si è messo a sedere
gli arabeschi hanno aperto i petali
lo specchio si è risvegliato come un lago all'aurora
le finestre hanno spalancato
immensi occhi azzurri
il balcone si è risvegliato
ha tirato su dal vuoto le gambe
i camini dirimpetto si son messi a fumare
le acacie han cominciato a chiacchierare
sui marciapiedi
la nuvola si è svegliata
ha lanciato la sua stella nella nostra stanza
in casa fuori di casa la luce si è risvegliata
si è versata sui tuoi capelli
è colata tra le tue palme
ha cinto la tua vita nuda i tuoi piedi bianchi.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    In un momento

    In un momento
    Sono sfiorite le rose
    I petali caduti
    Perché io non potevo dimenticare le rose
    Le cercavamo insieme
    Abbiamo trovato delle rose
    Erano le sue rose erano le mie rose
    Questo viaggio chiamavamo amore
    Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
    Che brillavano un momento al sole del mattino
    Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
    Le rose che non erano le nostre rose
    Le mie rose le sue rose
    P. S. E così dimenticammo le rose.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Knowlt Hoheimer

      Io fui il primo frutto della battaglia di Missionary Ridge.
      Quando sentii la pallottola entrarmi nei cuore
      mi augurai di esser rimasto a casa e finito in prigione
      per quel furto dei porci di Curl Trenary,
      invece di fuggire e arruolarmi.
      Mille volte meglio il penitenziario
      che avere addosso questa statua di marmo alata,
      e il piedistallo di granito
      con le parole "Pro Patria".
      Tanto, che vogliono dire?
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Rubai

        È l'alba. S'illumina il mondo
        come l'acqua che lascia cadere sul fondo
        le sue impurità. E sei tu, all'improvviso
        tu, mio amore, nel chiarore infinito
        di fronte a me.

        Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente
        come vetro. Addentare la polpa candida e sana
        d'un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
        all'aspirare l'aria in un bosco di pini.

        Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
        se le nostre anime non si vedessero da lontano
        non saremmo così vicini, chi sa,
        se la sorte non ci avesse divisi.

        È così, mio usignolo, tra te e me
        c'è solo una differenza di grado:
        tu hai le ali e non puoi volare
        io ho le mani e non posso pensare.

        Finito, dirà un giorno madre Natura
        finito di ridere e di piangere
        e sarà ancora la vita immensa
        che non vede non parla non pensa.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Romanza

          Romanza, che ami annuire e cantare
          col capo assonnato e le ali ripiegate,
          tra verdi fronde, quali agita
          nel suo fondo un ombroso lago,
          fu per me un variopinto pappagallo
          - oh, a me familiare uccello -
          che m'apprese a dir l'alfabeto
          e a balbettare le prime parole,
          quando nel bosco selvaggio io giacevo,
          fanciullo - dall'occhio sagace.

          Ma da un pezzo, del Condor gli eterni anni
          così scuotono il cielo stesso là in alto,
          con tumulto di tuoni mentre passano,
          che non ho io più tempo per oziose cure,
          mentre spio l'inquieto cielo.
          E quando un'ora con più lievi ali
          getta su di me le sue morbide piume,
          dissipar quel breve tempo con lira e rime
          (vietate cose! ) - delittuoso parrebbe al mio cuore:
          a meno che con le corde non vibri anch'esso.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Cupido, loser, eigenwilliger Knabe!

            Cupido, loser, eigenwilliger Knabe!
            Du batst mich um Quartier auf einige Stunden.
            Wie viele Tag'und Nächte bist du geblieben!
            Und bist nun herrisch und Meister im Hause geworden!
            Von meinem breiten Lager bin ich vertrieben;
            Nun sitz ich an der Erde, Nächte gequälet;
            Dein Mutwill schüret Flamm auf Flamme des Herdes,
            Verbrennet den Vorrat des Winters
            und senget mich Armen.
            Du hast mir mein Geräte verstellt und verschoben;
            Ich such und bin wie blind und irre geworden.
            Du lärmst so ungeschickt; ich fürchte das Seelchen
            Entflieht, um dir zu entfliehn, und räumet die Hütte.
            Cupido, monello testardo!
            Cupido, monello testardo!
            M'hai chiesto un riparo per poche ore,
            e quanti giorni e notti sei rimasto!
            Adesso il padrone in casa mia sei tu!
            Sono scacciato dal mio ampio letto;
            sto per terra, e di notte mi tormento;
            il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco,
            brucia le scorte d'inverno
            e arde me misero.
            Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei,
            io cerco, e sono come cieco e smarrito.
            Strepiti senza ritegno, e io temo che l'animula
            fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna.
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