Le sedie dormono in piedi anche il tavolo il tappeto sdraiato sul dorso ha chiuso gli arabeschi lo specchio dorme gli occhi delle finestre sono chiusi il balcone dorme con le gambe penzolanti nel vuoto i camini sul tetto dirimpetto dormono sui marciapiedi dormono le acacie la nuvola dorme stringendosi al petto una stella in casa fuori di casa dorme la luce
ma tu ti sei svegliata mia rosa le sedie si sono svegliate si precipitano da un angolo all'altro anche il tavolo il tappeto si è messo a sedere gli arabeschi hanno aperto i petali lo specchio si è risvegliato come un lago all'aurora le finestre hanno spalancato immensi occhi azzurri il balcone si è risvegliato ha tirato su dal vuoto le gambe i camini dirimpetto si son messi a fumare le acacie han cominciato a chiacchierare sui marciapiedi la nuvola si è svegliata ha lanciato la sua stella nella nostra stanza in casa fuori di casa la luce si è risvegliata si è versata sui tuoi capelli è colata tra le tue palme ha cinto la tua vita nuda i tuoi piedi bianchi.
Non ammirare, se in un cuor non basso, cui tu rivolga a prova, un pungiglione senti improvviso: c'è sott'ogni sasso lo scorpione. Non ammirare, se in un cuor concesso al male, senti a quando a quando un grido buono, un palpito santo: ogni cipresso porta il suo nido.
In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le sue rose erano le mie rose Questo viaggio chiamavamo amore Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose Che brillavano un momento al sole del mattino Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi Le rose che non erano le nostre rose Le mie rose le sue rose P. S. E così dimenticammo le rose.
Io fui il primo frutto della battaglia di Missionary Ridge. Quando sentii la pallottola entrarmi nei cuore mi augurai di esser rimasto a casa e finito in prigione per quel furto dei porci di Curl Trenary, invece di fuggire e arruolarmi. Mille volte meglio il penitenziario che avere addosso questa statua di marmo alata, e il piedistallo di granito con le parole "Pro Patria". Tanto, che vogliono dire?
È l'alba. S'illumina il mondo come l'acqua che lascia cadere sul fondo le sue impurità. E sei tu, all'improvviso tu, mio amore, nel chiarore infinito di fronte a me.
Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente come vetro. Addentare la polpa candida e sana d'un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia all'aspirare l'aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto se le nostre anime non si vedessero da lontano non saremmo così vicini, chi sa, se la sorte non ci avesse divisi.
È così, mio usignolo, tra te e me c'è solo una differenza di grado: tu hai le ali e non puoi volare io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura finito di ridere e di piangere e sarà ancora la vita immensa che non vede non parla non pensa.
Romanza, che ami annuire e cantare col capo assonnato e le ali ripiegate, tra verdi fronde, quali agita nel suo fondo un ombroso lago, fu per me un variopinto pappagallo - oh, a me familiare uccello - che m'apprese a dir l'alfabeto e a balbettare le prime parole, quando nel bosco selvaggio io giacevo, fanciullo - dall'occhio sagace.
Ma da un pezzo, del Condor gli eterni anni così scuotono il cielo stesso là in alto, con tumulto di tuoni mentre passano, che non ho io più tempo per oziose cure, mentre spio l'inquieto cielo. E quando un'ora con più lievi ali getta su di me le sue morbide piume, dissipar quel breve tempo con lira e rime (vietate cose! ) - delittuoso parrebbe al mio cuore: a meno che con le corde non vibri anch'esso.
Sto in ascolto come al suono di voci lontane ma non c'è d'intorno nulla, nessuno e voi deponete il suo corpo in questa nera, buona terra né granito, né salici faranno ombra alle sue ceneri lievi soltanto i venti marini del golfo giungeranno volando.
Cupido, loser, eigenwilliger Knabe! Du batst mich um Quartier auf einige Stunden. Wie viele Tag'und Nächte bist du geblieben! Und bist nun herrisch und Meister im Hause geworden! Von meinem breiten Lager bin ich vertrieben; Nun sitz ich an der Erde, Nächte gequälet; Dein Mutwill schüret Flamm auf Flamme des Herdes, Verbrennet den Vorrat des Winters und senget mich Armen. Du hast mir mein Geräte verstellt und verschoben; Ich such und bin wie blind und irre geworden. Du lärmst so ungeschickt; ich fürchte das Seelchen Entflieht, um dir zu entfliehn, und räumet die Hütte. Cupido, monello testardo! Cupido, monello testardo! M'hai chiesto un riparo per poche ore, e quanti giorni e notti sei rimasto! Adesso il padrone in casa mia sei tu! Sono scacciato dal mio ampio letto; sto per terra, e di notte mi tormento; il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco, brucia le scorte d'inverno e arde me misero. Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei, io cerco, e sono come cieco e smarrito. Strepiti senza ritegno, e io temo che l'animula fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna.