Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Viaggio a Montevideo

Io vidi dal ponte della nave
I colli di Spagna
Svanire, nel verde
Dentro il crepuscolo d'oro la bruna terra celando
Come una melodia:
D'ignota scena fanciulla sola
Come una melodia
Blu, su la riva dei colli ancora tremare una viola...
Illanguidiva la sera celeste sul mare:
Pure i dorati silenzii ad ora ad ora dell'ale
Varcaron lentamente in un azzurreggiare:...
Lontani tinti dei varii colori
Dai più lontani silenzii
Ne la ceste sera varcaron gli uccelli d'oro: la nave
Già cieca varcando battendo la tenebra
Coi nostri naufraghi cuori
Battendo la tenebra l'ale celeste sul mare.
Ma un giorno
Salirono sopra la nave le gravi matrone di Spagna
Da gli occhi torbidi e angelici
Dai seni gravidi di vertigine. Quando
In una baia profonda di un'isola equatoriale
In una baia tranquilla e profonda assai più del cielo notturno
Noi vedemmo sorgere nella luce incantata
Una bianca città addormentata
Ai piedi dei picchi altissimi dei vulcani spenti
Nel soffio torbido dell'equatore: finché
Dopo molte grida e molte ombre di un paese ignoto,
Dopo molto cigolìo di catene e molto acceso fervore
Noi lasciammo la città equatoriale
Verso l'inquieto mare notturno.
Andavamo andavamo, per giorni e per giorni: le navi
gravi di vele molli di caldi soffi incontro passavano lente:
Sì presso di sul cassero a noi ne appariva bronzina
Una fanciulla della razza nuova,
Occhi lucenti e le vesti al vento! Ed ecco: selvaggia a la fine di un giorno che apparve
La riva selvaggia là giù sopra la sconfinata marina:
E vidi come cavalle
Vertiginose che si scioglievano le dune
Verso la prateria senza fine
Deserta senza le case umane
E noi volgemmo fuggendo le dune che apparve
Su un mare giallo de la portentosa dovizia del fiume,
Del continente nuovo la capitale marina.
Limpido fresco ed elettrico era il lume
Della sera e là le alte case parevan deserte
Laggiù sul mar del pirata
De la città abbandonata
Tra il mare giallo e le dune...
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Lettere dal carcere a Munevver

    Che sta facendo adesso
    adesso, in questo momento?
    È a casa? Per la strada?
    Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
    Forse sta alzando il braccio?
    Amor mio
    come appare in quel movimento
    il polso bianco e rotondo!
    Che sta facendo adesso
    adesso, in questo momento?
    Un gattino sulle ginocchia
    Lei lo accarezza.
    O forse sta camminando
    ecco il piede che avanza.
    Oh i tuoi piedi che mi son cari
    che mi camminano sull'anima
    che illuminano i miei giorni bui!
    A che pensa?
    A me? O forse... chi sa
    ai fagioli che non si cuociono.
    O forse si domanda
    perché tanti sono infelici
    sulla terra.
    Che sta facendo adesso
    adesso, in questo momento?
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Notturno in tram a Berlino

      La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti
      e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci

      ciascuno cammina solo ma siamo l'uno a fianco dell'altro

      che cosa non avremmo dato gli uni e gli altri per non sentire
      il rumore dei passi gli uni degli altri

      dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo gli uni contro
      gli altri ma ci amiamo perché non crediamo gli uni negli altri

      che cosa non avremmo dato per arrivare a un incrocio e infilare presto
      quattro strade diverse ma non so se uno di noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti

      la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e
      quattro camminiamo fianco a fianco

      la notte prendiamo il tram i tram che non sappiamo dove vadano

      la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in
      qualche luogo con stridori sferragliamenti

      a un tratto si levano davanti a noi dei muri bruciati e sotto
      il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi

      delle finestre appaiono davanti a noi e vengono in folla verso
      di noi schiaciandosi l'una con l'altra

      finestre che non hanno nè vetri nè infissi che non sono finestre
      delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto

      passiamo davanti alle porte senza battenti le porte che aprono su nulla

      sui marciapiedi degli uomini con tre punti sopra il bracciale aspettano il tram

      sono appoggiati sui loro bastoni dalle punte di gomma

      non so se tutti i muti sono anche dei sordi ma certo la maggior parte dei ciechi sono dei ciechi con gli occhi aperti e le luci dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si rendono conto che la luce cade nei loro occhi

      vecchie bigliettaie stanche fanno salire i ciechi sui tram

      donne che mi avete guidato teneramente tenendomi per mano

      a quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia e forse un po' di tristezza

      sono grato a voi tutte

      traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti dove crescono i ciuffi d'erbacce

      i tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti

      e le pietre bruciate spezzate si somigliano talmente che la testa
      ci gira e giriamo in tondo

      questa città è tutta bucata perché ha mandato i suoi soldati a distruggere altre città

      ho visto città rase al suolo avevano mandato i loro soldati a distruggere altre città e i soldati delle altre città le avevano rase al suolo

      ho visto città che preparavano i loro soldati per mandarli
      a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse

      dei violinisti salgono in tram con le scatole dei violini sotto
      il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
      nascondere la loro calvizie

      questo agosto è forse l'ultimo agosto del mondo ha chiesto uno dei violinisti alla bigliettaia in una lingua che non conosco
      sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera

      credo ch'essi stessi non sappiano perché e contro chi sono in collera

      che ora sarà adesso all'Avana amore mio sarà notte o giorno

      le ragazze scendono dai tram

      le loro gambe sono abbastanza ben fatte

      senza fare un gesto seduto dove sono le seguo e sotto il ponte
      di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla senza ch'io sappia dov'è

      i suoi capelli son paglia d'oro le sue ciglia azzurre

      il suo collo bianco è lungo e rotondo

      alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di
      paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano

      l'uomo seduto alla mia destra s'è inabissato dentro se stesso
      s'è perduto dentro se stesso

      è così lo so è così che la vecchiaia comincia

      tuttavia non è in mio potere non cadere nelle onde tristi

      così comincia la vecchiaia

      l'uomo seduto alla mia destra è caduto ancora nelle onde tristi

      alla porta del deposito siamo scesi dall'ultimo tram

      rientriamo a piedi

      tutti e quattro

      la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia

      quando arriviamo all'albergo il sole comincia a spuntare

      nella nostra stanza apriamo la radio

      parla dei vascelli cosmici.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Il Cane

        Noi mentre il mondo va per la sua strada,
        noi ci rodiamo, e in cuor doppio è l'affanno,
        e perché vada, e perché lento vada.
        Tal, quando passa il grave carro avanti
        del casolare, che il rozzon normanno
        stampa il suolo con zoccoli sonanti,
        sbuca il can dalla fratta, come il vento;
        lo precorre, rincorre; uggiola, abbaia.
        Il carro è dilungato lento lento.
        Il cane torna sternutando all'aia.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Il Nunzio

          Un murmure, un rombo...
          Son solo: ho la testa
          confusa di tetri
          pensieri. Mi desta
          quel murmure ai vetri.
          Che brontoli, o bombo?
          Che nuove mi porti?
          E cadono l'ore
          giù giù, con un lento
          gocciare. Nel cuore
          lontane risento
          parole di morti...
          Che brontoli, o bombo?
          Che avviene nel mondo?
          Silenzio infinito.
          Ma insiste profondo,
          solingo smarrito,
          quel lugubre rombo.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Tristezza della Luna.

            Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
            bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
            prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,
            e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
            a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
            bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.

            Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
            terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,

            accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
            dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde
            nel suo cuore agli sguardi del sole.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Natale

              Natale. Guardo il presepe scolpito,
              dove sono i pastori appena giunti
              alla povera stalla di Betlemme.
              Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
              salutano il potente Re del mondo.
              Pace nella finzione e nel silenzio
              delle figure di legno: ecco i vecchi
              del villaggio e la stella che risplende,
              e l'asinello di colore azzurro.
              Pace nel cuore di Cristo in eterno;
              ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.
              Anche con Cristo e sono venti secoli
              il fratello si scaglia sul fratello.
              Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
              che morirà poi in croce fra due ladri?
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Friendship

                And a youth said, "Speak to us of Friendship".
                And he answered, saying:
                Your friend is your needs answered.
                He is your field which you sow with love and reap with
                thanksgiving.
                And he is your board and your fireside.
                For you come to him with your hunger, and you seek
                him for peace.
                When your friend speaks his mind you fear not the
                "nay" in your own mind, nor do you withhold the "ay".
                And when he is silent your heart ceases not to listen to
                his heart;
                For without words, in friendship, all thoughts, all
                desires, all expectations are born and shared, with joy
                that is unacclaimed.
                When you part from your friend, you grieve not;
                For that which you love most in him may be clearer in
                his absence, as the mountain to the climber is clearer
                from the plain.
                And let there be no purpose in friendship save the
                deepening of the spirit.
                For love that seeks aught but the disclosure of its own
                mystery is not love but a net cast forth: and only the
                unprofitable is caught.
                And let your best be for your friend.
                If he must know the ebb of your tide, let him know its
                flood also.
                For what is your friend that you should seek him with
                hours to kill?
                Seek him always with hours to live.
                For it is his to fill your need, but not your emptiness.
                And in the sweetness of friendship let there be
                laughter, and sharing of pleasures.
                For in the dew of little things the heart finds its.
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