Godi se il vento ch'entra nel pomario vi rimena l'ondata della vita: qui dove affonda un morto viluppo di memorie, orto non era, ma reliquario.
Il frullo che tu senti non è un volo, ma il commuoversi dell'eterno grembo; vedi che si trasforma questo lembo di terra solitario in un crogiuolo.
Un rovello è di qua dall'erto muro. Se procedi t'imbatti tu forse nel fantasma che ti salva: si compongono qui le storie, gli atti scancellati pel giuoco del futuro.
Cerca una maglia rotta nella rete che ci stringe, tu balza fuori, fuggi! Va, per te l'ho pregato, - ora la sete mi sarà lieve, meno acre la ruggine...
Sto in ascolto come al suono di voci lontane ma non c'è d'intorno nulla, nessuno e voi deponete il suo corpo in questa nera, buona terra né granito, né salici faranno ombra alle sue ceneri lievi soltanto i venti marini del golfo giungeranno volando.
Voi vorreste conoscere il segreto della morte, ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita? Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce. Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. Poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare. Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita; e come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità. La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore. In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l'impronta regale? E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito? Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole? E che cos'è emettere l'estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di dio? Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare. E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire. E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.
Ciò accadde allorché a sorridere Era solo chi è morto - lieto della pace. E, appendice inutile, si sbatteva Leningrado intorno alle sue carceri. E allorché, impazzite di tormento, Condannate ormai andavano le schiere E breve canzone di distacco I fischi cantavano delle locomotive. Stelle di morte incombevano su noi E innocente la Russia si torceva Sotto sanguinosi stivali E copertoni di neri cellulari.
Se l'amore deve essermi negato, perché il mattino spezza il suo cuore in canzoni, e perché questi sospiri che il vento del sud disperde tra le foglie appena spuntate ?
Se l'amore deve essermi negato, perché porta la notte, in dolente silenzio, la pena delle stelle ?
E perché questo folle cuore getta getta sconsideratamente la speranza su un mare la cui fine non conosce ?
Né l'intima grazia della tua fronte luminosa come una festa né il favore del tuo corpo, tuttora arcano e tacito e fanciullesco, né l'alternarsi delle tue vicende in parole o in silenzi saranno offerta così misteriosa come rimirare il tuo sonno coinvolto nella veglia delle mie braccia. Di nuovo miracolosamente vergine per la virtù assolutoria del sonno, serena e splendente come fausto ricordo trascelto, mi offrirai quella sponda della tua vita che tu stessa non possiedi. Proiettato nella quiete, scorgerò quella riva estrema del tuo essere e ti vedrò forse per la prima volta quale Iddio deve ravvisarti, annullata la finzione del Tempo, senza l'amore, senza di me.
Sono esatto e d'argento, privo di preconcetti. Qualunque cosa io veda subito l'inghiottisco tale e quale senza ombre di amore o disgusto. Io non sono crudele, ma soltanto veritiero - quadrangolare occhio di un piccolo iddio. Il più del tempo rifletto sulla parete di fronte. È rosa, macchiettata. Ormai da tanto tempo la guardo che la sento un pezzo del mio cuore. Ma lei c'è e non c'è. Visi e oscurità continuamente si separano.
Adesso io sono un lago. Su me si china una donna cercando in me di scoprire quella che lei è realmente. Poi a quelle bugiarde si volta: alle candele o alla luna. Io vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente. Me ne ripaga con lacrime e un agitare di mani. Sono importante per lei. Anche lei viene e va. Ogni mattina il suo viso si alterna all'oscurità. In me lei ha annegato una ragazza, da me gli sorge incontro giorno dopo giorno una vecchia, pesce mostruoso.