Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

In limine

Godi se il vento ch'entra nel pomario
vi rimena l'ondata della vita:
qui dove affonda un morto
viluppo di memorie,
orto non era, ma reliquario.

Il frullo che tu senti non è un volo,
ma il commuoversi dell'eterno grembo;
vedi che si trasforma questo lembo
di terra solitario in un crogiuolo.

Un rovello è di qua dall'erto muro.
Se procedi t'imbatti
tu forse nel fantasma che ti salva:
si compongono qui le storie, gli atti
scancellati pel giuoco del futuro.

Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
Va, per te l'ho pregato, - ora la sete
mi sarà lieve, meno acre la ruggine...
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Voi vorreste conoscere il segreto della morte, ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
    Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.
    Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. Poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.
    Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita; e come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
    Confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità.
    La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.
    In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l'impronta regale? E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?
    Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?
    E che cos'è emettere l'estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di dio? Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare. E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.
    E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Introduzione

      Ciò accadde allorché a sorridere
      Era solo chi è morto - lieto della pace.
      E, appendice inutile, si sbatteva
      Leningrado intorno alle sue carceri.
      E allorché, impazzite di tormento,
      Condannate ormai andavano le schiere
      E breve canzone di distacco
      I fischi cantavano delle locomotive.
      Stelle di morte incombevano su noi
      E innocente la Russia si torceva
      Sotto sanguinosi stivali
      E copertoni di neri cellulari.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Se l'amore deve essermi negato

        Se l'amore deve essermi negato,
        perché il mattino spezza il suo cuore
        in canzoni, e perché questi sospiri
        che il vento del sud disperde
        tra le foglie appena spuntate ?

        Se l'amore deve essermi negato,
        perché porta la notte, in dolente
        silenzio, la pena delle stelle ?

        E perché questo folle cuore getta
        getta sconsideratamente la speranza
        su un mare la cui fine non conosce ?
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Amoroso auspicio

          Né l'intima grazia della tua fronte luminosa come una festa
          né il favore del tuo corpo, tuttora arcano e tacito e fanciullesco,
          né l'alternarsi delle tue vicende in parole o in silenzi
          saranno offerta così misteriosa
          come rimirare il tuo sonno coinvolto
          nella veglia delle mie braccia.
          Di nuovo miracolosamente vergine per la virtù assolutoria del sonno,
          serena e splendente come fausto ricordo trascelto,
          mi offrirai quella sponda della tua vita che tu stessa non possiedi.
          Proiettato nella quiete,
          scorgerò quella riva estrema del tuo essere
          e ti vedrò forse per la prima volta
          quale Iddio deve ravvisarti,
          annullata la finzione del Tempo,
          senza l'amore, senza di me.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Una sera che ero uscito a spasso

            Una sera che ero uscito a spasso,
            a spasso in Bristol Street,
            sul lastrico le folle erano campi
            di grano pronto per la mietitura.

            E lungo il fiume in piena
            udii un innamorato che cantava
            sotto un'arcata della ferrovia:
            "l'amore non ha fine".

            "Io ti amerò, mio caro, ti amerò
            finché la Cina e l'Africa s'incontrino
            e il fiume schizzi sopra la montagna
            e per la strada cantino i salmoni".

            "Io ti amerò finché l'oceano sia
            ripiegato e steso ad asciugare
            e vadano la sette stelle urlando
            come oche in giro per il cielo".

            "Come conigli correvano gli anni
            perché io tengo stretto fra le braccia
            il Fiore delle Età
            e il primo amore al mondo".

            Ma tutti gli orologi di città
            si misero a vibrare e rintoccare:
            "Oh, non lasciarti illudere dal Tempo,
            non puoi vincere il Tempo".

            "Nelle tane dell'Incubo,
            dove Giustizia è nuda,
            dall'ombra il Tempo vigila
            e tossisce se ha voglia di baciare".

            "Tra emicranie e in ansia
            vagamente la vita cola via
            e il Tempo avrà vinto la partita
            domani o ancora oggi".

            "In molte verdi valli
            si accumula la neve spaventosa;
            il Tempo spezza le danze intrecciate
            e dell'alteta lo stupendo tuffo".

            "Oh, immergi nell'acqua le tue mani,
            giù fino al polso immergile
            e guarda, guarda bene nel catino
            e chiediti che cosa hai perduto".

            "Nella credenza scricchiola il ghiacciaio,
            il deserto sospira dentro il letto
            e nella tazza la crepa dischiude
            un sentiero alla terra dei defunti".

            "Dove i barboni vincono bei soldi
            e il Gigante fa le moine a Jack
            e l'Angioletto è un nuovo Sacripante
            e Jill finisce giù lunga distesa".

            "Oh, guarda, guarda bene nello specchio,
            guarda nella tua ambascia;
            la vita è ancora una benedizione
            anche se benedire tu non puoi".

            "Oh, rimani, rimani alla finestra
            mentre bruciano e sgorgano le lacrime;
            tu amerai il prossimo tuo storto
            con il tuo storto cuore".

            Era tardi, già tardi quella sera,
            loro, gli amanti, se ne erano andati;
            tutti i rintocchi erano cessati
            e il gran fiume correva come sempre.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Specchio

              Sono esatto e d'argento, privo di preconcetti.
              Qualunque cosa io veda subito l'inghiottisco
              tale e quale senza ombre di amore o disgusto.
              Io non sono crudele, ma soltanto veritiero -
              quadrangolare occhio di un piccolo iddio.
              Il più del tempo rifletto
              sulla parete di fronte.
              È rosa, macchiettata. Ormai da tanto tempo la guardo che la sento
              un pezzo del mio cuore. Ma lei c'è e non c'è.
              Visi e oscurità continuamente si separano.

              Adesso io sono un lago. Su me si china una donna
              cercando in me di scoprire quella che lei è realmente.
              Poi a quelle bugiarde si volta: alle candele o alla luna.
              Io vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
              Me ne ripaga con lacrime e un agitare di mani.
              Sono importante per lei. Anche lei viene e va.
              Ogni mattina il suo viso si alterna all'oscurità.
              In me lei ha annegato una ragazza, da me gli sorge incontro
              giorno dopo giorno una vecchia, pesce mostruoso.
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