Tu lodi il mio sacrificio, Spoon River, perché allevai Irene e Mary, orfane di mia sorella! E biasimi Irene e Mary perché mi disprezzarono! Ma non lodare il mio sacrificio, e non censurare il loro disprezzo; io le allevai, ebbi cura di loro, è vero! — ma avvelenai questi benefici col costante rinfaccio della loro dipendenza.
Sarei stata grande come George Eliot ma il destino non volle. Guardate il ritratto che mi fece Penniwit, col mento appoggiato alla mano e gli occhi fondi — e grigi e indaganti lontano. Ma c'era il vecchio, l'eterno problema: celibato, matrimonio o impudicizia? Venne il ricco esercente John Slack, con la promessa che avrei potuto scrivere a mio agio, e io lo sposai, misi al mondo otto figli, e non ebbi più tempo per scrivere. Per me, comunque, era tutto finito quando l'ago mi trafisse la mano mentre lavavo i panni del bambino, e morii di tetano, un'ironica morte. Anime ambiziose, ascoltate, il sesso è la rovina della vita!
Cacciari: il fascismo è lontano Occhetto: il fascismo è vicino Cacciari: ma dove lo vedi? Occhetto: là, sul falsopiano Cacciari: ma è solo un puntino Occhetto: ma è enorme, sciocchino Cacciari: è una nuvola bassa Occhetto: è una squadraccia Scusate se interrompo la conversazione disse il capo del plotone d'esecuzione.
Buongiorno, mezzanotte. Torno a casa. Il giorno si è stancato di me: come potevo io - di lui? Era bella la luce del sole. Stavo bene sotto i suoi raggi. Ma il mattino non mi ha voluta più, e così, buonanotte, giorno!
Posso guardare, vero, l'oriente che si tinge di rosso? Le colline hanno dei modi allora che dilatano il cuore.
Tu non sei così bella, mezzanotte. Io ho scelto il giorno. Ma, ti prego, prendi una bambina che lui ha mandato via.
Nevica: l'aria brulica di bianco; la terra è bianca; neve sopra neve: gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco: cade del bianco con un tonfo lieve. E le ventate soffiano di schianto e per le vie mulina la bufera; passano bimbi: un balbettìo di pianto; passa una madre: passa una preghiera.
Chiusero la strada lì nel bosco già una settantina d'anni fa, maltempo e piogge l'hanno cassata, ed ora non potresti mai dire che c'era un tempo una strada lì nel bosco prima ancora che piantassero gli alberi. Starà sotto la macchia e sotto l'erica, o sotto gli esili anemoni. Solo il custode riesce a vedere che dove cova la palombella e i tassi ruzzolano a loro agio c'era un tempo una strada lì nel bosco.
Pure, se nel bosco ti inoltri in una tarda sera d'estate, quando fa la brezza freschi i laghetti guizzanti di trote, dove la lontra fischia al compagno (non temono gli uomini nel bosco poiché ne vedono ben pochi), udrai lo scalpitio di un cavallo e il frusciar di una gonna sulla rugiada, un galoppo fermo e persistente attraverso quelle nebbiose solitudini: quasi che perfettamente conoscessero l'antica perduta strada lì nel bosco... Ma non c'è nessuna strada lì nel bosco!
Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo: Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile, Fate largo! Solenne, altero e discreto, ecco venire il migliore di tutti, l'agile clown.
Più snello d'Arlecchino e più impavido di Achille è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso: etereo e chiaro come uno specchio senza argento. I suoi occhi non vivono nella sua maschera d'argilla.
Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano sull'arco paradossale delle gambe.
Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco la canaglia puzzolente e santa dei Giambi applaude al sinistro istrione che l'odia.