Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Costance Hately

Tu lodi il mio sacrificio, Spoon River,
perché allevai Irene e Mary,
orfane di mia sorella!
E biasimi Irene e Mary
perché mi disprezzarono!
Ma non lodare il mio sacrificio,
e non censurare il loro disprezzo;
io le allevai, ebbi cura di loro, è vero! —
ma avvelenai questi benefici
col costante rinfaccio della loro dipendenza.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Margaret Fuller Slack

    Sarei stata grande come George Eliot
    ma il destino non volle.
    Guardate il ritratto che mi fece Penniwit,
    col mento appoggiato alla mano e gli occhi fondi —
    e grigi e indaganti lontano.
    Ma c'era il vecchio, l'eterno problema:
    celibato, matrimonio o impudicizia?
    Venne il ricco esercente John Slack,
    con la promessa che avrei potuto scrivere a mio agio,
    e io lo sposai, misi al mondo otto figli,
    e non ebbi più tempo per scrivere.
    Per me, comunque, era tutto finito
    quando l'ago mi trafisse la mano
    mentre lavavo i panni del bambino,
    e morii di tetano, un'ironica morte.
    Anime ambiziose, ascoltate,
    il sesso è la rovina della vita!
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      I due leader

      Cacciari: il fascismo è lontano
      Occhetto: il fascismo è vicino
      Cacciari: ma dove lo vedi?
      Occhetto: là, sul falsopiano
      Cacciari: ma è solo un puntino
      Occhetto: ma è enorme, sciocchino
      Cacciari: è una nuvola bassa
      Occhetto: è una squadraccia
      Scusate se interrompo la conversazione
      disse il capo del plotone d'esecuzione.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        In Barca

        Vedi le stelle, amore,
        Ancor più chiare nell'acqua e splendenti
        Di quelle sopra a noi, e più bianche
        Come ninfee!

        Ombre lucenti di stelle, amore:
        Quante stelle sono nella tua coppa?
        Quante riflesse nella tua anima?
        Solo le mie, amore, le mie soltanto?

        Guarda, quando i remi muovo,
        Come deformate s'agitano
        Le stelle, e vengon disperse!
        Perfino le tue, lo vedi?

        Rovesciano le stelle le acque
        Acque povere, inquiete, abbandonate...!
        Dici, amore, che non viene scosso il cielo
        E immobili son le sue stelle?

        Là! hai visto
        Quella scintilla volare su di noi? Le stelle
        In cielo neanche son sicure.
        E di me, che sarà, amore, di me?

        Cosa sarà, amore, se presto
        La tua stella fosse lanciata sopra un'onda?
        Sembrerebbero le tenebre un sepolcro?
        Svaniresti tu, amore, svaniresti?
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Buongiorno, mezzanotte

          Buongiorno, mezzanotte.
          Torno a casa.
          Il giorno si è stancato di me:
          come potevo io - di lui?
          Era bella la luce del sole.
          Stavo bene sotto i suoi raggi.
          Ma il mattino non mi ha voluta più,
          e così, buonanotte, giorno!

          Posso guardare, vero,
          l'oriente che si tinge di rosso?
          Le colline hanno dei modi allora
          che dilatano il cuore.

          Tu non sei così bella, mezzanotte.
          Io ho scelto il giorno.
          Ma, ti prego, prendi una bambina
          che lui ha mandato via.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Nevicata

            Nevica: l'aria brulica di bianco;
            la terra è bianca; neve sopra neve:
            gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
            cade del bianco con un tonfo lieve.
            E le ventate soffiano di schianto
            e per le vie mulina la bufera;
            passano bimbi: un balbettìo di pianto;
            passa una madre: passa una preghiera.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              La strada nel bosco

              Chiusero la strada lì nel bosco
              già una settantina d'anni fa,
              maltempo e piogge l'hanno cassata,
              ed ora non potresti mai dire
              che c'era un tempo una strada lì nel bosco
              prima ancora che piantassero gli alberi.
              Starà sotto la macchia e sotto l'erica,
              o sotto gli esili anemoni.
              Solo il custode riesce a vedere
              che dove cova la palombella
              e i tassi ruzzolano a loro agio
              c'era un tempo una strada lì nel bosco.

              Pure, se nel bosco ti inoltri
              in una tarda sera d'estate, quando fa
              la brezza freschi i laghetti guizzanti di trote,
              dove la lontra fischia al compagno
              (non temono gli uomini nel bosco
              poiché ne vedono ben pochi),
              udrai lo scalpitio di un cavallo
              e il frusciar di una gonna sulla rugiada,
              un galoppo fermo e persistente
              attraverso quelle nebbiose solitudini:
              quasi che perfettamente conoscessero
              l'antica perduta strada lì nel bosco...
              Ma non c'è nessuna strada lì nel bosco!
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Nella macchia

                Errai nell'oblio della valle
                tra ciuffi di stipe fiorite,
                tra quercie rigonfie di galle;

                errai nella macchia più sola,
                per dove tra foglie marcite
                spuntava l'azzurra viola;

                errai per i botri solinghi:
                la cincia vedeva dai pini:
                sbuffava i suoi piccoli ringhi
                argentini.

                Io siedo invisibile e solo
                tra monti e foreste: la sera
                non freme d'un grido, d'un volo.

                Io siedo invisibile e fosco;
                ma un cantico di capinera
                si leva dal tacito bosco.

                E il cantico all'ombre segrete
                per dove invisibile io siedo,
                con voce di flauto ripete,
                Io ti vedo!
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Il clown

                  Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
                  Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
                  Fate largo! Solenne, altero e discreto,
                  ecco venire il migliore di tutti, l'agile clown.

                  Più snello d'Arlecchino e più impavido di Achille
                  è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
                  etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
                  I suoi occhi non vivono nella sua maschera d'argilla.

                  Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
                  mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
                  sull'arco paradossale delle gambe.

                  Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
                  la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
                  applaude al sinistro istrione che l'odia.
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