Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
Il giorno più felice
Il giorno più felice - l'ora più felice
questo mio inaridito cuore ha già conosciuto;
ogni più alta speranza di trionfo e d'orgoglio
sento ch'è fuggita via.

Trionfo? Oh sì, così fantasticavo;
ma da gran tempo svanirono ormai
le visione di quel mio giovanile tempo -
e sia pur così.

E quanto a te, orgoglio, che dirti?
Erediti pure un'altra fonte
quel veleno che approntasti per me -
Ora acquietati, o mio spirito.

Il giorno più felice - l'ora più felice -
che quest'occhi avrebbero visto - hanno già visto,
il rifulgente sguardo di trionfo e d'orgoglio
sento che è spento ormai.

Ma mi fosse pur riofferta quella speranza
di trionfo e d'orgoglio, e con la pena
che allora avvertivo - quella fulgente ora
io non vorrei riviverla:

giacché oscure scorie erano su quelle ali
e, al loro agitarsi, una maligna essenza
ne pioveva - fatale per un'anima
che già l'ha conosciuta.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    La curva dei tuoi occhi intorno al cuore

    La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
    ruota un moto di danza e di dolcezza,
    aureola di tempo, arca notturna e sicura
    e se non so più quello che ho vissuto
    è perché non sempre i tuoi occhi mi hanno visto.

    Foglie di luce e spuma di rugiada
    canne del vento, risa profumate,
    ali che coprono il mondo di luce,
    navi cariche di cielo e di mare,
    caccia di suoni e fonti di colori,

    profumi schiusi da una cova di aurore
    sempre posata sulla paglia degli astri,
    come il giorno vive di innocenza,
    così il mondo vive dei tuoi occhi puri
    e tutto il mio sangue va in quegli sguardi.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Giardino autunnale

      Al giardino spettrale al lauro muto
      de le verdi ghirlande
      a la terra autunnale
      un ultimo saluto!
      A l'aride pendici
      aspre arrossate nell'estremo sole
      confusa di rumori rauchi grida la lontana vita:
      grida al morente sole
      che insanguina le aiole.
      S'intende una fanfara
      che straziante sale: il fiume spare
      ne le arene dorate; nel silenzio
      stanno le bianche statue a capo i ponti
      volte: e le cose già non sono più.
      E dal fondo silenzio come un coro
      tenero e grandioso
      sorge ed anela in alto al mio balcone:
      e in aroma d'alloro,
      in aroma d'alloro acre languente,
      tra le statue immortali nel tramonto
      ella m'appar, presente.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Julia Miller

        Bisticciammo quella mattina,
        perché lui aveva sessantacinque anni, e io trenta,
        ed ero nervosa e greve del bimbo
        la cui nascita mi atterriva.
        Io pensavo all'ultima lettera scrittami
        da quella giovane anima straniata
        il cui abbandono nascosi
        sposando quel vecchio.
        Poi presi la morfina e sedetti a leggere.
        Attraverso l'oscurità che mi scese sugli occhi
        io vedo ancora la luce vacillante di queste parole:
        "E Gesù gli disse: In verità
        io ti dico, Oggi tu
        sarai con me in paradiso"
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Herbert Marshall

          Tutto il tuo dolore, Louise, e il tuo odio per me
          nacquero dalla tua illusione, che fosse leggerezza
          di spirito e disprezzo dei diritti della tua anima
          ciò che mi fece volgere ad Annabella e abbandonarti.
          In realtà tu prendesti ad odiarmi per amor mio,
          poiché io ero la gioia della tua anima,
          formato e temprato
          per risolverti la vita, e non volli.
          Ma tu eri la mia disgrazia. Se tu fossi stata
          la mia gioia, non mi sarei forse attaccato a te?
          Questo è il dolore della vita:
          le si può essere felici solo in due;
          e i nostri cuori rispondono a stelle
          che non voglion saperne di noi.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Arte Poetica

            La musica prima di tutto
            e dunque scegli il metro dispari
            più vago e più lieve,
            niente in lui di maestoso e greve.

            Occorre inoltre che tu scelga
            le parole con qualche imprecisione:
            nulla di più amato del canto ambiguo
            dove all'esatto si unisce l'incerto.

            Son gli occhi belli dietro alle velette,
            l'immenso dì che vibra a mezzogiorno,
            e per un cielo d'autunno intepidito
            l'azzurro opaco delle chiare stelle!

            Perché ancora bramiamo sfumature,
            sfumatura soltanto, non colore!
            Oh! lo sfumato soltanto accompagna
            il sogno al sogno e il corno al flauto!

            Fuggi più che puoi il Frizzo assassino,
            il crudele Motteggio e il Riso impuro
            che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro,
            e tutto quest'aglio di bassa cucina!
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Padre, anche se

              Padre, se anche tu non fossi il mio
              padre,
              per te stesso, egualmente t'amerei.
              Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
              che la prima viola sull'opposto
              muro scopristi dalla tua finestra
              e ce ne desti la novella allegro.
              E subito la scala tolta in spalla
              di casa uscisti e l'appoggiavi al muro.
              Noi piccoli dai vetri si guardava.

              E di quell'altra volta mi ricordo
              che la sorella, bambinetta ancora,
              per la casa inseguivi minacciando.
              Ma raggiuntala che strillava forte
              dalla paura, ti mancava il cuore:
              t'eri visto rincorrere la tua
              piccola figlia e, tutta spaventata,
              tu vacillando l'attiravi al petto
              e con carezze la ricoveravi
              tra le tue braccia come per difenderla
              da quel cattivo ch'eri tu di prima.

              Padre, se anche tu non fossi il mio
              padre...
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                La verginella è simile alla rosa,
                ch'in bel giardin su la nativa spina
                mentre sola e sicura si riposa,
                né gregge né pastor se le avvicina;
                l'aura soave e l'alba rugiadosa,
                l'acqua, la terra al suo favor s'inchina:
                gioveni vaghi e donne inamorate
                amano averne e seni e tempie ornate.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Ottobre

                  Un tempo, era d'estate,
                  era a quel fuoco, a quegli ardori,
                  che si destava la mia fantasia.
                  Inclino adesso all'autunno
                  dal colore che inebria,
                  amo la stanca stagione
                  che ha già vendemmiato.
                  Niente più mi somiglia,
                  nulla più mi consola,
                  di quest'aria che odora
                  di mosto e di vino,
                  di questo vecchio sole ottobrino
                  che splende sulla vigne saccheggiate.

                  Sole d'autunno inatteso,
                  che splendi come in un di là,
                  con tenera perdizione
                  e vagabonda felicità,
                  tu ci trovi fiaccati,
                  vòlti al peggio e la morte nell'anima.
                  Ecco perché ci piaci,
                  vago sole superstite
                  che non sai dirci addio,
                  tornando ogni mattina
                  come un nuovo miracolo,
                  tanto più bello quanto più t'inoltri
                  e sei lì per spirare.
                  E di queste incredibili giornate
                  vai componendo la tua stagione
                  ch'è tutta una dolcissima agonia.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    Alla morte

                    Morire sì,
                    non essere aggrediti dalla morte.
                    Morire persuasi
                    che un siffatto viaggio sia il migliore.
                    E in quell'ultimo istante essere allegri
                    come quando si contano i minuti
                    dell'orologio della stazione
                    e ognuno vale un secolo.
                    Poi che la morte è la sposa fedele
                    che subentra all'amante traditrice,
                    non vogliamo riceverla da intrusa,
                    né fuggire con lei.
                    Troppo volte partimmo
                    senza commiato!
                    Sul punto di varcare
                    in un attimo il tempo,
                    quando pur la memoria
                    di noi s'involerà,
                    lasciaci, o Morte, dire al mondo addio,
                    concedici ancora un indugio.
                    L'immane passo non sia
                    precipitoso.
                    Al pensier della morte repentina
                    il sangue mi si gela.
                    Morte non mi ghermire
                    ma da lontano annunciati
                    e da amica mi prendi
                    come l'estrema delle mie abitudini.
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