Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

I due leader

Cacciari: il fascismo è lontano
Occhetto: il fascismo è vicino
Cacciari: ma dove lo vedi?
Occhetto: là, sul falsopiano
Cacciari: ma è solo un puntino
Occhetto: ma è enorme, sciocchino
Cacciari: è una nuvola bassa
Occhetto: è una squadraccia
Scusate se interrompo la conversazione
disse il capo del plotone d'esecuzione.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Buongiorno, mezzanotte

    Buongiorno, mezzanotte.
    Torno a casa.
    Il giorno si è stancato di me:
    come potevo io - di lui?
    Era bella la luce del sole.
    Stavo bene sotto i suoi raggi.
    Ma il mattino non mi ha voluta più,
    e così, buonanotte, giorno!

    Posso guardare, vero,
    l'oriente che si tinge di rosso?
    Le colline hanno dei modi allora
    che dilatano il cuore.

    Tu non sei così bella, mezzanotte.
    Io ho scelto il giorno.
    Ma, ti prego, prendi una bambina
    che lui ha mandato via.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Nevicata

      Nevica: l'aria brulica di bianco;
      la terra è bianca; neve sopra neve:
      gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
      cade del bianco con un tonfo lieve.
      E le ventate soffiano di schianto
      e per le vie mulina la bufera;
      passano bimbi: un balbettìo di pianto;
      passa una madre: passa una preghiera.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Nella macchia

        Errai nell'oblio della valle
        tra ciuffi di stipe fiorite,
        tra quercie rigonfie di galle;

        errai nella macchia più sola,
        per dove tra foglie marcite
        spuntava l'azzurra viola;

        errai per i botri solinghi:
        la cincia vedeva dai pini:
        sbuffava i suoi piccoli ringhi
        argentini.

        Io siedo invisibile e solo
        tra monti e foreste: la sera
        non freme d'un grido, d'un volo.

        Io siedo invisibile e fosco;
        ma un cantico di capinera
        si leva dal tacito bosco.

        E il cantico all'ombre segrete
        per dove invisibile io siedo,
        con voce di flauto ripete,
        Io ti vedo!
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Il clown

          Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
          Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
          Fate largo! Solenne, altero e discreto,
          ecco venire il migliore di tutti, l'agile clown.

          Più snello d'Arlecchino e più impavido di Achille
          è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
          etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
          I suoi occhi non vivono nella sua maschera d'argilla.

          Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
          mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
          sull'arco paradossale delle gambe.

          Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
          la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
          applaude al sinistro istrione che l'odia.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Il giorno più felice
            Il giorno più felice - l'ora più felice
            questo mio inaridito cuore ha già conosciuto;
            ogni più alta speranza di trionfo e d'orgoglio
            sento ch'è fuggita via.

            Trionfo? Oh sì, così fantasticavo;
            ma da gran tempo svanirono ormai
            le visione di quel mio giovanile tempo -
            e sia pur così.

            E quanto a te, orgoglio, che dirti?
            Erediti pure un'altra fonte
            quel veleno che approntasti per me -
            Ora acquietati, o mio spirito.

            Il giorno più felice - l'ora più felice -
            che quest'occhi avrebbero visto - hanno già visto,
            il rifulgente sguardo di trionfo e d'orgoglio
            sento che è spento ormai.

            Ma mi fosse pur riofferta quella speranza
            di trionfo e d'orgoglio, e con la pena
            che allora avvertivo - quella fulgente ora
            io non vorrei riviverla:

            giacché oscure scorie erano su quelle ali
            e, al loro agitarsi, una maligna essenza
            ne pioveva - fatale per un'anima
            che già l'ha conosciuta.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              La curva dei tuoi occhi intorno al cuore

              La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
              ruota un moto di danza e di dolcezza,
              aureola di tempo, arca notturna e sicura
              e se non so più quello che ho vissuto
              è perché non sempre i tuoi occhi mi hanno visto.

              Foglie di luce e spuma di rugiada
              canne del vento, risa profumate,
              ali che coprono il mondo di luce,
              navi cariche di cielo e di mare,
              caccia di suoni e fonti di colori,

              profumi schiusi da una cova di aurore
              sempre posata sulla paglia degli astri,
              come il giorno vive di innocenza,
              così il mondo vive dei tuoi occhi puri
              e tutto il mio sangue va in quegli sguardi.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Giardino autunnale

                Al giardino spettrale al lauro muto
                de le verdi ghirlande
                a la terra autunnale
                un ultimo saluto!
                A l'aride pendici
                aspre arrossate nell'estremo sole
                confusa di rumori rauchi grida la lontana vita:
                grida al morente sole
                che insanguina le aiole.
                S'intende una fanfara
                che straziante sale: il fiume spare
                ne le arene dorate; nel silenzio
                stanno le bianche statue a capo i ponti
                volte: e le cose già non sono più.
                E dal fondo silenzio come un coro
                tenero e grandioso
                sorge ed anela in alto al mio balcone:
                e in aroma d'alloro,
                in aroma d'alloro acre languente,
                tra le statue immortali nel tramonto
                ella m'appar, presente.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Herbert Marshall

                  Tutto il tuo dolore, Louise, e il tuo odio per me
                  nacquero dalla tua illusione, che fosse leggerezza
                  di spirito e disprezzo dei diritti della tua anima
                  ciò che mi fece volgere ad Annabella e abbandonarti.
                  In realtà tu prendesti ad odiarmi per amor mio,
                  poiché io ero la gioia della tua anima,
                  formato e temprato
                  per risolverti la vita, e non volli.
                  Ma tu eri la mia disgrazia. Se tu fossi stata
                  la mia gioia, non mi sarei forse attaccato a te?
                  Questo è il dolore della vita:
                  le si può essere felici solo in due;
                  e i nostri cuori rispondono a stelle
                  che non voglion saperne di noi.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    Padre, anche se

                    Padre, se anche tu non fossi il mio
                    padre,
                    per te stesso, egualmente t'amerei.
                    Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
                    che la prima viola sull'opposto
                    muro scopristi dalla tua finestra
                    e ce ne desti la novella allegro.
                    E subito la scala tolta in spalla
                    di casa uscisti e l'appoggiavi al muro.
                    Noi piccoli dai vetri si guardava.

                    E di quell'altra volta mi ricordo
                    che la sorella, bambinetta ancora,
                    per la casa inseguivi minacciando.
                    Ma raggiuntala che strillava forte
                    dalla paura, ti mancava il cuore:
                    t'eri visto rincorrere la tua
                    piccola figlia e, tutta spaventata,
                    tu vacillando l'attiravi al petto
                    e con carezze la ricoveravi
                    tra le tue braccia come per difenderla
                    da quel cattivo ch'eri tu di prima.

                    Padre, se anche tu non fossi il mio
                    padre...
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