Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Un male senza fine donò Zeus a Titono

Un male senza fine donò Zeus a Titono,
la vecchiaia, più agghiacciante anche della morte penosa.
...
Ma come un sogno breve è la giovinezza
preziosa: presto, incombe sul capo
la tormentosa e deforme vecchiaia,
nemica, spregevole, che non fa più riconoscere l'uomo:
danneggia gli occhi e la mente avviluppandoli.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Dimmi donna

    Dimmi donna dove nascondi il tuo mistero
    donna acqua pesante volume trasparente
    più segreta quanto più ti spogli
    quale è la forza del tuo splendore inerme
    la tua abbagliante armatura di bellezza
    dimmi non posso più con tante armi
    donna seduta sdraiata abbandonata
    insegnami il riposo il sonno e l'oblio
    insegnami la lentezza del tempo
    donna tu che convivi con la tua carne ignominiosa
    come accanto ad un animale buono e calmo
    donna nuda di fronte all'uomo armato
    togli dalla mia testa questo casco d'ira
    calmami guariscimi stendimi sulla fresca terra
    toglimi questi vestiti di febbre che mi asfissiano
    sommergimi indeboliscimi avvelena il mio pigro sangue
    donna roccia della tribù sbandata
    discingimi queste maglie e cinture di rigidezza e paura
    con cui mi atterrisco e ti atterrisco e ci separo
    donna oscura e umida pantano edenico
    voglio la tua larga fragrante robusta sapienza,
    voglio tornare alla terra e ai suoi succhi nutritivi
    che corrono sul tuo ventre e i tuoi seni e irrigano la tua carne
    voglio recuperare il peso e la completezza
    voglio che tu m'inumidisca, m'ammolli, m'effemini
    per capire la femminilità, la morbidezza umida del mondo
    voglio appoggiata la fronte nel tuo grembo materno
    tradire il ferreo esercito degli uomini
    donna complice unica terribile sorella
    dammi la mano torniamo ad inventare il mondo noi due soli

    voglio non distaccare mai gli occhi da te
    donna statua fatta di frutta colomba cresciuta
    lasciami sempre vedere la tua misteriosa presenza
    il tuo sguardo di ala e seta e lago nero
    il tuo corpo tenebroso e raggiante plasmato di slancio senza incertezze
    il tuo corpo infinitamente più tuo che per me quello mio
    e che dai di slancio senza incertezze senza tenerti niente
    il tuo corpo pieno e uno illuminato tutto di generosità
    donna mendicante prodiga porto del pazzo Ulisse
    non permettere che io dimentichi mai la tua voce di uccello memorioso
    la parola calamitata che nel tuo intimo pronunci sempre nuda
    la parola sempre giusta di folgorante ignoranza
    la selvaggia purezza del tuo amore insensato
    delirante senza freno abbrutito inviziato
    il gemito nettissimo della tenerezza
    lo sguardo pensieroso della prostituzione
    la cruda chiara verità
    dell'amore che assorbe e divora e si alimenta
    l'invisibile zampata della divinazione
    l'accettazione la comprensione la sapienza senza strade
    la spugnosa maternità terreno di radici
    donna casa del doloroso vagabondo
    dammi da mordere la frutta della vita
    la stabile frutta di luce del tuo corpo abitato
    lasciami reclinare la mia fronte funesta
    sul tuo grave grembo di paradiso boscoso
    spogliami acquietami guariscimi di questa colpa acre
    di non essere sempre armato ma soltanto io stesso.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Scelte

      Scegliere una porta significa non aprirne altre.
      Un piacere presuppone che molti piaceri non verranno
      vissuti, così come ogni tristezza dispensa da tante tristezze.
      L'amante che porti a letto è uno tra tutti quelli possibili.
      La parola per cui opti impedisce l'uso di un numero
      indefinito di parole.
      Visiti un luogo perché altri luoghi restino ad aspettarti.
      Solo il giorno che sorge per la tua morte è un giorno
      qualsiasi, una casualità.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Per un bimbo

        Nevicò su la casa di tua madre,
        Ed essa ancora non sapeva nulla
        Di te, nulla, nemmeno con quali occhi
        la guarderesti.

        Sovente lungo il giorno ella moveva
        Timorosa così come se un male
        Da te la minacciasse, eppur tendeva
        La sua debole mano sul tuo sangue,
        Per tua difesa.

        Come il torbo mattino adduce il sole,
        Ella trasse dal buio la tua sorte.
        Ancora tu non eri su la terra,
        E dovunque già eri.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Mi batteva il cuore; svelto, a cavallo!

          Mi batteva il cuore; svelto, a cavallo!
          E via! Con l'impeto dell'eroe in battaglia.
          La sera cullava già la terra,
          e sui monti si posava la notte;
          se ne stava vestita di nebbia la quercia,
          gigantesca guardiana, là
          dove la tenebre dai cespugli
          con cento occhi neri guardava.

          Da un cumulo di nubi la luna
          sbucava assonnata tra le nebbie;
          i venti agitavano le ali sommesse,
          sibilavano orridi al mio orecchio;
          la notte generava migliaia di mostri,
          ma io mille volte più coraggio avevo;
          il mio spirito era un fuoco ardente,
          il mio cuore intero una brace.

          Ti vidi, e una mite gioia
          passò dal tuo dolce sguardo su di me;
          fu tutto per te il mio cuore,
          fu tuo ogni mio respiro.
          Una rosea primavera
          colorava l'adorabile volto,
          e tenerezza per me, o numi,
          m'attendevo, ma meriti non avevo.

          L'addio, invece, mesto e penoso.
          Dai tuoi occhi parlava il cuore;
          nei tuoi baci quanto amore,
          oh che delizia, e che dolore!
          Partisti, e io restai, guardando a terra,
          guardando te che andavi, con umido sguardo;
          eppure, che gioia essere amati,
          e amare, o numi, che gioia!
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Poeti venturi

            Poeti venturi! Oratori, cantori, musicisti venturi!
            Non l'oggi può giustificarmi e chiarire chi sono,
            ma voi, nuova stirpe americana, atletica, continentale, la più grande mai conosciuta,
            destatevi! Spetta a voi giustificarmi.

            Io scriverò solo una o due parole per indicare il futuro,
            non potrò avanzare che per un attimo, per poi voltarmi e tornare in fretta nel buio.

            Io sono un vagabondo che non si ferma mai, che lascia cadere su voi, per caso,
            uno sguardo e subito volge la faccia,
            lasciandovi il compito di analizzarlo e definirlo,
            aspettando da voi le cose più importanti.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              A una semplice prostituta

              Non scomporti - sii a tuo agio con me - sono Walt Whitman, liberale e forte come la Natura,
              e finché il sole non ti eviterà, non sarò io ad evitarti,
              finché le acque non si rifiuteranno di brillare per te, né le foglie di frusciare per te,
              le mie parole non si rifiuteranno di brillare e stormire per te.

              Piccola mia, fisso con te un appuntamento, e ti chiedo di prepararti per essere degna
              di questo incontro,
              ti chiedo anche di essere paziente e pura finché io giunga.

              Per ora ti saluto con uno sguardo eloquente affinché tu non possa dimenticarmi.
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