La speranza dell'inetto
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...Eliminando la fonte del mio improvviso tormento immaginai di poterlo dimenticare più velocemente e ritrovare la serenità temporaneamente perduta.
Ero effettivamente un povero illuso.
...
Passarono un paio di mesi, in quel periodo scrissi un piccolo romanzo che ebbe un discreto successo di vendite ed ottenni due nuovi contratti editoriali grazie ad esso. Ma dentro di me non riuscivo a cancellare il ricordo di quel breve manoscritto che gettai con la forza della disperazione da quella finestra.
Avevo per un attimo aperto gli occhi sulla realtà e mi aveva talmente terrorizzato da farmi fuggire da lei nell'arco di pochi minuti. Mi recai verso la finestra per osservare la strada sottostante: pioveva a dirotto e mi immaginavo come il barbone della mia fantasia avrebbe potuto sopravvivere ad un inverno così rigido e piovoso.
In quel mentre suonò il citofono. Era il custode, mi disse che c'erano dei documenti per me e che sarei dovuto scendere a ritirarli in portineria.
Presi l'ascensore svogliatamente, annoiato ed anche un po' infastidito da quella semplice ed irrisoria novità mattutina. Raccolsi la busta a me destinata e tornai in casa: la buttai con noncuranza sulla poltrona adiacente al tavolo del salotto, quell'oggetto d'arredamento che spesso utilizzavo ... [segue »]
Composto lunedì 11 gennaio 2010
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