La chiamiamo fortuna?
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Ho smesso di esitare nel guardarti, per conoscere i tratti della tua bocca. Si increspa nel sorriso che ho riconosciuto dopo un anno di amicizia. Particolare, non una cosa un dettaglio o la nostra storia ma tutto. Particolare perché ne conosco i particolari, le tempistiche gli spazi i luoghi. Le esplicitazioni, i silenzi e i semplici non detti. Del nostro primo appuntamento ricordo una curva, a Roma e tuo fratello, sempre allegro con gli stessi occhi di chi ha appena scoperto che c'è altro da sapere. Ma voi due vi conoscete? Mi presentavi a tutti, sempre orgogliosa di me, quando io falsa estroversa a parlare di me, più propriamente e personalmente, sono timida. Sempre orgogliosa anche quando sbaglio ed è poi il parlare con te che mi rende tutto chiaro. Le idee. Le persone e le idee. La pratica ancora mi precede, ingenuamente, mi chiedo. Abitudinariamente.
Perché dirlo è così considerato un momento di svolta, l'aspettativa del sì, anch'io. Dirlo quando soprattutto del perché dirlo. Usare la parola quando si riconosce qualcosa, per far sì che smetta di essere un movimento continuo con il tutto, perché in quel suo essere un movimento continuo con il tutto è necessario individuarlo. Lo ... [segue »]
Composto mercoledì 1 aprile 2020
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