Il veleno che mi cura
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...occhi si abbassano a guardare il pavimento. Nota i cocci di vetro, il cappotto a terra sulle scarpe. Mi sposta di lato e cammina. Arriva al centro della stanza e si volta. Forse solo allora si rende conto del volto arrossato, il rimmel colato. Ma oramai non importa più: sento già il cuore rallentare, pronto ai colpi della prossima sfuriata. Ne approfitterò per fermarlo definitivamente.
"Mi spieghi cos'è successo?"
"Sono stanca..."
"Stanca? Ti avevo detto che facevo tardi, ma come al solito tu devi esagerare, devi metterti a frignare per farmi sentire un mostro e farmi sentire in colpa... Ho avuto una riunione che è finita solo mezz'ora fa. Lei è venuta in ufficio e già mi ha fatto una scenata. Non ti ci mettere anche tu..."
Certo! Io devo capirlo, io devo stargli accanto. Non importa se soffro, non importa cosa penso, cosa desidero. Siamo due treni che corrono su due linee parallele e ho paura che non ci incontreremo mai.
"Il nostro appuntamento era due ore fa. Come puoi mettermi sempre dopo il lavoro, dopo di lei, dopo tutto? Dici che tra voi due è finita e invece sai sempre come ritrovartela fra i piedi." Gli dico quasi ... [segue »]
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