La Bella e la Notte
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...Questa, si potrebbe definire concretezza? Per il gran capo no, per me si, altroché: era accaduto che facessi la parte del malcapitato, e non sul set cinematografico, sul set della vita. Ecco perché rifuggivo, a gambe levate, da qualsivoglia tema legato alla nuda e cruda materialità, dimensione che nasce ogni giorno, alle sei del mattino, con il trillo della sveglia ed il primo caffè. È un perché legato a doppio filo con la ragione per cui mi rifugio nell'eterea, volatile, rarefatta categoria della notte; spazio nel quale al frastuono della musica sparata a tutto volume da casse accatastate - armadi a muro che non raccolgono vestiti bensì musica-, fà riscontro il silenzio siderale, senza più le chiacchiere esplosemi contro per tutto il giorno, di cui finalmente potevo liberarmi.
Facevo l'investigatore privato, preferivo il giubbotto inzuppato dalla pioggia, oppure cotto dal sole, alla toga da attività forense; non solo per sbarcare più rapidamente il lunario (non sono figlio di avvocato), ma perché (lo ammetto) mi attirava stare in giro, di corsa ai quattro angoli della provincia, e m'annoiavano le aule dei tribunali, a discorrere con sussiego girandosi e rigirandosi le mani: non perché non ne fossi capace, di sottilizzare, è che ... [segue »]
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