Scritto da: Pino Conte

La Bella e la Notte

Capitolo: 4 - Il morto che urla (sotto l'albero di Natale)

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...E come poteva? ; sgusciò dall’angolo cui l’avevo stretta -il mio braccio fino al muro da un lato, la finestra dall’altro-, rispondendo con la verità, amara, com’essa è sempre: “non ce la faccio più a sopportare sulla coscienza mio fratello che urla, dall’Aldilà, e non ce la faccio più a sopportare sullo stomaco quella gentaglia”. La farfalla divenuta donna sputava ‘sti veleni, le scrutavo gli stivaletti, ed il top a pelle -le scopriva il “piercing” sull’ombelico-, chiedendomi quanto avrebbe resistito la trasformazione; minuti?, giorni?, nel migliore dei casi, settimane. Mi lesse nel pensiero, dal suo sguardo saettò una frecciata cattiva, che fece centro; tentennai, non sapendo che dire. Fu lei a riprendere la parola: “e tu -mi fece, secca ed incuriosita-, tu che temi per il vespaio in cui vado ad infilare il naso, a mettermi di traverso ai pezzi grossi, tu che a parole ti preoccupi per me, per te non hai timori, e nemmeno preoccupazioni?, guarda che ‘sta storiaccia mette di traverso ai pezzi da novanta pure te”, e chiuse il discorso, guardandomi con aria indispettita. Le mancava solo il fumetto, con la didascalia “e mò vediamo che sei capace di fare, grand’uomo”. Gliel’avrei fatto vedere.

Per intanto,... [segue »]

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