E' difficile esprimersi su un argomento così delicato, e qualunque cosa si dica rischia di peccare per eccesso o per difetto. In linea generale, però, in parziale concordia con l'opinione di Paolino, io ritengo CERTI i seguenti capisaldi:
1) I figli sono PERSONE LIBERE, ed in quanto tali vanno lasciati TOTALMENTE LIBERI DELLE PROPRIE SCELTE.
2) L'opera dei genitori a mio avviso deve esplicarsi in due sensi: SUPPORTO ed ESEMPIO. Mai in proibizioni, indirizzi coattivi, enunciazioni di verità assolute, premi o castighi. No, mai. Ne faremmo dei servi.
Non abbiamo infatti a che fare con quaderni su cui si può scrivere, ma con libri viventi, i quali scriveranno da soli la storia del proprio pensiero, della propria vita e del proprio destino.
Due cose devono sapere i figli: 1) che i genitori sono sempre pronti a sostenerli (solo ed esclusivamente per quanto GIUSTO) ed amarli in ogni momento della loro vita; 2) che sono esseri liberi. Altre cose, no. Perché? Perché non le sappiamo neanche noi. Al massimo possiamo (e dobbiamo) essere pronti a fermarci con loro, ed esaminare insieme le cose, e cercare insieme.
Se useremo questo atteggiamento, spesso comprenderemo che è più facile che essi riescano ad educare noi, piuttosto che noi riusciamo ad educare loro.
Puero debetur multa reverentia...
11 anni e 11 mesi fa
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Ciao Raffaella, vorrei pregarti di concedere almeno un 1 per 1000 alla possibilità che esista un perché (anche se a noi sconosciuto) a tutte le cose, m0rte compresa, e che la nostra esistenza non si concluda con la fine di questa vita. Certo, quello che tu auspichi sarebbe bello; ma è troppo il mistero che ci circonda, per ritenere che sarebbe in ogni caso un bene.
Lasciati trasportare dal fiume della vita, e poniti in posizione di ascolto di te stessa, della natura, delle cose, della stessa vita che va e che viene. Siamo fuscelli nel vento, in un vento che è troppo più grande di noi perché possiamo comprenderlo o indirizzarlo. Tutto ciò che possiamo fare è lasciarci trasportare, e ascoltare.
Buon Anno.
11 anni e 11 mesi fa
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...E finalmente, Yang, è comparso il tuo "commento fantasma".
Esso, tuttavia, lungi dal chiarirmi il tuo pensiero, finisce col rendermelo ancor più incomprensibile, tanto quasi da indurmi a far mie le tue parole: <Mi dispiace ma non riesco a esprimere per iscritto il concetto del tempo "illusorio" e tempo "fisico", oppure non riesco a capire quello che scrivi.>
Anche io, infatti, ritengo che il tempo sia un'illusione. La differenza però tra la mia idea e la tua (nonché tra la mia e quella dell'autore dell'articolo) è che io ritengo siano illusioni anche la materia e lo spazio, e l'intero universo materiale (a quante dimensioni possa essere, universi paralleli, stringhe e buchi neri compresi), mentre voi vi fermate, a quanto pare, al solo tempo.
MI astengo tuttavia, almeno per ora, dall'affrontare questa questione, che ci condurrebbe - temo - su un piano di assoluta incomunicabilità; e preferisco provare a commentare l'articolo itis.volta.alessandria.it/episteme/ep5/ep5-bocch.htm
che tu proponi.
Al riguardo, mi sembra di poter dire quanto segue.
Le "quattro ipotesi sulla natura del tempo" delineate dall'articolo vengono con grande onestà proposte dall'autore non come cosa certa, ma solo come IPOTESI. Tanto che all'intero articolo può applicarsi la considerazione finale che la discussione sulle categorie fondamentali dell'essere (spazio, tempo, logica, consapevolezza�) ci deve porre in una posizione di estrema modestia ed incertezza ove non dare per scontati neppure i concetti apparentemente più ovvii ed assoluti. (Quando crediamo di spostare la mano nello spazio che ci circonda, forse non esiste né lo spazio, né la mano e forse anche noi non siamo che "il sogno di qualcun altro" (Borges "Finzioni - Rovine circolari") . Questa considerazione è a mio avviso totalmente condivisibile, per una necessità di apertura mentale, senza la quale qualsiasi tentativo di indagine sulla natura e sulla realtà risulterebbe costretto nalla camicia di forza del conformismo e del pregiudizio. Basti del resto riflettere sulla circostanza che, se non la ritenessi condivisibile, dovrei ipso facto rinunziare alla mia visuale di “illusorietà”, che, come potrai convenire se ci rifletti un attimo, è ben più radicale di quella espressa dall’autore dell’articolo. : ))
Non mi sembra viceversa condivisibile l’acquisire le mere IPOTESI di cui sopra come traguardi raggiunti, o come verità rivelate. E tento di spiegarmi.
Come noto, lo spazio di Minkowski, in cui il tempo e lo spazio non sono entità separate ma connesse tra loro in uno spazio-tempo quadridimensionale, fu di grande aiuto ad Einstein per la formulazione della teoria della relatività generale. Lo stesso Einstein, agli inizi, fu alla spasmodica ricerca di supporti matematici idonei a rappresentare le sue teorie. E li trovò. Sto parlando però di SUPPORTI matematici, non di VERITA’ matematiche.
Una delle caratteristiche della fisica teorica è infatti quella di poter dar luogo a pressoché infinite ipotesi sulla natura dell’Universo e della realtà. Ma esiste un limite, che è sia logico che deontologico: la PREDITTIVITA’. Le ipotesi, cioè, devono avere capacità predittive: devono cioè prevedere (naturalmente in modo corretto) l’esito di esperimenti non ancora compiuti. Questa capacità, che agli albori fu oggetto di una deontologia professionale tenuta ben presente dalla categoria, con l’andare del tempo, e col proliferare di divulgazioni scientifiche o pseudo tali sempre più intese a stupire e fare cassetta (un po’ come le foto mozzafiato di galassie e oggetti astronomici, tanto care a certi “divulgatori”), appare sempre più trascurata. Basti pensare alla “famosa” teoria delle “stringhe”, ed anche a certe ardimentose visuali di Hawking e Penrose, nelle quali rimangono di certo, quanto a “stringhe”, solo quelle delle scarpe, o forse neanche quelle, giacché tutto – ma proprio tutto, e anche il contrario di tutto – viene messo in discussione.
E’ lontano dalle mie abitudini l’esprimere posizioni intransigenti di matrice sia pur lato sensu reazionaria; tuttavia non posso non evidenziare che, dopo Einstein, la fisica teorica, a parte Chandrasekhar e pochi altri, è stata capace di esprimere solo grandi voli di fantasia, predittivi soltanto di grosse vendite e notorietà al botteghino delle chiacchiere.
Nondimeno la teoria della relatività generale, con la sua elevata predittività, più volte constatata a livello sperimentale, rende profetiche ed ASSOLUTAMENTE VERE le parole pronunziate da Minkowski nel lontano 1908: “D'ora in avanti lo SPAZIO singolarmente inteso, ed il TEMPO singolarmente inteso, sono destinati a svanire in nient'altro che ombre, e solo una connessione dei due potrà preservare una realtà indipendente. »
E’ fondamentalmente questo, ciò che intendevo allorché scrivevo quelle poche parole che ti risultavano oscure (commento 23, in fine) : Non puoi togliere di mezzo il tempo, e lasciare lo spazio. Per il semplice motivo che lo spazio ed il tempo, singolarmente presi, sono privi di ogni significato.
In altre parole: se vogliamo rottamare il tempo, dobbiamo insieme a lui rottamare anche lo spazio. Rottamare il solo tempo può costituire nulla di più di una mera attività ludica (della serie: giochi matematici), priva però di ogni credibilità scientifica, per i motivi di cui sopra.
Ma c’è di più. MOLTO di più.
Il concetto di TEMPO è ciò su cui si basa il PRINCIPIO DI CAUSA-EFFETTO.
Le cause, infatti, precedono gli effetti: e se togliamo di mezzo il tempo, non ha più senso parlare né di effetti, né di cause.
Questo potrebbe anche essere simpatico, geniale ed artistico a livello di gioco matematico.
Ma può essere devastante sotto il profilo morale, perché, venuto meno il principio di causa-effetto, venuti cioè meno cause ed effetti, viene meno anche il principio di responsabilità, e dunque ogni criterio di valutazione morale delle azioni umane.
E allora?
E allora, qui c’è… una domanda, che, se non me la fate, è meglio. Perché, ove me la faceste, non basterebbero cinquecento o cinquemila pagine a darvi la risposta. : ))
In generale, però, posso dire che, al punto cui siamo arrivati una visione realistica dell’Universo non può essere che interdisciplinare. Le risposte vi sono già, e vi sono tutte; ma esse sono nascoste nelle pieghe analitiche delle varie specializzazioni in cui si è frammentata la conoscenza umana. Una sintesi interdisciplinare delle quali potrà condurci a risultati sorprendenti.
Ma ogni cosà avverrà a suo tempo (ed anche a suo luogo, per quanto detto : )).
11 anni e 11 mesi fa
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1) I figli sono PERSONE LIBERE, ed in quanto tali vanno lasciati TOTALMENTE LIBERI DELLE PROPRIE SCELTE.
2) L'opera dei genitori a mio avviso deve esplicarsi in due sensi: SUPPORTO ed ESEMPIO. Mai in proibizioni, indirizzi coattivi, enunciazioni di verità assolute, premi o castighi. No, mai. Ne faremmo dei servi.
Non abbiamo infatti a che fare con quaderni su cui si può scrivere, ma con libri viventi, i quali scriveranno da soli la storia del proprio pensiero, della propria vita e del proprio destino.
Due cose devono sapere i figli: 1) che i genitori sono sempre pronti a sostenerli (solo ed esclusivamente per quanto GIUSTO) ed amarli in ogni momento della loro vita; 2) che sono esseri liberi. Altre cose, no. Perché? Perché non le sappiamo neanche noi. Al massimo possiamo (e dobbiamo) essere pronti a fermarci con loro, ed esaminare insieme le cose, e cercare insieme.
Se useremo questo atteggiamento, spesso comprenderemo che è più facile che essi riescano ad educare noi, piuttosto che noi riusciamo ad educare loro.
Puero debetur multa reverentia...
Lasciati trasportare dal fiume della vita, e poniti in posizione di ascolto di te stessa, della natura, delle cose, della stessa vita che va e che viene. Siamo fuscelli nel vento, in un vento che è troppo più grande di noi perché possiamo comprenderlo o indirizzarlo. Tutto ciò che possiamo fare è lasciarci trasportare, e ascoltare.
Buon Anno.
Sarò un testone, ma mi farebbe piacere se ti spiegassi meglio.
Esso, tuttavia, lungi dal chiarirmi il tuo pensiero, finisce col rendermelo ancor più incomprensibile, tanto quasi da indurmi a far mie le tue parole: <Mi dispiace ma non riesco a esprimere per iscritto il concetto del tempo "illusorio" e tempo "fisico", oppure non riesco a capire quello che scrivi.>
Anche io, infatti, ritengo che il tempo sia un'illusione. La differenza però tra la mia idea e la tua (nonché tra la mia e quella dell'autore dell'articolo) è che io ritengo siano illusioni anche la materia e lo spazio, e l'intero universo materiale (a quante dimensioni possa essere, universi paralleli, stringhe e buchi neri compresi), mentre voi vi fermate, a quanto pare, al solo tempo.
MI astengo tuttavia, almeno per ora, dall'affrontare questa questione, che ci condurrebbe - temo - su un piano di assoluta incomunicabilità; e preferisco provare a commentare l'articolo itis.volta.alessandria.it/episteme/ep5/ep5-bocch.htm
che tu proponi.
Al riguardo, mi sembra di poter dire quanto segue.
Le "quattro ipotesi sulla natura del tempo" delineate dall'articolo vengono con grande onestà proposte dall'autore non come cosa certa, ma solo come IPOTESI. Tanto che all'intero articolo può applicarsi la considerazione finale che la discussione sulle categorie fondamentali dell'essere (spazio, tempo, logica, consapevolezza�) ci deve porre in una posizione di estrema modestia ed incertezza ove non dare per scontati neppure i concetti apparentemente più ovvii ed assoluti. (Quando crediamo di spostare la mano nello spazio che ci circonda, forse non esiste né lo spazio, né la mano e forse anche noi non siamo che "il sogno di qualcun altro" (Borges "Finzioni - Rovine circolari") . Questa considerazione è a mio avviso totalmente condivisibile, per una necessità di apertura mentale, senza la quale qualsiasi tentativo di indagine sulla natura e sulla realtà risulterebbe costretto nalla camicia di forza del conformismo e del pregiudizio. Basti del resto riflettere sulla circostanza che, se non la ritenessi condivisibile, dovrei ipso facto rinunziare alla mia visuale di “illusorietà”, che, come potrai convenire se ci rifletti un attimo, è ben più radicale di quella espressa dall’autore dell’articolo. : ))
Non mi sembra viceversa condivisibile l’acquisire le mere IPOTESI di cui sopra come traguardi raggiunti, o come verità rivelate. E tento di spiegarmi.
Come noto, lo spazio di Minkowski, in cui il tempo e lo spazio non sono entità separate ma connesse tra loro in uno spazio-tempo quadridimensionale, fu di grande aiuto ad Einstein per la formulazione della teoria della relatività generale. Lo stesso Einstein, agli inizi, fu alla spasmodica ricerca di supporti matematici idonei a rappresentare le sue teorie. E li trovò. Sto parlando però di SUPPORTI matematici, non di VERITA’ matematiche.
Una delle caratteristiche della fisica teorica è infatti quella di poter dar luogo a pressoché infinite ipotesi sulla natura dell’Universo e della realtà. Ma esiste un limite, che è sia logico che deontologico: la PREDITTIVITA’. Le ipotesi, cioè, devono avere capacità predittive: devono cioè prevedere (naturalmente in modo corretto) l’esito di esperimenti non ancora compiuti. Questa capacità, che agli albori fu oggetto di una deontologia professionale tenuta ben presente dalla categoria, con l’andare del tempo, e col proliferare di divulgazioni scientifiche o pseudo tali sempre più intese a stupire e fare cassetta (un po’ come le foto mozzafiato di galassie e oggetti astronomici, tanto care a certi “divulgatori”), appare sempre più trascurata. Basti pensare alla “famosa” teoria delle “stringhe”, ed anche a certe ardimentose visuali di Hawking e Penrose, nelle quali rimangono di certo, quanto a “stringhe”, solo quelle delle scarpe, o forse neanche quelle, giacché tutto – ma proprio tutto, e anche il contrario di tutto – viene messo in discussione.
E’ lontano dalle mie abitudini l’esprimere posizioni intransigenti di matrice sia pur lato sensu reazionaria; tuttavia non posso non evidenziare che, dopo Einstein, la fisica teorica, a parte Chandrasekhar e pochi altri, è stata capace di esprimere solo grandi voli di fantasia, predittivi soltanto di grosse vendite e notorietà al botteghino delle chiacchiere.
Nondimeno la teoria della relatività generale, con la sua elevata predittività, più volte constatata a livello sperimentale, rende profetiche ed ASSOLUTAMENTE VERE le parole pronunziate da Minkowski nel lontano 1908: “D'ora in avanti lo SPAZIO singolarmente inteso, ed il TEMPO singolarmente inteso, sono destinati a svanire in nient'altro che ombre, e solo una connessione dei due potrà preservare una realtà indipendente. »
E’ fondamentalmente questo, ciò che intendevo allorché scrivevo quelle poche parole che ti risultavano oscure (commento 23, in fine) : Non puoi togliere di mezzo il tempo, e lasciare lo spazio. Per il semplice motivo che lo spazio ed il tempo, singolarmente presi, sono privi di ogni significato.
In altre parole: se vogliamo rottamare il tempo, dobbiamo insieme a lui rottamare anche lo spazio. Rottamare il solo tempo può costituire nulla di più di una mera attività ludica (della serie: giochi matematici), priva però di ogni credibilità scientifica, per i motivi di cui sopra.
Ma c’è di più. MOLTO di più.
Il concetto di TEMPO è ciò su cui si basa il PRINCIPIO DI CAUSA-EFFETTO.
Le cause, infatti, precedono gli effetti: e se togliamo di mezzo il tempo, non ha più senso parlare né di effetti, né di cause.
Questo potrebbe anche essere simpatico, geniale ed artistico a livello di gioco matematico.
Ma può essere devastante sotto il profilo morale, perché, venuto meno il principio di causa-effetto, venuti cioè meno cause ed effetti, viene meno anche il principio di responsabilità, e dunque ogni criterio di valutazione morale delle azioni umane.
E allora?
E allora, qui c’è… una domanda, che, se non me la fate, è meglio. Perché, ove me la faceste, non basterebbero cinquecento o cinquemila pagine a darvi la risposta. : ))
In generale, però, posso dire che, al punto cui siamo arrivati una visione realistica dell’Universo non può essere che interdisciplinare. Le risposte vi sono già, e vi sono tutte; ma esse sono nascoste nelle pieghe analitiche delle varie specializzazioni in cui si è frammentata la conoscenza umana. Una sintesi interdisciplinare delle quali potrà condurci a risultati sorprendenti.
Ma ogni cosà avverrà a suo tempo (ed anche a suo luogo, per quanto detto : )).