Secondo me vuole dire che ciascuno vede la realtà a suo modo; che cioè non esiste un'unica realtà uguale per tutti, ma tante realtà quanti sono i SOGGETTI percipienti. In questo senso, con una certa forzatura, si può anche dire che l'illusione non esiste, in quanto corrisponde alla realtà in cui ciascuno vive.
Quel "vuoi", però, andrebbe sostituito con un "credi": altrimenti sembra inserirsi nel concetto un elemento di volizione o do desiderio, che presta, senza speranza, il fianco alla obiezione di MY LOrd.
Se ne otterrebbe un pensiero provocatorio, ma non privo di significato e di motivi di riflessione.
11 anni e 11 mesi fa
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Leggo, in ciò che affermi, una mescolanza di piani che non giova alla chiarezza dei concetti.
Altro è infatti il piano scientifico, altro il piano mistico-religioso, altro il piano filosofico.
Quanto alla scienza, ed in particolare quanto alla relatività, alla meccanica quantistica ed ai mille tentativi che si sono susseguiti per giungere ad una teoria unificata, non bisogna mai dimenticare che la scienza in genere, ed in particolare la scienza dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo, procede per MODELLI, i quali NON DESCRIVONO la realtà quale essa è, ma la INTERPRETANO COME SE essa fosse costituita in una certa maniera. Basti, al riguardo, riflettere sulla circostanza che, quanto alla luce, per alcuni aspetti risulta valido il modello ondulatorio, per altri il modello corpuscolare. Al riguardo, chiedersi se la luce sia fatta di onde o di corpuscoli non ha alcun senso: ciò che conta è che I MODELLI ONDULATORIO E CORPUSCOLARE sono entrambi validi (FINO A PROVA CONTRARIA) per alcuni fenomeni l’uno, per altri fenomeni l’altro.
Alla stessa maniera, la gravitazione newtoniana e quella relativistica altro non sono che due MODELLI INTERPRETATIVI della realtà, che NULLA HANNO A CHE VEDERE CON CIO' CHE LA REALTA' EFFETTIVAMENTE SIA. Per intenderci, la "forza di attrazione" attribuita da Newton alle masse stellari e planetarie fa il paio con la "deformazione dello spazio-tempo" generata dalle masse stesse, di cui parla Einstein: si tratta, in entrambi i casi, di due teorie che INTERPRETANO la realtà COME SE le masse generassero una forza di attrazione, o COME SE producessero una curvatura dello spazio-tempo. Ma lo stesso spazio-tempo, di cui parla Einstein, esiste solo in quanto modello interpretativo: NULLA DI PIU'.
Le due teorie della gravitazione, quella di Newton e quella di Einstein, hanno tuttavia un grosso pregio: quello di interpretare la realtà in maniera adeguata, cioè atta a prevedere e quantificare i fenomeni naturali, sia pure su scale di grandezza diverse. Di questa caratteristica sono viceversa prive le mille e mille teorie cosmologiche succedutesi alla teoria della relatività: si può dire che non vi sia stato, da Einstein in poi, fisico teorico che non si sia industriato a costruire un suo "sistema" di interpretazione dell'Universo. Pur trattandosi di esercizi logico-matematici di tutto rispetto, si tratta di teorie l'una in contraddizione con l'altra, delle quali dunque solo una potrebbe essere quella giusta; ma non è dato conoscere quale essa sia, giacché manca a tutt'oggi la possibilità di verificarle sperimentalmente (cosa che viceversa è avvenuta per la teoria della relatività: mi riferisco alla soluzione dei problemi presentati dall'orbita di Mercurio, alla deviazione della luce riscontrata da Eddington in occasione di eclisse solare, da ultimo alla verifica del fenomeno delle lenti gravitazionali, profetizzate da Einstein).
In particolare, sempre rimanendo per ora nell'ambito della prospettiva scientifica, e segnatamente nell'ambito della relatività, c'è da dire che Einstein tratta spazio e tempo alla stessa maniera (spazio-tempo): cioè come meri concetti di relazione. Voglio dire che, per Einstein, sia il tempo che lo spazio NON SONO REALTA' FISICHE, ma sono generati dalla MATERIA. Senza materia, nè tempo nè spazio. No materia, no party. : ))
Quando dici che c’è bisogno solo dello spazio e non del tempo (“non potresti vivere senza uno spazio in cui stare”), lungi dal ricollegarti alla fisica relativistica o alla teoria dei quanti, esprimi un concetto di ordine psicologico: un’idea di spazio associata all’idea del “vuoto”, nata come primitiva visione di un’estensione più o meno “vuota” all’esterno dell’uomo. Visione divenuta poi tipicamente Newtoniana (per Newton lo spazio era una realtà fisica).
E del pari esprimi un concetto psicologico allorché asserisci che “la mente umana ha bisogno di programmarsi quello che ancora deve esistere, e di conseguenza serve un metro di misura”, evidenziando che è “vero che tutto cambia nell'universo, è in continuo mutamento, ma non per questo dobbiamo a tutti i costi temporizzarlo, se te togli il tempo, la terra girerebbe comunque, l'universo funzionerebbe comunque”.
Vedi, il problema non è la psicologia umana, o l’esigenza umana di MISURARE il tempo (tramite il battito del cuore, l’alternarsi del giorno e della notte, delle lunazioni, delle stagioni eccetera); il problema è DI ORDINE LOGICO (a prescindere da teorie relativistiche o da esigenze psicologiche), e si pone in questi termini:
- SE ESISTE IL MUTAMENTO, ESISTE IL TEMPO, perché un mutamento non può verificarsi se non nel tempo. Esempio facile facile: L’ACQUA DELLA PENTOLA EVAPORA. Prima c’era, poi non c’è più. Sfido chiunque a mettere la pentola sul fuoco e a dimostrarmi che l’acqua non deve bollire per 15 minuti. E anche se la si getta in un forno a 900 grtadi di calore, ci sarà sempre un momento antecedente l’azione del gettarla, e un momento successivo, in cui evaporerà.
- MA AMMETTIAMO CHE IL TEMPO NON ESISTa (nel senso che sia illusorio, per motivi di ordine scientifico, mistico, religioso o quant’altro): ebbene, se così fosse, non resterebbe altro che concludere che anche il mutamento è illusorio.
Per rivoltare il calzino (spesso è più facile vedere le cose da altra angolazione), sia che sia il tempo a generare il mutamento, sia che sia il mutamento a generare il tempo, se elimini il tempo anche il mutamento scompare. E siccome ciò è assurdo, poiché il mutamento è in ogni momento sotto i nostri occhi, non resta altra strada che ritenere (come aveva intuito Parmenide) che il mutamento, e con esso l’intera realtà materiale, sia di natura illusoria.
11 anni e 11 mesi fa
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Quel "vuoi", però, andrebbe sostituito con un "credi": altrimenti sembra inserirsi nel concetto un elemento di volizione o do desiderio, che presta, senza speranza, il fianco alla obiezione di MY LOrd.
Se ne otterrebbe un pensiero provocatorio, ma non privo di significato e di motivi di riflessione.
Altro è infatti il piano scientifico, altro il piano mistico-religioso, altro il piano filosofico.
Quanto alla scienza, ed in particolare quanto alla relatività, alla meccanica quantistica ed ai mille tentativi che si sono susseguiti per giungere ad una teoria unificata, non bisogna mai dimenticare che la scienza in genere, ed in particolare la scienza dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo, procede per MODELLI, i quali NON DESCRIVONO la realtà quale essa è, ma la INTERPRETANO COME SE essa fosse costituita in una certa maniera. Basti, al riguardo, riflettere sulla circostanza che, quanto alla luce, per alcuni aspetti risulta valido il modello ondulatorio, per altri il modello corpuscolare. Al riguardo, chiedersi se la luce sia fatta di onde o di corpuscoli non ha alcun senso: ciò che conta è che I MODELLI ONDULATORIO E CORPUSCOLARE sono entrambi validi (FINO A PROVA CONTRARIA) per alcuni fenomeni l’uno, per altri fenomeni l’altro.
Alla stessa maniera, la gravitazione newtoniana e quella relativistica altro non sono che due MODELLI INTERPRETATIVI della realtà, che NULLA HANNO A CHE VEDERE CON CIO' CHE LA REALTA' EFFETTIVAMENTE SIA. Per intenderci, la "forza di attrazione" attribuita da Newton alle masse stellari e planetarie fa il paio con la "deformazione dello spazio-tempo" generata dalle masse stesse, di cui parla Einstein: si tratta, in entrambi i casi, di due teorie che INTERPRETANO la realtà COME SE le masse generassero una forza di attrazione, o COME SE producessero una curvatura dello spazio-tempo. Ma lo stesso spazio-tempo, di cui parla Einstein, esiste solo in quanto modello interpretativo: NULLA DI PIU'.
Le due teorie della gravitazione, quella di Newton e quella di Einstein, hanno tuttavia un grosso pregio: quello di interpretare la realtà in maniera adeguata, cioè atta a prevedere e quantificare i fenomeni naturali, sia pure su scale di grandezza diverse. Di questa caratteristica sono viceversa prive le mille e mille teorie cosmologiche succedutesi alla teoria della relatività: si può dire che non vi sia stato, da Einstein in poi, fisico teorico che non si sia industriato a costruire un suo "sistema" di interpretazione dell'Universo. Pur trattandosi di esercizi logico-matematici di tutto rispetto, si tratta di teorie l'una in contraddizione con l'altra, delle quali dunque solo una potrebbe essere quella giusta; ma non è dato conoscere quale essa sia, giacché manca a tutt'oggi la possibilità di verificarle sperimentalmente (cosa che viceversa è avvenuta per la teoria della relatività: mi riferisco alla soluzione dei problemi presentati dall'orbita di Mercurio, alla deviazione della luce riscontrata da Eddington in occasione di eclisse solare, da ultimo alla verifica del fenomeno delle lenti gravitazionali, profetizzate da Einstein).
In particolare, sempre rimanendo per ora nell'ambito della prospettiva scientifica, e segnatamente nell'ambito della relatività, c'è da dire che Einstein tratta spazio e tempo alla stessa maniera (spazio-tempo): cioè come meri concetti di relazione. Voglio dire che, per Einstein, sia il tempo che lo spazio NON SONO REALTA' FISICHE, ma sono generati dalla MATERIA. Senza materia, nè tempo nè spazio. No materia, no party. : ))
Quando dici che c’è bisogno solo dello spazio e non del tempo (“non potresti vivere senza uno spazio in cui stare”), lungi dal ricollegarti alla fisica relativistica o alla teoria dei quanti, esprimi un concetto di ordine psicologico: un’idea di spazio associata all’idea del “vuoto”, nata come primitiva visione di un’estensione più o meno “vuota” all’esterno dell’uomo. Visione divenuta poi tipicamente Newtoniana (per Newton lo spazio era una realtà fisica).
E del pari esprimi un concetto psicologico allorché asserisci che “la mente umana ha bisogno di programmarsi quello che ancora deve esistere, e di conseguenza serve un metro di misura”, evidenziando che è “vero che tutto cambia nell'universo, è in continuo mutamento, ma non per questo dobbiamo a tutti i costi temporizzarlo, se te togli il tempo, la terra girerebbe comunque, l'universo funzionerebbe comunque”.
Vedi, il problema non è la psicologia umana, o l’esigenza umana di MISURARE il tempo (tramite il battito del cuore, l’alternarsi del giorno e della notte, delle lunazioni, delle stagioni eccetera); il problema è DI ORDINE LOGICO (a prescindere da teorie relativistiche o da esigenze psicologiche), e si pone in questi termini:
- SE ESISTE IL MUTAMENTO, ESISTE IL TEMPO, perché un mutamento non può verificarsi se non nel tempo. Esempio facile facile: L’ACQUA DELLA PENTOLA EVAPORA. Prima c’era, poi non c’è più. Sfido chiunque a mettere la pentola sul fuoco e a dimostrarmi che l’acqua non deve bollire per 15 minuti. E anche se la si getta in un forno a 900 grtadi di calore, ci sarà sempre un momento antecedente l’azione del gettarla, e un momento successivo, in cui evaporerà.
- MA AMMETTIAMO CHE IL TEMPO NON ESISTa (nel senso che sia illusorio, per motivi di ordine scientifico, mistico, religioso o quant’altro): ebbene, se così fosse, non resterebbe altro che concludere che anche il mutamento è illusorio.
Per rivoltare il calzino (spesso è più facile vedere le cose da altra angolazione), sia che sia il tempo a generare il mutamento, sia che sia il mutamento a generare il tempo, se elimini il tempo anche il mutamento scompare. E siccome ciò è assurdo, poiché il mutamento è in ogni momento sotto i nostri occhi, non resta altra strada che ritenere (come aveva intuito Parmenide) che il mutamento, e con esso l’intera realtà materiale, sia di natura illusoria.