Giuseppe Freda

Nella frase "Quando scoprono che sono gay, alcuni che..." di Jean-Paul Malfatti
Le persone più intelligenti, anzi spesso geniali, e più sensibili che io abbia mai conosciuto erano gay.  Tanto di cappello.
    Quanto poi alle persone che, con facce da olio di ricino, si ritirano nel silenzio e nell'ostentata indifferenza (e lo fanno non solo con i gay, ma con chiunque e per qualsiasi motivo), a mio avviso esse non vanno assolutamente ignorate, ma (per il loro e l'altrui bene) MARTELLATE di verità, sberleffi e grasse risate. 
    Se ti posso dare un piccolo consiglio... fai i nomi di queste persone, affrontale a viso aperto, spu**anale con eleganza, tirale fuori con due dita, come topolini presi per la coda, dai loro silenzi. Loro vogliono chiuderti in un recinto? Chiudici dentro loro. Credimi, non esiste sensazione più gratificante che sentirsi addosso il sordo livore di questa gente. E' meglio del bagno- schiuma Vidal.  : )))))
12 anni e 8 mesi fa
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Nella frase "Al bar. Un uomo va al bar e dice al cameriere..." di Anonimo
E brava Klara: cooosì !!! Finalmente due risate !! ***** !!
13 anni e 6 mesi fa
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Nella frase "Mi trovavo al ristorante tu cenavi al tavolo..." di Franca Mercadante
Margheritaaaaaaaa.........
Un accento di troppo nell''ultimo versooooooo......
12 anni e 8 mesi fa
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Nella frase "Racconto di popoli scalzi - ribelli, di..." di Flavia Ricucci
No, Flavia, non mi faccio scrupoli. Sto attraversando un periodo difficile, caratterizzato dalla necessità di risolvere alcuni problemi di fondo della mia esistenza materiale e spirituale. Quando attraverso queste fasi, vengo a trovarmi in una sorta di stato di "nolontà", caratterizzato  dall'impossibilità di fare alcune cose che la mia mente (in maniera spesso obiettivamente immotivata) ritiene difficili. Tra di esse possono, nelle mia veste "nolitiva", rientrare le cose più svariate: dal mettere ordine sulla mia scrivania, al leggere un libro che ritengo "difficile", sino al farmi da mangiare o addirittura all'uscire di casa.
      Ora, le tue poesie rappresentano per me un cimento. Le chiamo "santuario" perché recano qualcosa di misterioso, di nascosto, che merita molto più di una lettura veloce. Quella, l'ho data; ma è servita solo per rendermi conto di essere alle prese con un codice da decifrare, piuttosto che con una "normale" lettura. Alcune sono di immediata comprensione; ma altre richiedono qualcosa, anzi molto di più: un impegno serio. Qualcosa che la mia "nolontà" del momento ha bloccato come superiore alle mie forze attuali.
     Volendo andare più a fondo, ciò che al momento mi risulta difficile è ripercorrere a ritroso il tragitto tra la semplice immediatezza del sentire (il sentire, anche se complesso, anche se folle, per sua stessa natura si manifesta sempre in maniera semplice ed immediata) e la sua trasposizione verbale. Personalmente, ho sempre oscillato tra la estrema semplicità e la più totale cripticità, quando solo quest'ultima potesse rendere l'idea della sostanziale incomunicabilità del sentito se non per immagini arazionali. Nelle tue poesie noto invece un procedimento diverso: una sorta di sforzo di nascondimento, che però devo ancora ben capire se operato solo per motivi estetici, cioè di stile, o non anche   in una sorta di intento sapienziale, per cui solo chi è degno possa scoprire la chiave di volta dell'edificio. Io non propendo per questa seconda ipotesi, ma non posso scartarla, perché tra le due mi pare, soprattutto in alcuni passaggi, la più adatta e la più interessante.
     In varie circostanze, nel corso della mia vita, diverse persone (soprattutto quelle a me molto vicine per motivi di convivenza o di amicizia o di lavoro) hanno osservato, tra il serio e il faceto che la mia "zona" era una sorta di "ufficio complicazione affari semplici". Ma questo capitava solo a chi aveva agio di osservare i semilavorati, poiché uno dei miei sforzi primari era quello di rendere il prodotto finito di estrema fruibilità e semplicità. Nelle tue poesie, invece, noto l'operazione inversa. E questo alternativamente mi inquieta e mi affascina. DEVO capirne il perché.
    Ultima cosa: di solito, la mia condizione di "nolontà" passa d'improvviso, rabbiosamente, e da sola. E solo quando passa comprendo i reali motivi che l'hanno provocata, Sicuramente, però, in questo caso non è derivata dalle tue poesie :), ma molto più probabilmente dalla mia incapacità di comprendere, insieme ad esse, tante e tante altre cose, soprattutto me stesso.
12 anni e 7 mesi fa
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Nella frase "Le donne danno vita al mondo, impariamo a..." di Marco Giannetti
Senza le donne saremmo perduti. Anzi, non ci saremmo neanche.
***** alla frase, che condivido in pieno.
12 anni e 8 mesi fa
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Nella frase ""Solo gli idioti non hanno dubbi." "Ne siete..." di Georges Courteline
Bea, ma sei una perseguitata! Io scrivo di tutto senza spazi nè asterischi birbanti, e nessuno mi censura, malgrado ripetute sfide... E' tuttavia anche vero che ho 25 frasi in attesa di valutazione, e stanno sempre lì in attesa, congelate in un limbo inquietante... Vuoi vedere che per il software non esisto neanche??  Questo è uno dei miei dubbi...  : //
13 anni e 7 mesi fa
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Nella frase "Rivedere le proprie convinzioni non è cosa da..." di Giulio Pintus
***** !! Starei per dire "..bellissima!!", se l'esclamazione non fosse un po' troppo inflazionata...   : ))
Invece ti dico: qualsiasi convinzione è difficile da rivedere.
La via maestra è non avere convinzioni, ma solo ipotesi di ricerca da confrontare con la realtà e con le ipotesi altrui. E, al posto delle convinzioni, nutrire e dare amore a tutti e  tutte le cose.
Su quest'ultima via non si può sbagliare, e questa, oltre tutto, è l'unica "convinzione" che conti. Perché tutto si sposta dal piano del pensare a quello dell'essere, del volere e dell'agire.
Ma... farlo è ancora più difficile che rivedere le proprie convinzioni.
Sentirlo e comunicarlo no, è più facile: ed è qui, nelle intenzioni e in qualche gesto d'amore occasionale, che forse si riabilita la nostra pigra ed egocentrica natura umana.
13 anni fa
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