L'essenza del cristianesimo è l'amore del prossimo, là dove per prossimo deve intendersi ciascun essere umano rispetto a ciascun essere umano. Tutti gli altri princìpi altro non sono che esmplificazioni di questo principio fondamentale.
Naturalmente per ciò di cui parlo non è necessaria la santità del giungere a dare la vita per l'altro. Ma neanche è sufficiente l'"alterum non laedere", o il "non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te". Occorrerebbe infatti non un "non fare", ma un "fare": cooperazione, percezione dei problemi dell'altro come problemi propri, sostegno reciproco, insomma tutto ciò che verrebbe a creare una sorta di gruppo familiare "allargato".
Non si può pretendere che questa visuale (vera e propria rivoluzione copernicana rispetto all'organizzazione sociale attuale, fondata sull'interesse, sull'egoismo e sulla PAURA dell'altro) parta dall'alto. DEVE PARTIRE DAL BASSO, DA PICCOLI NUCLEI SEMPRE PIU' NUMEROSI. Possibile che non si possa fare qualcosa del genere senza passare per vie clericali e confessionali?
12 anni e 4 mesi fa
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La volgarità, come caratteristica di ciò o di colui che è "assolutamente privo di finezza, distinzione, signorilità, garbo e simili", è concetto scollegato da ogni valutazione di carattere morale: la persona più volgare del mondo, infatti, può essere di nobili sentimenti, migliori di quelli della persona più signorile ed "educata".
Il concetto di volgarità, infatti, è legato alle consuetudini sociali più che alla natura intrinseca del sentire. Prova ne sia che circa gli animali, le cui consuetudini sociali ci sono ignote, non riusciamo ad esprimere alcun giudizio in merito a presunti atteggiamenti volgari; mentre invece riusciamo ad esprimerne circa l'amore delle madri per i loro cuccioli, e circa taluni atti eroici intesi a salvare la vita dei propri cari, esseri umani inclusi.
Stando così le cose, emettere un mero giudizio di volgarità in ordine alla confusione del capriccio con l'amore mi pare riduttivo ed eccessivamente benevolo: si tratta in realtà, a mio avviso, di una grave carenza di sensibilità, riconducibile ad un grado limitato di evoluzione culturale e spirituale.
Fatto sta, però, che molte persone non riescono neanche lontanamente a percepire quanto negativo possa essere, nei loro confronti, un giudizio di scarsa sensibilità; mentre risultano molto più recettive ad un giudizio di volgarità, specie se, come nel caso di specie, emesso da una donna nei confronti di un uomo. Ciò, naturalmente, perché alla "volgarità" viene ancora associata una riprovazione sociale superiore che alla "scarsa sensibilità": limite di evidente derivazione scimmiesca, che si sostanzia nell'attribuire maggiore importanza alla "conformità o non conformità" rispetto ai comportamenti usuali nel gruppo, piuttosto che al valore o disvalore intrinseco delle opinioni e dei comportamenti.
12 anni e 5 mesi fa
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Io sono convinto che l'unico destino che conti è il nostro destino INTERIORE, cioè il castello che costruiamo dentro di noi. Gli errori sono una delle materie prime di questa costruzione.
La vita è fatta per essere spesa, non per rimanere lì a guardarla; ed è chiaro che, spendendola, si commettono errori, spesso molti, e spesso anche gravi. Ma ciascuno di essi serve a farci comprendere qualcosa, fosse anche una sola cosa, e cioè quanto siamo soggetti a sbagliare, noi che "prima" ci ritenevamo infallibili. Basterebbe anche solo questo ammaestramento, a rendere utile qualsiasi errore.
Quanto ai vestiti, non gettare via niente. La vita è strana ed imprevedibile: prima o poi tutto torna utile.
12 anni e 7 mesi fa
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Naturalmente per ciò di cui parlo non è necessaria la santità del giungere a dare la vita per l'altro. Ma neanche è sufficiente l'"alterum non laedere", o il "non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te". Occorrerebbe infatti non un "non fare", ma un "fare": cooperazione, percezione dei problemi dell'altro come problemi propri, sostegno reciproco, insomma tutto ciò che verrebbe a creare una sorta di gruppo familiare "allargato".
Non si può pretendere che questa visuale (vera e propria rivoluzione copernicana rispetto all'organizzazione sociale attuale, fondata sull'interesse, sull'egoismo e sulla PAURA dell'altro) parta dall'alto. DEVE PARTIRE DAL BASSO, DA PICCOLI NUCLEI SEMPRE PIU' NUMEROSI. Possibile che non si possa fare qualcosa del genere senza passare per vie clericali e confessionali?
Il concetto di volgarità, infatti, è legato alle consuetudini sociali più che alla natura intrinseca del sentire. Prova ne sia che circa gli animali, le cui consuetudini sociali ci sono ignote, non riusciamo ad esprimere alcun giudizio in merito a presunti atteggiamenti volgari; mentre invece riusciamo ad esprimerne circa l'amore delle madri per i loro cuccioli, e circa taluni atti eroici intesi a salvare la vita dei propri cari, esseri umani inclusi.
Stando così le cose, emettere un mero giudizio di volgarità in ordine alla confusione del capriccio con l'amore mi pare riduttivo ed eccessivamente benevolo: si tratta in realtà, a mio avviso, di una grave carenza di sensibilità, riconducibile ad un grado limitato di evoluzione culturale e spirituale.
Fatto sta, però, che molte persone non riescono neanche lontanamente a percepire quanto negativo possa essere, nei loro confronti, un giudizio di scarsa sensibilità; mentre risultano molto più recettive ad un giudizio di volgarità, specie se, come nel caso di specie, emesso da una donna nei confronti di un uomo. Ciò, naturalmente, perché alla "volgarità" viene ancora associata una riprovazione sociale superiore che alla "scarsa sensibilità": limite di evidente derivazione scimmiesca, che si sostanzia nell'attribuire maggiore importanza alla "conformità o non conformità" rispetto ai comportamenti usuali nel gruppo, piuttosto che al valore o disvalore intrinseco delle opinioni e dei comportamenti.
La vita è fatta per essere spesa, non per rimanere lì a guardarla; ed è chiaro che, spendendola, si commettono errori, spesso molti, e spesso anche gravi. Ma ciascuno di essi serve a farci comprendere qualcosa, fosse anche una sola cosa, e cioè quanto siamo soggetti a sbagliare, noi che "prima" ci ritenevamo infallibili. Basterebbe anche solo questo ammaestramento, a rendere utile qualsiasi errore.
Quanto ai vestiti, non gettare via niente. La vita è strana ed imprevedibile: prima o poi tutto torna utile.