E stabbène...
In tutta sincerità, anche a fronte della media 10 in due voti, non ho animo di avanzare alcun rilievo sintattico-grammaticale, né di rompere quello che colgo come un potente, ancestrale incantesimo.
Né, per tema di fraintendimenti, emetto voti.
Dimetto le armi.
Che la Madonna vi assista.
12 anni e 8 mesi fa
Risposte successive (al momento 11) di altri utenti.
Il gladiatore ??
No, io non ho avversari e non combatto alcuno, salvo l'ign*oranza, la pre*sunzione, l'ipo*crisia, la pav*idità, la men*zogna... e poche altre astrazioni del genere. E tento di combatterle non ad armi pari, ma con armi esattamente opposte, come è giusto che sia,.
Insomma, non faccio che passare il tempo a dare una mano e a divertirmi.
12 anni e 8 mesi fa
Risposte successive (al momento 8) di altri utenti.
Saverio, io non ho detto che questa poesia non valga nulla: tutt'altro. Tuttavia, per quanto possa rileggerla, mi appare costruita, macchinosa, intesa più a colpire che ad esprimere. Le immagini si susseguono descrivendo sempre, con flashes diversi (ma ben studiati, per carità), l'identica situazione. Si ha la sensazione di una sorta di moto perpetuo di esemplificazioni, che potrebbe andare avanti all'infinito senza nulla aggiungere al quadro generale. In definitiva, mi sembra un buon "esercizio poetico", ma nulla di più. Un piatto ben confezionato, indubbiamente; ma privo di sapore e di sostanza.
L'altra che ho citato, e che preferivo, aveva un suo senso unitario compiuto, in cui neanche una parola poteva dirsi "di troppo".
E se mi permetti faccio una considerazione di ordine generale: nella nostra società della pubblicità e della TV, siamo molto abituati a percepire l'apparenza, e poco ormai ad indagare la sostanza delle cose. Nel pratico: esiste a tuo avviso nella poesia in discorso una sola immagine o definizione (dell'amore tra i silenzi) che NON possa essere eliminata senza privare di significato la poesia? A mio avviso nessuna: se ne può eliminare a piacere una qualunque, e il senso non muta. Del pari: esiste la possibilità di aggiungervene? A mio avviso sì, come dicevo: pressoché all'infinito. Provati invece a togliere una sola parola dall'altra, e non esiste più.
E' la stessa differenza che passa tra un modellino, sia pur curato in ogni particolare, ed una realtà vivente.
Questo, almeno, è il mio pensiero, senza naturalmente nulla voler togliere al vincitore.
Attendo però i verbali che dovrebbero essere pubblicati oggi, per capire (se lecito) qualcosa di più circa il giudizio della giuria qualificata.
12 anni e 8 mesi fa
Risposte successive (al momento 5) di altri utenti.
Ti ringrazio, Claudio: per me che amo l'arte, ed in particolare la musica, questa tua visita nel mio "bunker" è cosa davvero preziosa. : )
Circa quanto giustamente hai precisato, ho un aneddoto divertente: il più grande dei miei figli, da piccolino (7 o 8 anni) disdegnava frequentarmi allorché ascoltavo musica "classica". Ma un bel giorno, me lo vedo entrare in salotto tutto compunto, mentre ascoltavo il clavicembalo ben temperato di Bach... Come sai è un autore "difficile", vero tormento del neofita (a mia moglie faceva venire l'emicrania), eppure lui, così piccolo, si fermò ad ascoltare rapito... Lui ascoltava Bach, e io guardavo il suo visino estatico...Poi volle uno stereo tutto suo, e a casa nostra praticamente "abitò" Bach per un lungo periodo, cioè finché mio figlio non si sposò e se ne andò. : ))
Mi è venuto in mente questo episodio, a comprova della tua precisazione circa la fruizione del "prodotto musicale finito", che non necessita assolutamente di basi teoriche.
Io tuttavia, parlando di pentagramma, che è l'ABC del fare e comporre musica, mi riferivo per l'appunto alla composizione, non all'ascolto: parlavo di chi "scrive" musica. Ed in genere, questa mia frase è indirizzata a coloro che ritengono di poter "fare" arte, qualsiasi essa sia (scrivere musica, poesie, dipingere: quanto alla poesia, la grammatica è del pari solo l'ABC del fare poesia), senza conoscerne o almeno desiderare di conoscerne, e verificarne, ed applicarne le regole fondamentali, ma tenendole in non cale come cose scolastiche, agevolmente superabili dall'estro o da malintese licenze artistiche.
Ciò, di rimbalzo, sortisce a mio avviso un effetto negativo anche sui fruitori, che si abituano a "prodotti" di qualità scadente, e si convincono anch'essi che le basi tecniche dell'arte siano cose di secondaria importanza: col che perpetuando queste false opinioni. Le quali arrecheranno però sempre il loro danno in fase di creazione (ché tutti diverranno "artisti"), non di fruizione.
Nella poesia, ed in genere in letteratura, ciò può essere addirittura più grave, a mio avviso, che in campo musicale: direi anzi distruttivo. Mentre infatti una nota "stonata" sono più o meno in grado di coglierla tutti, non tutti sono in grado di cogliere uno strafalcione grammaticale, per il semplice motivo che il linguaggio è un qualcosa di estremamente delicato ed opinabile, come dimostrato dalla circostanza che tutti i musicisti (come i matematici) si comprendono anche se di paesi e culture totalmente diversi, ma un italiano e un cinese, in assenza di un interprete, non potranno mai comprendersi se non a gesti.
Di fronte a questa realtà, non discuto che il linguaggio si evolva; ma lasciamo - è questo poi il senso del mio discorso - che si evolva in vista di una qualche utilità espressiva, e non semplicemente a motivo di inavvertiti strafalcioni. : )))
In tutta sincerità, anche a fronte della media 10 in due voti, non ho animo di avanzare alcun rilievo sintattico-grammaticale, né di rompere quello che colgo come un potente, ancestrale incantesimo.
Né, per tema di fraintendimenti, emetto voti.
Dimetto le armi.
Che la Madonna vi assista.
No, io non ho avversari e non combatto alcuno, salvo l'ign*oranza, la pre*sunzione, l'ipo*crisia, la pav*idità, la men*zogna... e poche altre astrazioni del genere. E tento di combatterle non ad armi pari, ma con armi esattamente opposte, come è giusto che sia,.
Insomma, non faccio che passare il tempo a dare una mano e a divertirmi.
L'altra che ho citato, e che preferivo, aveva un suo senso unitario compiuto, in cui neanche una parola poteva dirsi "di troppo".
E se mi permetti faccio una considerazione di ordine generale: nella nostra società della pubblicità e della TV, siamo molto abituati a percepire l'apparenza, e poco ormai ad indagare la sostanza delle cose. Nel pratico: esiste a tuo avviso nella poesia in discorso una sola immagine o definizione (dell'amore tra i silenzi) che NON possa essere eliminata senza privare di significato la poesia? A mio avviso nessuna: se ne può eliminare a piacere una qualunque, e il senso non muta. Del pari: esiste la possibilità di aggiungervene? A mio avviso sì, come dicevo: pressoché all'infinito. Provati invece a togliere una sola parola dall'altra, e non esiste più.
E' la stessa differenza che passa tra un modellino, sia pur curato in ogni particolare, ed una realtà vivente.
Questo, almeno, è il mio pensiero, senza naturalmente nulla voler togliere al vincitore.
Attendo però i verbali che dovrebbero essere pubblicati oggi, per capire (se lecito) qualcosa di più circa il giudizio della giuria qualificata.
Circa quanto giustamente hai precisato, ho un aneddoto divertente: il più grande dei miei figli, da piccolino (7 o 8 anni) disdegnava frequentarmi allorché ascoltavo musica "classica". Ma un bel giorno, me lo vedo entrare in salotto tutto compunto, mentre ascoltavo il clavicembalo ben temperato di Bach... Come sai è un autore "difficile", vero tormento del neofita (a mia moglie faceva venire l'emicrania), eppure lui, così piccolo, si fermò ad ascoltare rapito... Lui ascoltava Bach, e io guardavo il suo visino estatico...Poi volle uno stereo tutto suo, e a casa nostra praticamente "abitò" Bach per un lungo periodo, cioè finché mio figlio non si sposò e se ne andò. : ))
Mi è venuto in mente questo episodio, a comprova della tua precisazione circa la fruizione del "prodotto musicale finito", che non necessita assolutamente di basi teoriche.
Io tuttavia, parlando di pentagramma, che è l'ABC del fare e comporre musica, mi riferivo per l'appunto alla composizione, non all'ascolto: parlavo di chi "scrive" musica. Ed in genere, questa mia frase è indirizzata a coloro che ritengono di poter "fare" arte, qualsiasi essa sia (scrivere musica, poesie, dipingere: quanto alla poesia, la grammatica è del pari solo l'ABC del fare poesia), senza conoscerne o almeno desiderare di conoscerne, e verificarne, ed applicarne le regole fondamentali, ma tenendole in non cale come cose scolastiche, agevolmente superabili dall'estro o da malintese licenze artistiche.
Ciò, di rimbalzo, sortisce a mio avviso un effetto negativo anche sui fruitori, che si abituano a "prodotti" di qualità scadente, e si convincono anch'essi che le basi tecniche dell'arte siano cose di secondaria importanza: col che perpetuando queste false opinioni. Le quali arrecheranno però sempre il loro danno in fase di creazione (ché tutti diverranno "artisti"), non di fruizione.
Nella poesia, ed in genere in letteratura, ciò può essere addirittura più grave, a mio avviso, che in campo musicale: direi anzi distruttivo. Mentre infatti una nota "stonata" sono più o meno in grado di coglierla tutti, non tutti sono in grado di cogliere uno strafalcione grammaticale, per il semplice motivo che il linguaggio è un qualcosa di estremamente delicato ed opinabile, come dimostrato dalla circostanza che tutti i musicisti (come i matematici) si comprendono anche se di paesi e culture totalmente diversi, ma un italiano e un cinese, in assenza di un interprete, non potranno mai comprendersi se non a gesti.
Di fronte a questa realtà, non discuto che il linguaggio si evolva; ma lasciamo - è questo poi il senso del mio discorso - che si evolva in vista di una qualche utilità espressiva, e non semplicemente a motivo di inavvertiti strafalcioni. : )))
'A poesia è bella,
è bella 'o vero...
ma nce stanno
troppi muorte !!!... : //
***** : ))))))))))
...Ma sono in agguato. : ))))))))))