Ciao Scheggia, di tanto in tanto torno con una notizia e con un "tormentone" nella tua ormai famosa "locanda pesce palla", noto rifugio di ogni pericoloso cospiratore presente su questo sito.
Ebbene stavolta vi torno con una notizia che ha dell'incredibile, e che riguarda niente meno che Attila, il truce censore che tanto ami: ebbene, non più il solo nome del cavaliere nero, ma anche quello di Luca, l'autore del terzo evangelo, ove preceduto dal de, non è più nominabile.
Chiunque non mi creda ci provi, e vedrà che dico il vero. Ma vi è di più: per quante stellette o trattini tu possa mettere, il censore sempre calerà la sua mannaia, essendo stato evidentemente trasformato in un cyborg di nuova generazione, molto simile ad un implacabile "Terminator".
Mi farebbe sinceramente piacere conoscere i motivi di questa trasformazione.
Non credo sinceramente ad una iniziativa del sito... a quale pro operare un'amenità del genere?
Nè credo che l'autore in questione sia prossimo all'espulsione, quantunque talora permaloso, irritabile e poco propenso al dialogo e a chiarimenti.
Ritengo più facile che il cyborg sia stato allertato su richiesta dell'interessato. Ma... richiesta volta a quale scopo?
Forse che egli tema ingiurie, diffamazioni, insulti o altri volgari fatti di reato, là dove ha finora ricevuto dal sottoscritto solo educati, inconfutabili, costruttivi ed inoffensivi rilievi grammaticali?
Che li tema ad opera di altri ? Ma siamo tra persone civili, tra poeti, anche se talora sedicenti tali, mica tra lazzaroni scaricanti di porto, o tra cocchieri ad affitto...
E dunque deposito la primizia di cui sopra in questa nobilissima locanda del pesce palla, non senza chiedere pubblicamente allo STAFF due cose:
- perché il terzo evangelista (dico il bue alato, patrono degli artisti, dei pittori, degli scultori, dei medici, dei chirurghi e dei notai), ove preceduto da un innocuo "de", non si può pronunziare?
- ove non sia dipeso da vostra iniziativa, come avete potuto accondiscendere ad una così amena richiesta? Esiste, dovreste saperlo, un omonimo ERRI, ben più famoso, il cui cognome risulta per tal via non più pronunziabile su questo sito... Vi pare possibile? E se la medesima richiesta vi fosse rivolta da un quisque de populo, la accogliereste? O forse sareste, su richiesta di chiunque, tenuti a farlo?
Credo che queste siano domande cui tutti, a questo punto, gradirebbero una precisa e circostanziata risposta. Grazie.
12 anni e 8 mesi fa
Risposte successive (al momento 105) di altri utenti.
Solo ora mi accorgo che, preso da altre faccende, non ho ancora espresso pubblicamente la mia opinione. Ebbene c'erano a mio avviso, tra gli aforismi, solo due possibilità per la vittoria finale, e il tuo aforisma era una delle due: non rimango dunque stupito della vittoria della tua frase, e ti faccio i miei più vivi complimenti.
12 anni e 8 mesi fa
Risposte successive (al momento 13) di altri utenti.
Lacrima 67, a prescindere dalle tue preferenze poetiche, di certo del tutto lecite, e concesso che bea-flando tentò di effettuare una rischiosa catàbasi, devo dire che il tuo inatteso e laconico intervento, con quel dolente avatàr che vedo oggi per la prima volta, mi ricorda l'emergere ad Ulisse dell'ombra di Tiresia dalle nebbie del Tartaro, e mi induce sinceramente ad ogni scongiuro del caso.
Devo dire che ne ho ben visti di avatàr recanti volti dolenti, in primis quello in uso a un tal poeta che solo ora scopro innominabile; ma il tuo è ben degno di una finalissima, da disputarsi quanto prima. : )))))
12 anni e 8 mesi fa
Risposte successive (al momento 8) di altri utenti.
Finalmente, seguendo a tentoni le orme di amici, riesco a dare un nome ed un volto all'autore di questa bella poesia.
Ove tu, Marco, già non lo avessi visto, trascrivo qui di seguito il commento da me stilato già tempo fa, sotto il post "regolamento del concorso". E' stato il voto più alto che io abbia dato (alla vincitrice avevo dato 6,5). Mi auguro che la giuria qualificata fornisca ampia motivazione di una scelta che, al momento, non posso condividere.
Da parte mia i più vivi complimenti: questo scritto è stato una delle poche luci presenti in finale.
LA CRUNA DELL'AGO
Bella, suggestiva e molto delicata (anche se ottimistica e di zuccheroso sapore ottocentesco, che appare non del tutto spontaneo e sentito), questa immagine dell’amore inteso come un lavoro di tessitura iniziato da lei, sulle prime subìto da lui senza gran convinzione come cosa epidermica, usuale, destinata ad ingiallire ed esser portata via dal vento d’autunno, poi, nell’approfondirsi del rapporto, accettato e proseguito in maniera consapevole e determinata, “cambiando il filo delle emozioni” con l’uso di pazienza, calma e ragione, sino alla fine della matassa, là dove lui scopre, a tela compiuta, un’anima indissolubilmente unita alla sua.
Gli unici rilievi che mi sento di muovere, a parte quanto detto circa il sapore oleografico dell’immagine, attengono ad una qualche ingenuità formale: trattandosi di frase in tutta evidenza composta di vari periodi, non si vede il perché dell’assenza del punto alla fine degli stessi e del contemporaneo persistere delle virgole e delle maiuscole. L’avrei preferita senza punteggiatura e tutte maiuscole in inizio dei versi , o con punteggiatura completa.
La struttura metrica in endecasillabi e dodecasillabi si sposa bene all’immagine arcaica della donna al telaio. Forse però sarebbe stato meglio disporre con una qualche simmetria, nei diciannove versi, i sei di dodici sillabe, che risultano viceversa distribuiti a caso, apparentemente in maniera inconsapevole: l’insieme sarebbe risultato più musicale.
Ritengo comunque quasi miracoloso che questo componimento, di non ordinaria bellezza ma anche di non immediata comprensibilità, sia riuscito a giungere in finale in una situazione in cui il numero rilevante delle opere proposte al voto popolare, e l’avvilente pochezza della maggior parte di esse, inducevano spesso ad una lettura sommaria (giacché di molte era pressoché impossibile arrivare sino alla fine).
VOTO : 8
12 anni e 8 mesi fa
Risposte successive (al momento 2) di altri utenti.
Ebbene stavolta vi torno con una notizia che ha dell'incredibile, e che riguarda niente meno che Attila, il truce censore che tanto ami: ebbene, non più il solo nome del cavaliere nero, ma anche quello di Luca, l'autore del terzo evangelo, ove preceduto dal de, non è più nominabile.
Chiunque non mi creda ci provi, e vedrà che dico il vero. Ma vi è di più: per quante stellette o trattini tu possa mettere, il censore sempre calerà la sua mannaia, essendo stato evidentemente trasformato in un cyborg di nuova generazione, molto simile ad un implacabile "Terminator".
Mi farebbe sinceramente piacere conoscere i motivi di questa trasformazione.
Non credo sinceramente ad una iniziativa del sito... a quale pro operare un'amenità del genere?
Nè credo che l'autore in questione sia prossimo all'espulsione, quantunque talora permaloso, irritabile e poco propenso al dialogo e a chiarimenti.
Ritengo più facile che il cyborg sia stato allertato su richiesta dell'interessato. Ma... richiesta volta a quale scopo?
Forse che egli tema ingiurie, diffamazioni, insulti o altri volgari fatti di reato, là dove ha finora ricevuto dal sottoscritto solo educati, inconfutabili, costruttivi ed inoffensivi rilievi grammaticali?
Che li tema ad opera di altri ? Ma siamo tra persone civili, tra poeti, anche se talora sedicenti tali, mica tra lazzaroni scaricanti di porto, o tra cocchieri ad affitto...
E dunque deposito la primizia di cui sopra in questa nobilissima locanda del pesce palla, non senza chiedere pubblicamente allo STAFF due cose:
- perché il terzo evangelista (dico il bue alato, patrono degli artisti, dei pittori, degli scultori, dei medici, dei chirurghi e dei notai), ove preceduto da un innocuo "de", non si può pronunziare?
- ove non sia dipeso da vostra iniziativa, come avete potuto accondiscendere ad una così amena richiesta? Esiste, dovreste saperlo, un omonimo ERRI, ben più famoso, il cui cognome risulta per tal via non più pronunziabile su questo sito... Vi pare possibile? E se la medesima richiesta vi fosse rivolta da un quisque de populo, la accogliereste? O forse sareste, su richiesta di chiunque, tenuti a farlo?
Credo che queste siano domande cui tutti, a questo punto, gradirebbero una precisa e circostanziata risposta. Grazie.
Mi congratulo.
Devo dire che ne ho ben visti di avatàr recanti volti dolenti, in primis quello in uso a un tal poeta che solo ora scopro innominabile; ma il tuo è ben degno di una finalissima, da disputarsi quanto prima. : )))))
Ove tu, Marco, già non lo avessi visto, trascrivo qui di seguito il commento da me stilato già tempo fa, sotto il post "regolamento del concorso". E' stato il voto più alto che io abbia dato (alla vincitrice avevo dato 6,5). Mi auguro che la giuria qualificata fornisca ampia motivazione di una scelta che, al momento, non posso condividere.
Da parte mia i più vivi complimenti: questo scritto è stato una delle poche luci presenti in finale.
LA CRUNA DELL'AGO
Bella, suggestiva e molto delicata (anche se ottimistica e di zuccheroso sapore ottocentesco, che appare non del tutto spontaneo e sentito), questa immagine dell’amore inteso come un lavoro di tessitura iniziato da lei, sulle prime subìto da lui senza gran convinzione come cosa epidermica, usuale, destinata ad ingiallire ed esser portata via dal vento d’autunno, poi, nell’approfondirsi del rapporto, accettato e proseguito in maniera consapevole e determinata, “cambiando il filo delle emozioni” con l’uso di pazienza, calma e ragione, sino alla fine della matassa, là dove lui scopre, a tela compiuta, un’anima indissolubilmente unita alla sua.
Gli unici rilievi che mi sento di muovere, a parte quanto detto circa il sapore oleografico dell’immagine, attengono ad una qualche ingenuità formale: trattandosi di frase in tutta evidenza composta di vari periodi, non si vede il perché dell’assenza del punto alla fine degli stessi e del contemporaneo persistere delle virgole e delle maiuscole. L’avrei preferita senza punteggiatura e tutte maiuscole in inizio dei versi , o con punteggiatura completa.
La struttura metrica in endecasillabi e dodecasillabi si sposa bene all’immagine arcaica della donna al telaio. Forse però sarebbe stato meglio disporre con una qualche simmetria, nei diciannove versi, i sei di dodici sillabe, che risultano viceversa distribuiti a caso, apparentemente in maniera inconsapevole: l’insieme sarebbe risultato più musicale.
Ritengo comunque quasi miracoloso che questo componimento, di non ordinaria bellezza ma anche di non immediata comprensibilità, sia riuscito a giungere in finale in una situazione in cui il numero rilevante delle opere proposte al voto popolare, e l’avvilente pochezza della maggior parte di esse, inducevano spesso ad una lettura sommaria (giacché di molte era pressoché impossibile arrivare sino alla fine).
VOTO : 8