Non lasciatevi ingannare: la natura altro non è che uno specchio, ciascuno vi coglie ciò che ha dentro di sé. Questo risulta evidente nei momenti in cui la nostra situazione psicologica stride con percezioni idilliache degli scenari naturali.
Ricordo una splendida giornata di sole in un luogo splendido, il giorno in cui avevo un caro cadavere da seppellire: quel sole era tagliente, anonimo, inquietante: la "festa" della natura, che tante volte avevo percepito, non esisteva più... Dunque la festa era stata mia, solo mia, come quel dolore.
E questo non è un male, anzi. Ci ricorda di essere soggetti attivi della nostra vita e della nostra percezione, e non meri recettori passivi.
Del resto, è noto che anche le c.d. "leggi dinatura" che scopriamo, altro non sono che il riflesso della nostra impronta razionale. Scopriamo le analogie tra la nostra ragione e la natura, non la natura: essa ci è razionalmente inconoscibile, come testimoniato dall'incessante spostarsi in avanti degli interrogativi della ricerca: uno se ne risolve e cento se ne creano, in un processo di approssimazione senza fine.
...La musica più grande? Non è la natura, e neanche la cruda e sterile filosofia. La musica più grande è dare e ricevere carezze sull'anima nel reciproco amore disinteressato verso tutto e tutti.
13 anni e 1 mese fa
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Se non speri, non troverai l'insperabile. Questo dice il testo greco.
Non dice di sperare nell'insperabile: sarebbe una contraddizione in termini. E oltretutto da fessi. : )))
Te l'ho detto: spesso le traduzioni "a senso" danno luogo a un non senso.
C'è troppa approssimazione. Povero Eraclito e poveri noi.
Trovare l'insperabile sperando (e basta) è un esempio di serendipità. Speri lo sperabile, e trovi l'insperabile. Tutto qui, semplicemente. La storia della scienza è piena zeppa di questi casi.
13 anni e 1 mese fa
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Vincenzo, lo ha ricordato Dario in tre parole: i Pini, lo si sa, sono scagliosi ed irti... : )))
E poi un sorriso composto (mi raccomando: era composto?) è la massima gratificazione cui un poeta-filosofo-scienziato-tuttologo partenopeo possa ambire.
Ti ringrazio dunque non solo del voto, ma anche e soprattutto del sorriso.
13 anni e 1 mese fa
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Ricordo una splendida giornata di sole in un luogo splendido, il giorno in cui avevo un caro cadavere da seppellire: quel sole era tagliente, anonimo, inquietante: la "festa" della natura, che tante volte avevo percepito, non esisteva più... Dunque la festa era stata mia, solo mia, come quel dolore.
E questo non è un male, anzi. Ci ricorda di essere soggetti attivi della nostra vita e della nostra percezione, e non meri recettori passivi.
Del resto, è noto che anche le c.d. "leggi dinatura" che scopriamo, altro non sono che il riflesso della nostra impronta razionale. Scopriamo le analogie tra la nostra ragione e la natura, non la natura: essa ci è razionalmente inconoscibile, come testimoniato dall'incessante spostarsi in avanti degli interrogativi della ricerca: uno se ne risolve e cento se ne creano, in un processo di approssimazione senza fine.
...La musica più grande? Non è la natura, e neanche la cruda e sterile filosofia. La musica più grande è dare e ricevere carezze sull'anima nel reciproco amore disinteressato verso tutto e tutti.
Non dice di sperare nell'insperabile: sarebbe una contraddizione in termini. E oltretutto da fessi. : )))
Te l'ho detto: spesso le traduzioni "a senso" danno luogo a un non senso.
C'è troppa approssimazione. Povero Eraclito e poveri noi.
Trovare l'insperabile sperando (e basta) è un esempio di serendipità. Speri lo sperabile, e trovi l'insperabile. Tutto qui, semplicemente. La storia della scienza è piena zeppa di questi casi.
E poi un sorriso composto (mi raccomando: era composto?) è la massima gratificazione cui un poeta-filosofo-scienziato-tuttologo partenopeo possa ambire.
Ti ringrazio dunque non solo del voto, ma anche e soprattutto del sorriso.