Nel campo dell'agire umano, non conta ciò che è, ma ciò che dovrebbe essere.
L'uomo, che il fine della convivenza sociale sottopone alla necessità di norme imposte dall'esterno, è in realtà padrone di se stesso, e legge a se stesso.
E' quindi non fruitore, ma creatore di realtà.
A me sembra che Tina si ponga su questo piano: non cioè sul piano di ciò che è, ma sul piano di ciò che dovrebbe essere.
D'altra parte, l'assurdo di norme MORALI imposte dall'esterno viene in chiara evidenza ove si pensi che, diversamente dalla norma giuridica, cui è necessaria la mera osservanza esteriore anche senza adesione interiore, una norma morale non può dirsi rispettata se non nella condivisione ed adesione totale.
E' questo il motivo per cui Cristo, nel discorso della montagna, parla del "non desiderare". Il desiderio dell'atto immorale viene equiparato tout court alla sua esecuzione.
Tuttavia, ciò che asserisce Vincenzo non è a mio avviso da gettar via. Solo chi conosce il male può rifiutarlo appieno: la conoscenza del male era necessaria...
Del resto, nulla di nuovo: "i pubblicani e le prostitute vi precedono nel rego dei cieli". L'ha detto Lui.
Ed è testualmente evangelico che il primo essere umano a giungere in Paradiso, insieme a Cristo, fu un ladro, messo in croce insieme a lui.
Per questo motivo non dobbiamo mai giudicare: rischiamo davvero di condannare persone migliori di noi... e, così facendo, condanneremmo noi stessi.
Ma Eraclito dice anche un'altra cosa (frammento 22): "quelli che cercano oro, rivoltano molta terra, ma trovano poco oro". Cercare dunque sì; ma, come giustamente dici, senza nessuna fretta, o ci si riempie la vita di... terra.
13 anni e 2 mesi fa
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In rispetto della volontà di Dana di non tornare ulteriormente sull'argomento... di cui sopra, passo a rispondere al commento 51 di Vincenzo.
Ho più volte evidenziato che la fisica, e la scienza in genere, non ha né potrebbe avere la pretesa di giungere ad una parola definitiva sulla natura e le leggi che la regolano, ma si propone solo l'obiettivo di fornire modelli interpretativi idonei a fine di interpretazione dei fenomeni presenti e passati e di previsione della dinamica di quelli futuri; sempre salva però l'ipotesi che in futuro intervenga un fenomeno non comprensibile o non interpretabile alla luce del modello in essere, e si debba provvedere ad architettare un nuovo modello interpretativo.
La teoria relativistica del continuum spazio temporale, perciò, è anch'essa un modello: il quale non ha alcuna attinenza col problema trattato da Parmenide, che è problema ontologico e non problema scientifico.
Nella pratica, potrebbe benissimo darsi che l'Univero dello spazio-tempo sia una sorta di luna park virtuale, inventato da chi sa chi per far divertire, nell'illusione che il tempo passi e le cose mutino, spiriti atemporali e quindi imm*ortali (cioè noi), esistenti, nella realtà, in tutt'altra dimensione.
Personalmente, quindi, io sono al 100% con Parmenide, e attendo con ansia che, in contrasto con la teoria di Einstein, si scopra che esista la possibilità di superare la velocità della luce. Questo limite infatti mi sembra costituire una camicia di forza dell'intero modello, che lo rende filosoficamente debole, e sotto alcuni aspetti addirittura grottesco.
TUTTO DUNQUE RIMANE POSSIBILE. E questa non è una mia affermazione, ma il preciso pensiero della scienza al riguardo. Salvo si voglia tornare a visuali aristoteliche con tanto di ipse dixit: cosa che ritengo peraltro molto probabile, dati i tempi che corrono...
13 anni e 2 mesi fa
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L'uomo, che il fine della convivenza sociale sottopone alla necessità di norme imposte dall'esterno, è in realtà padrone di se stesso, e legge a se stesso.
E' quindi non fruitore, ma creatore di realtà.
A me sembra che Tina si ponga su questo piano: non cioè sul piano di ciò che è, ma sul piano di ciò che dovrebbe essere.
D'altra parte, l'assurdo di norme MORALI imposte dall'esterno viene in chiara evidenza ove si pensi che, diversamente dalla norma giuridica, cui è necessaria la mera osservanza esteriore anche senza adesione interiore, una norma morale non può dirsi rispettata se non nella condivisione ed adesione totale.
E' questo il motivo per cui Cristo, nel discorso della montagna, parla del "non desiderare". Il desiderio dell'atto immorale viene equiparato tout court alla sua esecuzione.
Tuttavia, ciò che asserisce Vincenzo non è a mio avviso da gettar via. Solo chi conosce il male può rifiutarlo appieno: la conoscenza del male era necessaria...
Del resto, nulla di nuovo: "i pubblicani e le prostitute vi precedono nel rego dei cieli". L'ha detto Lui.
Ed è testualmente evangelico che il primo essere umano a giungere in Paradiso, insieme a Cristo, fu un ladro, messo in croce insieme a lui.
Per questo motivo non dobbiamo mai giudicare: rischiamo davvero di condannare persone migliori di noi... e, così facendo, condanneremmo noi stessi.
Madame De Stael rediviva.
Ho più volte evidenziato che la fisica, e la scienza in genere, non ha né potrebbe avere la pretesa di giungere ad una parola definitiva sulla natura e le leggi che la regolano, ma si propone solo l'obiettivo di fornire modelli interpretativi idonei a fine di interpretazione dei fenomeni presenti e passati e di previsione della dinamica di quelli futuri; sempre salva però l'ipotesi che in futuro intervenga un fenomeno non comprensibile o non interpretabile alla luce del modello in essere, e si debba provvedere ad architettare un nuovo modello interpretativo.
La teoria relativistica del continuum spazio temporale, perciò, è anch'essa un modello: il quale non ha alcuna attinenza col problema trattato da Parmenide, che è problema ontologico e non problema scientifico.
Nella pratica, potrebbe benissimo darsi che l'Univero dello spazio-tempo sia una sorta di luna park virtuale, inventato da chi sa chi per far divertire, nell'illusione che il tempo passi e le cose mutino, spiriti atemporali e quindi imm*ortali (cioè noi), esistenti, nella realtà, in tutt'altra dimensione.
Personalmente, quindi, io sono al 100% con Parmenide, e attendo con ansia che, in contrasto con la teoria di Einstein, si scopra che esista la possibilità di superare la velocità della luce. Questo limite infatti mi sembra costituire una camicia di forza dell'intero modello, che lo rende filosoficamente debole, e sotto alcuni aspetti addirittura grottesco.
TUTTO DUNQUE RIMANE POSSIBILE. E questa non è una mia affermazione, ma il preciso pensiero della scienza al riguardo. Salvo si voglia tornare a visuali aristoteliche con tanto di ipse dixit: cosa che ritengo peraltro molto probabile, dati i tempi che corrono...