Esperienze


Scritto da: Il Mercante Errante
in Diario (Esperienze)
E come staccarsi dal corpo, per unirsi in un unico spirito, così antico da sembrare un bimbo in fasce, respiro, ma non vi è più solo ossigeno, quasi l'aria fosse ormai solida, mi sento avvolgere da una luce sottile da riuscire comunque a trasformare in danza i colori, elevandosi sempre più in alto ora riesci quasi a vedere la sagoma del corpo, li immobile, circondato solo dal tutto...
Composto domenica 2 settembre 2018
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    Scritto da: Fragolosa67
    in Diario (Esperienze)
    Il mio punto di vista alla luce dei fatti sul paese italia

    Nei capitoli precedenti ho addebitato colpe e ragioni che a mio avviso spiegano la crisi ma per una mia coscienza intellettuale mi sento di tirare una lancia a favore di questi organismi messi all'indice adducendo che ogni causa ha un suo effetto. Il protagonista originale del clientelismo, del malgoverno e del debito pubblico sono da addebitare principalmente al cattivo modo di pensare della società che è sì egoista, ma anche limitata nel pensare ad obbiettivi diversi perché tende ad aspettarsi tutto da un governo che ha la bacchetta magica per ogni soluzione e intanto non collabora per avere un paese migliore partendo da se stessi. Molti pensano a rubare anche lo spillo pur di portare qualcosa di un altro a casa, ma non pensano realmente a tutelarsi dai rischi della vita. Solo ad una certa età ci si rende conto che di sicuro nella vita c'è solo la cassa da morto e a volte solo la morte. Gli italiani devono essere rieducati a non adagiarsi ma a pensare che a cinquant'anni rimanere in disgrazia è una realtà che ci può attraversare. A dimostrazione di quanto dichiaro sono gli innumerevoli suicidi che ogni giorno ci rendono partecipi di un dissesto civile.

    Il pensiero salva cinquantenne disoccupato
    Quando abbiamo venti anni o poco più, a tutti si presenta l'occasione di realizzare dei guadagni. Nei casi fortunati, grazie alle conoscenze, otteniamo un posto in un ambiente pubblico oppure privato.
    Siamo felici per questo. Il datore di lavoro ci da una buona remunerazione e ci garantisce un tempo di lavoro che se siamo fortunati è a tempo indeterminato.
    Se abbiamo problemi economici a casa aiutiamo la famiglia e se, otteniamo più liquidità, la dilapidiamo per avere una vita più comoda all'insegna del benessere e del divertimento. Facciamo viaggi, offriamo cene e soprattutto se non abbiamo problemi economici a casa, spendiamo in modo grossolano e spasmodico i nostri averi.
    Il risparmio non ci interessa perché stiamo bene e nessuno cambierà la nostra condizione fino al momento di dovere mettere su famiglia.
    Iniziano le spese per comprare o affittare una casa e siamo costretti a richiedere prestiti da assolvere nel tempo. A volte, il debito è protratto per 25 anni. Poi, si compra tutto a rate e in questo modo ci si può permettere l'auto del momento.
    Con l'arrivo dei figli iniziano le spese scolastiche e i bisogni che si traducono in ulteriore spesa che deve affrontare la famiglia. Ritorna un po' di benessere quando si è estinto il mutuo ma il tenore di vita in media corrisponde all'intero patrimonio famigliare e non si riesce a risparmiare più. A creare ulteriore spesa ci sono i bisogni dati dallo sviluppo tecnologico. Non abbiamo più un telefono fisso da pagare. Essi diventano tre anche quattro. Le tessere Tv, gli abbonamenti one line, le multe del vigile, le spese di mantenimento di almeno un auto, l'affitto di una casa fuori porta e le tasse.
    Tutto è impostato per spendere l'intero patrimonio famigliare dato dall'esercizio di un'attività. Qualcuno, più fortunato riesce ad ottenere di più dall'affitto di una casa ereditata.
    Il nostro modo di ragionare è: "Io dispongo di una somma e la gestisco per i miei bisogni tenendo conto che sono abituato ad avere un tenore di vita che mi sono costruito nel tempo".
    Nessuno pensa che diventerà vedovo. Avrà una disgrazia che si traduce in dissesto economico. Domani si può trovare improvvisamente senza lavoro e senza solidarietà sociale.
    Oggi bisogna iniziare a pensarlo. Molti cinquantenni, domani possono trovarsi a non riuscire a fare fronte ai bisogni essenziali della vita a causa di un licenziamento improvviso, una calamità naturale, la malattia, la mancanza di contributi previdenziali capaci di sostenere un vitalizio che dia dignità. Il dipendente pubblico che è licenziabile si ritrova a non riuscire a concorrere adeguatamente nel mercato del lavoro per età avanzata e perché gli mancano i requisiti professionali che invece hanno maturato i dipendenti privati quando sono portatori di conoscenze speciali. Oppure, hanno avuto diverse esperienze lavorative.
    Il dipendente pubblico, come l'imprenditore fallito, sono a rischio di suicidio e sono destinati a perdere ogni bene. Il reato che si crea è un crimine e una violazione del diritto universale alla vita se lo Stato non attua i meccanismi di prevenzione e di recupero dell'individuo che ha diritto ad un tetto sicuro e al cibo non per legge del Governo ma per diritto di nascita.
    Lo Stato deve essere aiutato e sostenuto per aiutarci ad avere la nostra dignità atta a far fronte ai nostri bisogni anche in caso di emergenza con la prevenzione. Un po' come dovrebbe avvenire per prevenire le patologie croniche.
    Come?
    A me lo ha insegnato una suora a sette anni.
    Mi ha dato una saponetta spazzolino, dentifricio, l'asciugamano, mi ha detto come gestire i miei indumenti e mi ha ordinato di lavarmi tutti i pomeriggi alle 17.00 spiegandomi come eseguire la mia pulizia. Poi, mentre stavo andando in bagno mi ha chiamato perché si era dimenticata la cosa che più gli premeva dirmi:
    Impara ad allacciarti le scarpe da sola se non sei ancora capace, se no cadi!
    Nel tempo allacciarmi le scarpe ha significato imparare a gestirmi in modo autonomo cercando di pianificare con criterio la mia vita e le mie risorse economiche. Ho cercato sempre di avere un orizzonte più ampio per non trovarmi impreparata di fronte alle difficoltà. A chi me lo ha domandato come ho fatto a costruire in modo positivo ed efficace il mio futuro fino al furto del mio capitale fisso, ho risposto così:
    a sette anni se non mi allacciavo le scarpe io, nessuno lo faceva per me.
    Eppure all'interno del contesto c'era chi vigilava per la mia educazione, si occupava dei miei bisogni e poteva allacciarmi le scarpe.
    Quando ho iniziato la mia attività lavorativa, mi sono pensata un'azienda individuale fatta di un solo padrone e di un solo dipendente e mi sono creata il mio capitale sociale come ogni buona azienda del territorio. Ho avuto la possibilità di effettuare gli straordinari ma non consideravo mai il mio stipendio per quanto percepivo e una parte la accantonavo per costruirmi la mia ragione sociale.
    Vivevo e spendevo costantemente ragionando la mia capacità di spesa e di bisogni sottraendo una minima parte di capitale, senza richiedere un prestito. Quando mi sono sposata ho fatto uguale.
    Pensavo che questi soldi mi avrebbero garantito una serenità in un tempo diverso e se non spesi li avrei lasciati ai figli o per pagarmi eventuali spese mediche e/o di benessere. Questo per garantirgli un conforto fatto di certezza per eventuali cure, godendo della rendita data dal capitale vincolato fisso.
    Il mutuo che ho acceso con la banca era corrispondente ai soldi in giacenza e se li prelevavo comunque li depositavo nuovamente.
    Oggi, davanti alla perdita di molti diritti. Se mi fossi trovata in una situazione di emergenza lavorativa disporre di questa somma mi avrebbe permesso di costruirmi un'altra opportunità. Oppure, prelevando una parte del capitale fondiario, avrei dato un conforto ai miei figli dandogli la possibilità di continuare la propria istruzione e aprire una piccola attività commerciale che si sarebbe aggiunta alle altre che sono attive sul territorio.
    Dove ho sbagliato?
    Ho permesso a mio marito di disporre di questa somma per investirla in prodotti dal cui ricavato raddoppiato, avrei avuto una liquidità per fare fronte all'acquisto di un appartamento più grande senza ricorrere ad un mutuo con la banca. Il subentro della malattia terminale, il ritiro dall'acquisto dopo otto anni di attesa della costruzione bloccata da un consigliere comunale e la non restituzione del guadagno dato dalla vendita della merce, mi hanno causato il dolo.
    Non dovevo fare affidamento sulla mia ragione sociale dandogli un obbiettivo differente a quanto da me prefissato precedentemente così, ho perso la mia ragione sociale e sono fallita.
    Mi sono trovata ad ascoltare molti colleghi e gente che ha perso tutto. Nessuno ha pensato a costruirsi la sua ragione sociale. Chi fallisce oggi si aspetta quindi un aiuto che non arriva perché nessuno è disposto a dare soldi per solidarietà a fondo perduto.
    Se mio marito avesse fatto come me, oggi non pensando al mio errore ma che avevo i miei 70mila euro in mano mi sarei trovata a gestire 140mila euro dati dalla ritenuta costante e volontaria fissa, senza accedere a prestiti e sarei vissuta in modo più sereno.
    Questo comportamento di educazione economica dovrebbe essere un modo di pensare anche del ricco industriale perché tutti potenzialmente siamo soggetti a fallimento e a perdita di ogni avere e centomila euro dimenticate cambiano una realtà grave.
    Lo Stato, da un pensare di questo tipo non soffre il debito pubblico e il commercio e il libero mercato sono potenziati da imput improvvisi e dinamici. L'impresa nazionale è salva debellando l'indice di povertà.
    Pensare sì dunque a costruire il proprio futuro ma investire su se stessi è un'arma vincente.
    Tutti siamo un'azienda individuale ad personam per essere coloro che dispongono sempre del diritto di esserci e di riprovarci di nuovo quando si chiude una porta.
    Questi soldi di riscatto dovrebbero essere esentati dal dover pagare debiti straordinari in essere. Ed essi stessi essere disposti per l'avvio di una nuova attività che paga i debiti insoluti.
    Per salvare il paese dal disastro economico io chiederei ai giovani e a chi può, di Risparmiare quando si ha meno necessità di spendere.
    Un fondo comune regionale di deposito garantirebbe la non ferma del denaro e l'attivazione di piani di sviluppo a gettito diretto ma a causa del nostro comportamento non sempre trasparente e per problemi di corruzione, conviene tenere questa liquidità vincolata in un conto senza interessi oppure conservati. Il problema è che la carta moneta circolante diventa datata e i soldi devono essere per forza portati in banca. Anche gli assegni bancari non vanno bene perché non essendoci questo modo di pensare, l'assegno bancario dopo i termini non è più accreditabile sul conto.
    Il vero problema è come conservare il capitale di riscatto senza avere brutte sorprese e addirittura la perdita totale dello stesso. Il Governo potrebbe pensarci. La banca con il pacchetto che propone di fondo risparmio lo intacca con le spese di conto e interessi vari. Inoltre il fondo del risparmio ha una sua scadenza anche se rinnovabile e il capitale dovrebbe essere ereditabile dagli eredi indicati.
    Molte banche propongono comunque pacchetti risparmio come le assicurazioni i loro prodotti a volte ottimi. Io consiglio di verificare cose propone la banca dove si è soliti andare per trovare almeno un aiuto al risparmio.
    Composto domenica 19 luglio 2015
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      Scritto da: Fragolosa67
      in Diario (Esperienze)
      La formazione:
      Scrivere del sistema salute, della medicina, significa anche parlare inevitabilmente di formazione.
      Questa parola se la pronunciamo forse a qualcuno non dice nulla. A me apre un mondo. Anzi ad essere precisi un universo. Formazione è molto di più di un insieme di corsi programmati per gli addetti ai lavori. È progresso, sviluppo, scienza al servizio dell'uomo. Una ricchezza grande che bisogna essere capaci di gestire ed amministrare per poter essere competitivi in quello che oggi è il mercato della salute. Parlare di mercato non vuole essere un dispregiativo della branca medica che vive uno stato di giovinezza rispetto alle altre scienze ed è in via di sviluppo e progresso ogni giorno. Oggi la medicina è mercato perché muove grandi capitali che sono la colonna portante dei colossi farmaceutici e delle ditte sanitarie ad esso correlate. La sanità oltre che dare un servizio e creare conoscenze in tutti i settori coinvolti, ha al suo attivo milioni di professionisti che in esso operano e per essa vivono. La medicina quindi non è solo malattia ma anche conoscenza, tecnologia avanzata, chimica. In una parola Sviluppo.
      Comprendere questa verità vuol dire non dimenticarsi che come per l'illuminismo, al centro della scena non c'è la cura ma l'uomo da curare per restituire con il proprio servizio progressista, la salute a tutti i cittadini e dove non si può avere cure appropriate, riuscire a rendere la qualità della vita il più vivibile possibile secondo gli standard comuni. Oggi un paziente cronico che mantiene un grado di controllo della patologia allo stato stazionario, può essere considerato come l'uomo sano. La medicina ha sviluppato molti percorsi e ha preso autostrade che portano ad abbattere la soglia del dolore e a restituire la vita dove un tempo era insostenibile anche la possibilità di provarci. Dietro di noi ci sono molti fallimenti. È vero. Ma per ogni fallimento ci sono state ulteriori conquiste. La medicina nell'era dei Personal Computer può e deve dimostrare ai nuovi addetti ai lavori che sono tenuti a sostenerla, che ancora c'è un campo da esplorare e da risolvere. La malattia è qualcosa di infinito ma la cura oggi è quasi una certezza.
      La formazione deve essere tutelata per permettere il continuo sviluppo della civiltà e creare così in concerto con le case farmaceutiche che ci sostengono, tipi di terapie sempre più innovativi. I farmaci che oggi abbiamo in un prontuario, sono davvero molti e si aggiungono ai macchinari che riportano benessere a chi ha urgenza di avere un aiuto concreto.
      È importante per ogni singolo individuo che partecipa a questo contesto lavorativo, collaborare in primis e rendersi protagonista delle varie esperienze professionali che lo attraversano, dando in cambio un impegno sincero ed efficace. Non possiamo non partecipare con il nostro genio allo sviluppo di quella che è la creatura di tutti noi. Il sistema salute. Esserci con il cuore e con la mente significa collaborare ad avere un mondo migliore. La formazione è dunque principio comunitario individuale nell'impegno ma, sociale nello sviluppo. Ogni uomo ha bisogno di te mi verrebbe da dire a chi opera da poco all'interno di un contesto medico e l'augurio che potrei fargli è di essere un vincente.
      Questo mio pensare era il pensiero condiviso di chi in questo momento storico si trova ad esercitare con passione e dedizione la sua attività in un ospedale come professionista sanitario impegnato e diligente. Alcuni di loro però, colpiti da vessazione, non hanno più la grinta giusta per credere di esserci per il bene dell'uomo. La routine e i soliti interventi sugli anziani, il non essere mai preso in considerazione, può sfociare in insoddisfazione professionale e a perderci alla fine è la sanità tutta. Il paziente ha l'arma chiamata urp che se sembra restituire inizialmente la soddisfazione di aver colpito un medico, di contro, egli ha minato la carriera dello stesso e il suo entusiasmo.
      L'entusiasmo in ogni professione è fondamentale. Cementa la squadra e rende migliore e curioso l'ambiente. Dove c'è curiosità e impegno oltre al gioco di squadra c'è armonia e formazione.
      Infatti, la vera formazione è direttamente sul campo. La crea l'esperienza. La squadra che partecipa all'innovazione durante un intervento difficile domani sarà lo staff che salva uomini in modo costante e routinario ma dinamico.
      Rompere questo meccanismo per fare emergere i medici politicizzati toglie alla società questa e altre verità. La formazione è come ho dichiarato prima, una dinamicità continua che tende con la conoscenza a sviluppare tutti quei meccanismi che portano l'uomo ad essere al centro di ogni cosa. Protagonista indiscusso del tempo e dello spazio.
      Parlando di professioni sanitarie sarei riduttiva se mi fermassi alla sola medicina fatta di medici ed infermieri. La sanità è fatta di uomini che sono portatori di svariate conoscenze ma solo alcuni sono tutelati e presi in considerazione. Un tempo, se una persona voleva studiare e garantiva con le sue competenze la sua fame di conoscenza per crearne servizio sociale, era presa in considerazione e gli venivano messi a disposizione le agevolazioni necessarie per crescere.
      Dopo gli anni novanta, studiare è diventato monopolio di alcuni perché il concetto di conoscenza, sapere e ricchezza umana si è trasformato in: nascondere la conoscenza significa non permettere ad alcune persone di ostacolare chi ho scelto nella scalata carrieristica perché i posti sono riservati ad una elite di persone. Ci vuole un permesso per aggiornarsi su competenze solo ed esclusivamente per comprendere le dinamicità del proprio ruolo e spesso a torto sono negate.
      Chi ha competenze superiori, spesso non le ha avute grazie agli incentivi interni ma ha speso denari ingenti studiando privatamente. I corsi ci sono e a mio avviso sono mal gestiti.
      Se una persona mostra competenze precise può essere messo a sostegno della persona privilegiata ma ad un certo punto viene spostata o denigrata per non dargli modo di continuare.
      L'apprendimento delle mansioni routinarie, mette la persona che vive di privilegi nella condizione di vivere delle nozioni che ha capito o di effettuare costanti copia ed incolla e beneficiare del lavoro preciso e metodico di chi, è riuscito a fornire strumenti di lavoro anche creandoli dal suo genio e non solo grazie a corsi privati frequentati in periodi diversi al tempo dell'assunzione. Ai veri professionisti di qualunque branca sanitaria si attuano, in contesti di questo tipo che si vengono a creare, forme repressive date dalla diffamazione sul lavoro che essi svolgono. Ad un certo punto, l'obbiettivo del privilegiato e mostrarsi per ottenere meriti che non sono realmente suoi.
      La nuova organizzazione formativa non aiuta a realizzare i comportamenti illuminati che ho citato ed è diventata non motivo di eccellenza ma attività di salumiere come dichiara spesso il direttore di formazione xxx quando si presenta.
      Mi spiace e vorrei che la trasformazione sanitaria partisse da qui. La Formazione deve essere attiva e dare sostegno ed impulso a tutte le professioni in modo incisivo. Non è un luogo per vendere affettati ma di confronto.
      Trovo inutile che ci siano insegnanti che mostrano una ricerca impostata su slide e perché ricoprono ruoli di primo ordine, si sentono in dovere di dimostrare la loro incapacità leggendo direttamente quanto da loro preparato, senza mostrare l'assimilazione vera dei contenuti.
      Come non considero un vero attestato qualcosa che ottengo per presenza avvenuta e in due minuti tutti copiano le risposte dall'unico che ha capito qualcosa.
      Eppure molti hanno collezionato questi pezzi di carta e se ne vantano. Essi sono solo documenti di referenza per vincere concorsi spesso truccati o pilotati.
      Un insegnante che prende 25euro l'ora, non mi può spiegare le cose tentennando nella sua insicurezza. Il maestro è un educatore e non ha paura di educare gli altri al sapere che è la sua dote più grande.
      Non ho trovato giusto che chi ha studiato una certa materia non lavorando presso un dipartimento, non può avere accesso all'aggiornamento di quanto sa, che comunque viene proposto come corso di settore.
      In caso di emergenza si fa richiesta di un dipendente esterno qualificato e non si prevede che all'interno dell'Ente ci sono profili adeguati a ricoprire il ruolo richiesto a concorso.
      Questo comportamento penalizza il dipendente che deve tornare a confrontarsi nel mercato del lavoro e lavorando nel posto pubblico perde molte delle sue competenze acquisite. La formazione è una libertà che permette scelte diverse.
      Se prendiamo un dipendente pubblico da un mucchio qualsiasi di persone e prendiamo un dipendente che ha lavorato nell'ambiente privato ma che si sono istruiti allo stesso modo almeno 20 anni prima; messi entrambi in condizione di precarietà, l'impiegato che ha lavorato nel settore privato ha dei requisiti che l'altro non ha più. Primo fra tutte le competenze varie e la capacità di mettere in campo la sua professionalità nel contesto pubblico e privato.
      Egli si adatta meglio e conosce applicativi e norme perché è rimasto attivo all'interno del suo esercizio. Durante i venti anni maturati nel settore privato, è stato disposto in vari settori ed ha acquisito una professionalità notevole. Ha studiato una seconda lingua che ancora conosce ed è disposto ad ogni attività relativa il suo settore.
      Il dipendente pubblico spesso ha cambiato solo due settori lavorativi. Se osteggiato passa da un settore all'altro ma svolge sempre la stessa cosa. Al massimo perde delle competenze ed esegue lavori più semplici. Molti evitano di riferire incongruità nell'esercizio del loro operato per non essere presi di mira ed eseguono lavori routinari anche per vari livelli. Imparano ad avere momenti di pausa, mantengono i rapporti di interesse con i colleghi e fanno frequenti doni al coordinatore per conservare la propria serenità.
      Se questa persona esce da questo contesto, è penalizzata nel mondo del lavoro perché subisce il confronto con impiegati con gli stessi titoli che hanno maturato esperienze più avvincenti.
      Il dipendente privato conosce normative recenti e le debolezze dei sistemi che hanno usato mentre l'impiegato pubblico non è aggiornato adeguatamente e si è dimenticato la seconda lingua malgrado abbia speso un capitale per apprenderla.
      La formazione dei due individui è differente e il primo se lo richiede partecipa ai corsi aziendali e ha delle agevolazioni se propone innovazione all'interno del contesto. Può richiedere l'immissione di programmi da lui ideati per beneficiare i colleghi. La paga è diversa e alcuni hanno privilegi per andare a lavorare all'estero. Il capo, può prevedere viaggi estivi all'estero per incentivare l'uso della seconda lingua. Il dipendente pubblico non ha tutto questo. Chi rischia di rimanere disoccupato con dolo fra i due in caso di provvedimento di licenziamento improvviso è il dipendente pubblico.
      1 Di fatto, ogni individuo che dopo molti anni di servizio lascia l'ambiente pubblico inevitabilmente se non è stato investito da comportamenti di privilegio e perde il titolo di dipendente pubblico, ha sempre un dolo di immagine e di conoscenza scolastica e professionale spesso pilotata dall'organizzazione in essere. Il sistema non permette ad un individuo che occupa un posto pubblico di crescere nelle sue competenze e non lo mette nella condizione di avere più denari e la possibilità di essere libero di decidere strade diverse a lui più confacenti.
      2 Solo chi ha denaro sufficiente che non è dato dal guadagno e i raccomandati o chi fa i corsi di aggiornamento di reparto finanziato dalle case farmaceutiche, ha l'aggiornamento specifico non sempre ottimale perché si chiede la partecipazione e le risposte a delle domande che non tutti comprendono. L'attestato di presenza comunque viene considerato formazione effettiva potenziale. Nessuno è libero di partecipare a corsi specializzati di aggiornamento che sono attivi all'interno dell'azienda e l'organizzazione non promuove questi corsi liberi a tutti in orari serali o pomeridiani. Il dipendente comune è coperto di un dolo del patrimonio formativo e se messo alla porta, non avendo opportunità di lavoro, se non ha i soldi che gli vengono per giunta ridotti e a rischio di fame e/o suicidio.
      3 l'organizzazione sanitaria in genere, ha l'obbligo morale di investire sugli uomini perché ha la titolarità del loro benessere. Deve salvaguardare la centralità del singolo restituendogli con la dignità, il rispetto e la conservazione e il favoreggiamento delle conoscenze: la libertà individuale che si riflette in ambito sociale.
      La gestione del personale ottimale a mio avviso è garantita da un buon sviluppo delle competenze date dalla formazione in campo, dalla variazione delle opere da svolgere anche in contesti diversi per trasferimento e soprattutto dalla disciplina educativa che perfeziona, crea confronto e permette l'individuazione all'interno del gruppo di lavoro delle eccellenze che non solo devono essere considerate, ma spinte a dare ad altre le informazioni che servono a sviluppare nuove forme di governo della qualità del servizio.
      Proprio come si comporta un chirurgo in sala quando opera con una tecnica nuova e poi la divulga. Questo comportamento vecchio ma sempre innovativo, permette reali avanzamenti di carriera e dimissioni volontarie.
      Perché cercare all'esterno del contesto persone di competenza ed efficienza comprovata quando le stesse si possono costruire all'interno dando possibilità e premio agli aventi diritto?

      La formazione che vorrei è libera ma organizzata. Con tavolo di confronto e corsi mirati a permettere la continua conoscenza ravvivata nel tempo a scelta del dipendente che diventa l'utente che crea informazione ma anche nella sua complicità, rinnovamento e libertà-.
      Composto domenica 19 luglio 2015
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        Scritto da: Fragolosa67
        in Diario (Esperienze)
        Se dovessi pensare in grande e per il bene del paese, mi verrebbe logico proporre l'instaurazione di un Fondo Unico Regionale di Garanzia a Riscatto.
        Questo tipo di fondo porterebbe ad avere una capitalizzazione costante di un capitale a pronta disponibilità utilizzabile per muovere affari a lungo termine che garantiscono lo sviluppo della regione interessata.
        Il problema da risolvere e la sicurezza che deve avere il cittadino che collabora al fondo che, deve essere messo nella condizione di non perdere un risparmio sicuro che garantisce comunque un gettito economico rilevante ed utilizzabile non direttamente dai servizi per il sociale ma per migliorare la qualità di vita e garantire la ricchezza costante che permette alle imprese di sostenersi anche in caso di prime avvisaglie di crisi.
        Il guadagno vero della Regione deriverebbe dall'utile derivato dalle somme non riscosse per di causa mortalità sopravvenuta senza eredi e dal prestito a garanzia dato dalla richiesta di un'azienda in attivo che, cerca risorse economiche per progetti innovativi che hanno la garanzia della restituzione del prestito d'onore a prezzi agevolati. Non potrebbero essere corrisposti denari a garanzia agevolata per pagare il debito regionale o per sostenere i partiti politici oppure la stessa amministrazione in caso di crisi. Il fondo dovrebbe essere pensato solo per l'esclusività del mero guadagno garantito dato dal risparmio del singolo che lascia in giacenza il suo ammontare d'emergenza.
        Si comprende che questa fattibilità è per forza di cose complessa e deve essere gestita da una finanziaria seria o da una banca in grado di garantire la trasparenza e la sicurezza oltre a dei prezzi di gestione e degli interessi da restituire, competitivi rispetto ad altre banche o finanziarie.
        In pochi anni, l'Istituto potrebbe vantare un'ottima ragione sociale e un operato non comune per le aziende del nostro paese.
        Per attuare questo piano, la prima cosa che si deve fare è sostenere una politica di fiducia pubblicizzata da uomini credibili stimati dall'opinione pubblica.
        Alla luce di quanto avvenuto nel passato e nei giorni nostri, non possiamo pensare di presentare come contenitore del fondo sociale qualcosa chiamato banca né possiamo fare gestire il programma da uomini con pendenze penali e politicizzati.
        L'istituto deve essere innovativo nella sua ragione sociale e presentarsi con un nome nuovo anche se dietro al distaccamento c'è un marchio conosciuto come Le assicurazioni Generali o l'ubi che partecipano garantendo una stabilità finanziaria indiscutibile.
        Io chiamerei la "fiduciaria": Istituto per il fondo unico di garanzia regionale a riscatto garantito. Siglato per brevità: furg l'Istituto dovrebbe essere pubblicizzato in modo da fare capire che è nato esclusivamente per favorire il cittadino nell'espletamento dei suoi diritti e per abbattere la povertà sul suolo italico. Tali diritti si riassumono con l'art. 36 della Costituzione e a garanzia della mission nazionale: La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro e aggiungo io, tutti sono chiamati a partecipare e a concorrere con il loro operato, al benessere della collettività. Il furg consegue questo fine e nessun altro.
        Chiunque pensa di lucrare o danneggiare il popolo partecipe e socio verrà perseguito per reati contro l'uomo e contro lo Stato e per questo invitato a lasciare l'Italia dopo la detenzione.
        Se questo mio progetto si riuscisse a mettere in pratica, verrebbe meno per molti la paura di dare spazio ad altri e ci sarebbe più dinamismo nel mercato del lavoro e del denaro circolante sempre in continua evoluzione.
        A rimanere influenzato da un sistema di questo tipo allargato a tutte le Regioni sarebbe anche la nostra civiltà che in questo dinamismo vedrebbe un motore propulsore per vivere un periodo di benessere condiviso.
        Diventa più facile governare un paese che a livello regionale riesce ad amministrare ricchezze e lavoro e garantisce comunque nel contesto finale la ricchezza nazionale.
        L'organizzazione regionale di tipo federale in questo caso non è un disegno politico ma meramente economico che ha come fine il benessere e gli equilibri economici garantiti.
        La distribuzione dei servizi mirati dati dalla domanda effettiva sul territorio richiedente, sarebbe il secondo passo avanti. L'Italia in verità è un ponte che attraversa e sta al centro del mondo.
        Dovremmo pensare di più a questa cosa per capire l'univocità dello Stato e quanto siamo più fortunati rispetto ad altri che vivono in altri contesti. Noi apriamo i valichi e i passi romani antichissimi verso l'Europa ma non possiamo immetterci in quei mercati se non ci organizziamo prima a casa nostra. Non possiamo pensare di avere in mano un commercio comunitario senza comprendere fino a che punto possiamo concorrere con le nostre risorse. Neanche possiamo decantare all'infinito chi siamo stati mentre oggi ci apprestiamo a fare i perdenti con un debito pubblico che pagano pure i pazienti oltre che le vedove e gli orfani.
        Si parte sempre per obbiettivi e il primo di questi è l'organizzazione interna e la gestione del territorio garantendo sicurezza costante e nuove entrate legali che rispettano il prossimo.
        Dobbiamo crederci. Sentirci la bandiera tricolore. L'Italia e la sua storia lo pretendono ma anche i giovani che hanno diritto di sperare che per loro domani c'è un sogno da realizzare in democrazia e libertà. Cose concrete. Fatti messi non solo nero su bianco ma attuati e consolidati per tutti. La mia riforma del servizio pubblico a garanzia dei diritti costituzionali
        1) Il fondo unico Regionale Europeo Garantito a riscatto per tutti
        • i ragazzi che prestano la loro prima esperienza.
        • per chi si appresta a dare un servizio e non ha mai partecipato al fondo unico di garanzia
        • inserimento per tutti nel contratto di lavoro all'ingresso di ogni lavoro sia pubblico che privato da restituire senza poter essere intaccati da debiti o procedure con dolo, insieme ai denari dati dai diritti acquisiti per legge. Questi soldi devono essere il riscatto alla vita e devono essere quantificabili ai nostri cinquemila euro anche nel tempo, quota minima da inserire spontaneamente nel fondo per la vita.
        • liquidazione per il mantenimento in attesa di ricevere l'ambita pensione e in caso di patologia terminale o similare con prelievo spontaneo e libero senza dover produrre certificazione del medico. Con diritto alla auto - certificazione sul suo stato di patologia.
        • in caso di morte prematura del beneficiario del fondo, il nucleo famigliare può decidere se ritirare il fondo per aprire un esercizio commerciale o mantenere l'avvio dell'esercizio pre - esistente. Oppure non ritirare il denaro per favorire gli eredi.
        • Il fondo ricevuto in eredità può essere utilizzato in parte oppure completamente dagli eredi per fare fronte alle spese di successione e di mantenimento a causa dei debiti dove questo si rendesse necessario. In presenza di figli almeno 5000 mila euro devono essere disposti per legge per aprire un'attività o partecipare con l'utile all'ingresso in una cooperativa già pre-costituita.
        • In caso di maggiore che non ha più il beneficio della tutela, la Regione di appartenenza può impegnarsi su richiesta del potenziale beneficiario a prestare una somma di denaro che gli permetta di ricollocarsi nell'ambiente lavorativo confermato da documentazione. Questo solo se la persona non ha mai lavorato e non gode del beneficio del fondo pre - costituito. Penso ai mantenuti dal nucleo che perdono questa sicurezza per varie cause. Resta inteso che la restituzione deve avvenire con interessi stabiliti dalla Regione secondo i parametri già concordati ad interesse fisso o variabile
        • in mancanza di capacità di pagare per fallimento non previsto il fruitore del prestito d'onore ha l'obbligo di lavorare nei luoghi pubblici o privati con decurtazione di quanto dovuto.
        • Ho scritto il minimo di cinquemila euro ma penso ad un massimale di centomila perche una somma di questo tipo non solo rivaluta la cassa della Regione per i benefici che può trarne dal ricavo di prestiti o investimenti garantiti, ma permette al cittadino in difficoltà di sostenere un mutuo o un debito in, ragionando con serenità ad un futuro organizzato diversamente e autonomamente. La scuola deve essere in grado di insegnare ai nostri figli che la certezza in questa vita ce la danno le scelte corrette e cambiare percorso vitale non è necessariamente un dramma.
        Con un modo di pensare di questo tipo, la nostra politica economica garantirebbe una circolazione di denaro dato dalle micro imprese e maggiore benessere sociale. Inoltre abbatteremmo i casi di depressione e potenziali suicidi. Daremmo speranza a tutti e si ridurrebbero i reati e l'uso di sostanze psicotrope.
        Come amministrerei i posti pubblici
        2. Una quota di posti fissi a tempo determinato per cinque anni anche part - time (da vincere con concorso) non rinnovabile per chi ha interesse a svolgere attività all'interno dell'ambiente pubblico perché ha scelto di ottenere un'istruzione rivolta a quell'ambito e ha bisogno di crearsi un'esperienza all'interno del settore per garantirsi una maggiore formazione dopo aver ottenuto la qualifica che si è destinato.
        3. Una quota di posti per invalidi civili secondo le disposizioni in materia di occupazione già vigente.
        4. Protezione della donna sola e del fanciullo realmente in stato di bisogno che non dispongono di una persona convivente presso il loro domicilio o hanno altro vincolo famigliare che li sostiene, con un lavoro a tempo indeterminato con rapporto esclusivo e posto garantito al piccolo in età maggiore.
        5. Possibilità esclusiva di lavoro a tempo indeterminato per il figlio della madre realmente in difficoltà e possibilità di studio e di carriera all'interno di ogni ente di stato. Sono favoriti così tutti i figli della patria in modo esclusivo.
        6. Possibilità di un prestito d'onore, borsa di studio ed ogni garanzia che lo stato dispone per lo studio all'estero per i figli della patria che decidono di proseguire il loro percorso di studio per tutelarli e dare loro le stesse garanzie dei figli che dispongono di un nucleo famigliare certo. Resta bene inteso che essi possono avere il beneficio dato dal fondo a riscatto garantito regionale e della possibilità su richiesta di effettuare straordinari per liberarsi del posto fisso e concorrere liberamente alla creazione di un'attività commerciale o indipendente. Lo stato incentiva la formazione di ditte e cooperative e i ragazzi orfani, illegittimi e invalidi se in grado non sono esclusi.
        7. Una quota di posti a tempo determinato a chi è disoccupato e non riesce a trovare un impiego.
        Gli vengono corrisposti gli emolumenti con la sottrazione per legge di 200 euro per la costruzione del fondo di garanzia e arrivati alla soglia massimale pattuita sono dimessi con la restituzione del fondo per l'apertura di una attività commerciale a loro scelta secondo l'esperienza che si sono creati. Essi seguiti dai servizi per il lavoro, possono essere ricollocati a tempo determinato dove necessita allo stato o possono fare parte di cooperative a costituzione diretta e pilotata o si aprono un negozio.
        8. Annullamento di tutte le disposizioni di legge che ledono ogni diritto verso il dipendente.
        9. Causa di licenziamento per colpa grave. Lo stato promuove il rispetto e tutela l'uomo nella sua dignità e nei suoi diritti legittimi. Non hanno diritto al posto pubblico e sono allontanati d'ufficio e nell'immediato con la restituzione del proprio fondo tutti i sostenitori del bullismo e di qualunque atto che lede il rispetto dell'altro.
        10. I dirigenti alle dipendenze dello stato devono partecipare con un loro capitale partecipativo alla ragione sociale dell'Ente come si comporterebbero i dirigenti di qualsiasi altra azienda.
        11. Il loro onorario è di subalterno alle prime tre figure istituzionali in primis del direttore generale a cui devono la partecipazione corretta delle funzioni ad essi destinati. Essi avendo carica superiore rispetto ad un qualsiasi dipendente possono concorrere secondo determinati indici alla sostituzione dei tre direttori principali e dopo loro, alle cariche esistenti all'interno della Regione di appartenenza.
        12. In qualità di subalterni i dirigenti devono avere caratteristiche precise e professionalità acquisita all'interno dell'azienda oppure in azienda similare. Il loro corrispettivo non deve essere simile a quello di un manager che opera in aziende private e deve essere superiore di duecento euro rispetto ad un normale impiegato. Esempio di conto: l'impiegato di 4 livello percepisce 900 euro e l'ultimo 1600 euro con una differenza tra livelli di cento euro. Il conteggio deve essere il doppio del dipendente livello più basso che è equivalente all'ultimo maggiorato di 200 euro. 900+900= 1800; 1600+200= 1800. Più il bonus regionale per gli obbiettivi raggiunti che non devono essere mai volti a danneggiare i dipendenti nell'esercizio dei loro diritti costituzionali e civili.
        13. Se si aumenta l'emolumento ai dirigenti la stessa cosa deve essere fatta a tutti i dipendenti per adeguare agli standard di sicurezza economica il bilancio dello Stato.
        14. È fatto divieto l'aumento azzardato e di favoritismo degli emolumenti dirigenziali. Se ciò accadesse i dirigenti sono invitati a restituire quanto percepito in più.
        Vedendo la realtà del paese oggi peggiorata dopo venti anni, ho pensato ad una nuova economia produttiva dove i manager e non i famigliari sono tutti. La conseguenza dell'azienda è stata per i manager la privatizzazione dei servizi alberghieri e di molte costruzioni patrimonio pubblico.
        Oggi dovremmo fare un passo avanti per aggiustare trent'anni di malgoverno e sistemare innanzi tutto l'economia partendo dal ridimensionamento del valore dell'Euro. Per farlo dobbiamo rivedere gli emolumenti dei governanti, dei magistrati, dei manager e poi con questi denari creare un fondo per il reddito di cittadinanza come sostengono i grillini. Questa entrata sembra uno spreco ma è un modo nuovo di gestire e dare fiducia a persone che hanno un imput per mettersi in gioco e cercare la possibilità di garantirsi e procacciarsi il futuro sperato.
        È cambiato il modo di vedere il posto pubblico che non è più sicuro con la perdita dell'art. 18 e con la possibilità di essere licenziati. Rimane fermo il diritto alla dignità e al rispetto di ogni cittadino che è sostenitore del suo diritto alla vita. Produrre lavoro non deve essere per forza creare occupazione producendo materiali deteriorabili o che creano sprechi di risorse e di beni della terra. Il futuro sono lo scambio dei servizi e questi servizi spesso sono monopolizzati e gestiti dal governo.
        Dobbiamo avere il coraggio e la capacità di investire su un nuovo concetto di servizio alle persone e alla collettività escludendo lo Stato dalla nuova imprenditoria futura. Il servizio privato a questo punto deve essere per forza gestito dal popolo e deve garantire servizi qualitativamente superiori e all'avanguardia. Non credo che riusciremo ad abbattere il clientelismo ma lo stato dovrebbe avere il dovere morale di trattenere come pubblici e perpetui una quota di posti per i meno fortunati che devono avere la garanzia di poter disporre degli stessi diritti di tutti. Le tasse dovrebbero essere date dal pagamento di un corrispettivo che è dato dalle spese di tenuta del suolo che è demaniale e dalle tasse solite che si pagano in caso di attività in essere.
        Togliere i servizi alle persone dalle mani dello Stato vuol dire dare un volto nuovo alla Repubblica e permettere la nascita di nuovi organismi di controllo della tutela del diritto acquisito e della garanzia del rispetto delle professioni. Non credo che la nostra civiltà riesca a diventare qualitativamente così avanzata ma a mio avviso è il futuro certo per uscire fuori da anni di crisi causato dal furto.
        I privati che concorrono a mantenere il bene e il servizio che propongono non hanno la volontà di danneggiare il loro patrimonio saccheggiandosi perché il colpevole verrebbe fuori quasi nell'immediato e colpito.
        Le società che hanno creato cooperative dove i dipendenti sono stati associati e protagonisti della produttività fino al guadagno hanno dimostrato maggiore onestà. Il gruppo che si sente famigliare o lobbie ruba lo stato e coopera a fare rubare il gruppo creando l'omertà.
        Le amministrazioni pubbliche si salvano se tutti i dipendenti si sentono associati e dalla produttività ricevono un guadagno finale e la partecipazione. Il mio è un pensiero quasi comunista forse ma considero che debba essere studiato e modificato in modo più confacente con la nostra realtà per permettere lo sviluppo e il progresso della Nazione.
        Forse non siamo pronti ad essere partecipativi ma se lo facessimo a carico dello stato ci sarebbero meno spese e sicuramente diventeremmo più ricchi tutti e più aperti verso gli altri. La vendita degli immobili di proprietà dello Stato visto da questo punto di vista sembra un errore di gestione e un danno patrimoniale dello Stato e in effetti lo è.
        Creare le ditte d'appalto che garantiscono i servizi alberghieri sono un timido segnale di orientamento verso il mio pensiero. Penso che in economia non ci vuole timidezza ma capacità nell'affrontare le situazioni e per farlo io avrei provato a fare un esperimento in una Regione piccola come il Molise e piano piano avrei allargato i miei orizzonti verso tutte le Regioni. Essere ricchi e indipendenti ci permette un confronto diverso con la vita e pensieri diversi. L'abbattimento dell'indice di povertà è un obbiettivo grande che deve essere al primo posto nei pensieri di chi ci amministra e amministra le nostre ricchezze.
        Sei io divento proprietario amministratore del mio lavoro e delle cose che utilizzo pagando comunque le mie tasse, esse saranno meno ed io posso investire su altro o rimanere e sentendomi socio agire per il bene di tutti.
        La nostra vanità e la nostra individualità sono appagati e rendono tutti più felici. Lo stato si snellisce di competenze ma riceve i denari che occorrono per l'esercizio del governo.
        Potrei fare un esempio di un americano che insegna ai dirigenti di grandi società per azioni:
        se prendiamo un reparto e ci scriviamo un numero per terra, noteremo una cosa. L'indomani tutti i dipendenti si chiederanno cosa è quel numero.
        Il capo dice che è il fatturato del giorno prima. Sembra non avvenire niente invece alcuni di loro si sentiranno in dovere di superare quella cifra altri no. Per istinto e per emulazione alla fine tutti partecipano a migliorare la produttività e la cifra che verrà scritta a terra sarà il massimale possibile che quei dipendenti potranno ottenere. Un altro risultato evidente è che tutti avranno speso tutte le loro risorse fisiche per raggiungere l'obbiettivo e molti di loro crolleranno se il ritmo rimarrà così sostenuto. Diminuirà l'assenteismo ma alla fine avremo le conseguenze date dallo stress e dalla schiavitù protratta ma avremo conseguito l'obbiettivo di essere i primi in quel campo.
        Composto giovedì 21 maggio 2015
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          in Diario (Esperienze)
          Il dono più grande è donare ai bambini il nostro tempo giocando con loro trasmettendo il grande valore della famiglia e condividendo una vita serena.
          Agli amici veri quello di esserci per loro nel bene e nel male, poter chiedere consigli e ricevere sorrisi che fanno bene al cuore.
          Agli anziani doniamo del tempo per ascoltare il loro passato, hanno bisogno di ricordare e trasmettere le loro esperienze, ascoltarli non sarà mai una perdita di tempo ma si impara il vero valore della vita.
          Composto mercoledì 5 settembre 2018
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            in Diario (Esperienze)
            La società porta ad assumere maschere per non soccombere. Aprirsi agli altri non paga, tranne se conosci una persona che ti dona il cuore e solo a questa potrai esprimere i tuoi pensieri più veri. Si spera che anche questa non ti deluda, bisogna crederci altrimenti la vita non ha senso.
            Composto mercoledì 5 settembre 2018
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              in Diario (Esperienze)
              Quando abbiamo la salute non pensiamo alla malattia e magari ci arrabbiamo per cose futili.
              Quando abbiamo il denaro non pensiamo a quelli che non ne hanno perché siamo convinti che a noi non succederà mai.
              Stiamo perdendo i valori delle cose importati. Il rispetto per il prossimo. Che non è poco.
              Composto giovedì 2 agosto 2018
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                Scritto da: Angela MORI
                in Diario (Esperienze)
                Ho visto poeti fondersi con la natura e diventarne parte integrante di essa. Li ho visti alzare muri dove vi erano sconfinati orizzonti e capovolgere mari e cieli. Ho visto poeti cantare senza voce ballar senza movimento amare ogni forma d amore e odiare ogni sentimento. Li ho visti in alto giocare tra le stelle ed in basso ad impastare fango. Ora applauditi ora schiaffeggiati, li ho visti piangere con il sorriso in faccia. Ho visto me riflessa nel mio stesso riflesso.
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