A quante cose pensavi di non saper rinunciare tuttavia le hai dimenticate... succederà ancora.
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A quante cose pensavi di non saper rinunciare tuttavia le hai dimenticate... succederà ancora.
Pensandoci su avrei voluto che da bambina mi avessero raccontato delle favole diverse.
Quelle delle principesse salvate dai principi sono davvero surreali e creano aspettative (in una donna) un po' troppo alte.
Se mai un giorno dovessi avere una bambina le racconterò una favola nuova in cui una ragazza molto indipendente e intraprendente si dedicò con energia e passione a se stessa, alle proprie inclinazioni, al proprio lavoro, ai suoi hobby ed era felice perché sentiva di essere sulla buona strada per realizzare i propri sogni.
Le favole ci confondono... perché ci hanno fatto credere che innamorarsi di un'altra persona è più importante di innamorarsi di se stessi. Le favole ci hanno inculcato l'idea che una principessa debba essere salvata da un principe ma io credo fermamente che una donna si possa salvare da sola e che, anzi, lo farà meglio.
Le principesse di oggi sono principesse guerriere e non dipendono da nessuno, perché hanno tutte le armi per sopravvivere da sole.
"Ci vediamo oggi?"
C'era un sole bellissimo quel pomeriggio che da lì a poco sarebbe sceso piano piano, tutto per loro.
"Ti sorriderò."
"Non vedo l'ora."
Lui che l'aspetta già sotto al portone.
Scoppiano a ridere. Imbarazzo.
Ridere insieme: lei l'ha sempre pensata come una forma d'amore che prevale su tutto.
Ridere insieme: anestetizzando tutto ciò che li distruggeva.
"Vecchiaccio, ma non mi dire... stai prendendo l'ascensore? Ora ti faccio vedere come fa le scale una giovane donna anche correndo."
Si sono trovati al quarto piano.
"È bello venire qui, su questo terrazzo. Si vede la meraviglia del mare. Di tutto ciò che ci circonda e tanto ci basta per dissolvere i problemi."
Lo guarda. E aggiunge: "perché lo scorso anno non sei stato capace di starmi accanto? Perché? Perché mi hai allontanata?"
"Merito tutti i pugni che vuoi. Adesso me li puoi dare. Non volevo metterti in mezzo ai miei guai."
La guarda fisso negli occhi.
Lei prova a dargli un piccolo pugno sul braccio destro.
"Mh, riprova. Non mi hai fatto poi così male."
Lei riprova. Secondo pugno, stavolta un po' più forte.
E non si sa com'è, ma in un attimo si son trovati abbracciati. Lui la stritolava. Sì, come se volesse dirle ancora una voltà scusaʼ. Il sole piano piano scendeva anche sui loro volti. Il riflesso di quei due per terra, l'ombra di quei due che si cercavano con gli occhi. Poi con le labbra. I sorrisi in mezzo ai baci, gli sguardi fatti di attenzioni e comprensioni, l'indietreggiare e sorridersi di nuovo, ancora una volta. Volevano che quel momento non finisse mai.
"Allora mi vorrai vivere giorno dopo giorno?", chiese lei.
"Sì, da recuperare anche i nostri non - momenti dell'anno scorso e tutti questi che arriveranno."
Si abbracciarono forte ancora una volta, circondati dal cielo, dal mare e dal tramonto che di conseguenza abbracciava loro.
Lei con gli occhi lucidi gli faceva capire quanto avesse bisogno di sentirsi così tra le braccia di un uomo... che poi, non un uomo qualunque ma il suo.
Lei con gli occhi lucidi gli faceva vedere le mancanze e la non curanza di moltissimi gesti e moltissime attenzioni che non aveva più da tempo.
Lui continuava a guardarla e a baciarla. Anche sulla fronte, sul naso. La teneva stretta e di loro, in quel preciso momento, si poteva dipingere un quadro.
Lei era ritornata ad essere se stessa, con la sensibilità e la fragilità di una donna che cresce e che ama inesorabilmente.
Lui era ritornato a guardare una donna con quegli occhi verdi immensi, con la responsabilità di proteggerla.
Fumarono insieme le sigarette e ad ogni tiro si guardavano e si sfioravano con le mani.
"Quando sarà, vorrò una famiglia immensa: bambini e cagnolini."
"Anche io", rispose subito lui.
C'era il tramonto, ma c'era anche un lieve vento che scompigliava i capelli di lei che si sentiva comunque perfetta davanti a quei due occhi che erano anche suoi.
Il terrazzo era diventato casa... braccia grandi che li racchiudevano.
Sembrava un appartamento completamente arredato di cose importanti, pieno d'amore.
Erano felici di esserci l'uno per l'altra, di appartenersi.
Anche le nuvole stavano dando un senso a loro due.
Ore 19.50
"andiamo bella mia?"
Lei si è sentita bella davvero. Ma davvero.
"Andiamo."
Fuori, il buio, era niente in confronto a loro.
Le dà un bacio davanti al portone. Non l'ultimo.
"Mi raccomando, piccola grande donna!"
Le mani sul viso di lei.
Lei uscì dal portone, tornò indietro e lo baciò ancora.
"A domani, a dopo domani... a sempre. Per viverci. Ciao nanetto."
"Nanetto a chi?"
"A te."
Così com'era iniziato: fuori da quel portone, ridevano da viversi.
Pochi passi, lei si volta. Lui era ancora lì a guardarla finché non sparì dopo l'angolo.
Erano belli, su quel terrazzo.
Erano baci, non pugni.
Erano semplicemente loro.
Ci sono cose che restano e resteranno dentro, che valgono troppo.
Ho imparato a conoscermi un po' di più attraverso la scrittura. A volte l'ho mollata o forse è stata lei a mollare me. Perché non riuscivo più. Non riuscivo a scrivere per quante cose mi stavano accadendo. E quest'ultime le perdevo dalle mani come granelli di sabbia. Però c'era sempre, lei. Potevo riprendere quando volevo, tanto mi avrebbe aspettata lo stesso. Ho imparato a riportare tutto ciò che mi accadeva su dei quaderni o sul promemoria del cellulare. I quaderni potevano essere sfogliati da qualcuno, anche in famiglia (e avevo paura). Avevo sì. Ora non più. Non mi frega niente. Ho imparato che non per forza tutte le cose vanno dette. A volte basta un pezzo di carta ed una penna per inquadrare qualcosa. Ed è così che ho cominciato a fare 7 anni fa. Era una mattina d'inverno e mangiavo i biscotti Pan di Stelle. Ricordo la mia breve frase che poi ho visto su qualche sito o blog senza il mio nome. "On web", "Trovata in web"... scritte così, ma non mi sono arrabbiata mai. Sapevo che quelle mie parole, poche parole, giravano su Internet e poco m'importava se non ci fosse stato il mio nome e cognome, anzi il mio soprannome. Pensai: "La gente ha visto i propri sogni andare in fumo."
' Perché i sogni distrutti sanno di Pan di Stelle. '
Mangiai quella mattina d'inverno quei biscotti pensando ai sogni spezzati. Erano buoni lo stesso. E non potete immaginare quanto.
Perché, a volte, dalle cose negative si deve prendere il meglio. Ed il meglio continua: sognando, scrivendo, vivendo e ridendo.
Mi ritorna la domanda: "ma sarei disposta a tornare con lui quando è padre?
Sono stata sempre decisa per la nostra storia.
E avrei dovuto esserlo pure dopo. Però ho recuperato adesso. Non merita nemmeno un "ciao, come stai?", da me.
Ho vari pensieri che non mi lasciano in pace. Più che altro è come se avessi demoni nella testa. Per 3 mattine di fila mi sono svegliata alle 5 e guardato l'alba. La mia mente si è placata un po".
Penso a me stessa che non mi sto realizzando in qualcosa, l'estate che odio, il pensiero della mia famiglia che quando stiamo in compagnia con altre persone io guardo mia mamma anche quando si perde ed è altrove.
Però tanto forte non sono. Perché io piango sempre. Per ogni minima cosa. Qualcosa mi dice che è tutto appena iniziato, che ci saranno ancora cose da affrontare e sia.
Io poi sono un miscuglio di tante, troppe cose che nemmeno mi capisco da sola.
Mi guardo indietro e cerco (e lo dico vivamente) di perdonarmi. Non di perdonarli. Di perdonare qualcuno. Di perdonar (mi). E non ci sono ancora riuscita.
Ho anche io un po' di colpe. Mi vedo come una persona sola, che ho bisogno solo di se stessa e degli affetti più cari. Però non mi vedo mai completa e non capisco perché.
Alcuni miei sogni non sono concreti. Cioè sono stati avverati, sì: parlo di gesti, dettagli, qualche conforto, abbraccio. Parlo di cose astratte, che vedo qualcosa di buono in qualcuno magari ma non c'è.
Da sola non mi vedo più bene. Ma non abbiamo un telecomando per sintonizzare tutto quello che vogliamo nella nostra vita.
La gente s'accorge dai miei occhi che qualcosa è cambiato in me. Vorrei più stabilità, voglio innamorarmi, voglio amare ed essere amata.
Perché penso di non essere mai in grado (?)
Mi aggrappo al cuore, a mia mamma, ai miei tatuaggi che spesso riguardo. Il mio corpo è l'opera d'arte della mia vita.
- Prendersi la libertà, amarsi. - l'ho scritta in un mio quadernetto proprio per convincermi pure da sola. Quanti post it dovrei fare da leggere ogni mattina appena sveglia. E non mi ringrazio quasi mai. Perché ho sempre detto agli altri: 'Grazie le fa la Madonna (come si suol dire qui) ma non c'è bisogno di dirmelo. ʼ
Io tutti i grazie del mondo nemmeno li voglio.
La mia casa non è lussuosa, ma ricca di "valori" sicuramente. Mi basta questo!
Mi chiedo... in quante linee camminino gli occhi... prima che la ragione mostri i palmi delle mani, tirandole in avanti dalla schiena... e se la verità... non sia una sfera che ruoti le sue interpretazioni..., su un dito d'incertezze.
Pensando a tutte le scelte che ho fatto fino ad oggi... rifarei tutto, compreso gli errori... mi hanno fatto diventare quello che sono, con tantissimi difetti e pochissimi pregi... il bello di tutto questo... sono unico ed inimitabile.
Non toccare il fuoco se sai già che ti brucerai.
Non andare contro il pericolo se sai che non te la passerai liscia.
Non combattere contro qualcuno se non hai le armi per combatterlo.
Non andare nella tana del lupo se non vuoi essere mangiato.
Non giocare con le persone perché non essendo bambolotti un giorno si vendicheranno per tutto il dolore che gli hai provocato.
Sta zitto se non sai che stai dicendo.
Ascolta se vuoi risposte, lascia il tuo ego orgoglioso e inutile nella tavoletta del wc
Se sei convinto di manipolare un'altra persona sappi che fallirai e il karma si rivolterà contro chi che come te fanno degli atti malvagi contro altri esseri viventi.
W l'indipendenza e ricorda che per me non sei degno nemmeno di raccogliere la cacca del mio cane. Con affetto.
Come sarebbe noiosamente plastica la vita se smettessimo di sperare, se smettessimo di sognare!