Scritto da: Michelle Cuoreribelle
in Diario (Sentimenti)
Mi sono distratta un attimo, tu hai saltato il muro e sei entrato nel mio cuore.
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Mi sono distratta un attimo, tu hai saltato il muro e sei entrato nel mio cuore.
Sono strafottente lo so, la mia faccia richiama più schiaffi che carezze, ma le mie labbra sono calamite per i tuoi baci.
E poi ci sei tu che che riempi la mia mente di te.
La verità è che ci innamoriamo quando siamo pronti al cambiamento. Quando in realtà il cambiamento è già in corso e l'incontro con una nuova persona, che sviluppa in noi interesse, emozioni e sentimenti, non è altro che lo sblocco del cambiamento stesso. D'altra parte è anche abbastanza intuitivo che occorra un cambiamento affinché ci si possa allontanare da un vecchio amore, per sganciarsi di netto dal ricordo o riuscire a viverci senza che esso intacchi il presente. La domanda che sorge allora, spesso sempre, è "Quando?".
Non c'è domanda più banale, e nel contempo dannosa, che potremmo porci, le cui conseguenze possono essere devastanti al punto da bloccare persino il cambiamento già in atto, poiché le nostre risorse fisiche e mentali sono tutte risucchiate dalla gestione di ansia e impazienza che impazzano nell'attesa. L'impazienza non è altro che ciò che allunga il percorso e rallenta, che ci spinge a bruciare i tempi magari provando a riscaldare una minestra fredda o, cosa forse assai peggiore, a buttarci tra le braccia di emozioni repentine e frivole che ci lasciano senza neanche darci un attimo per comprendere pienamente cosa stia accadendo, e ci lasciano con l'amarezza dell'occasione mancata e il rancore verso qualcuno che s'era avvicinato e ora fugge nuovamente, che in realtà non centra nulla con noi. Non era pronto come non lo eravamo noi, che altrimenti non ci saremmo avvicinati né avremmo lanciato segnali d'attrazione.
La domanda su cui concentrarsi non è quando ma come. L'impazienza si supera dedicandosi a se stessi, alle proprie passioni e ai propri talenti quelle che ci permettono di conoscerci e prendere consapevolezza di cosa vogliamo e di cosa realmente accaduto che è andato storto. Perché non siamo né abbiamo un corpo alcun demone che ci porta verso persone, malauguratamente, dette sbagliate ma che in realtà sono solo frutto di una nostra immaturità emozionale. Volendoci bene, apprezzandoci, siamo in grado di superare il tempo, qualunque esso sia, di maturare le emozioni, intendendo la capacità di riconoscerle nel senso e nella specie, e soprattutto riconoscere tra le altre persone quegli altrettanto maturi emozionali che sono in grado di essere per noi quel luogo sicuro in cui dimorare e altrettanto noi per loro.
Amore come quel filo sottile che stuzzica l'animo... averti accanto l'unica possibilità, oltre solo l'oblio. Dimmi come potrei mai far a meno di te, unico scopo della mia intera esistenza. Quanto ti amo? Meglio se non lo sai, svendermi per quattro moine mi sembra troppo, che ne sarebbe della mia dignità? Preferiresti ti togliessi il piacere della conquista? Allora cavalca gli oceani e doma le folle, mio prode cavaliere, ma senza lamentarti. Le grandi conquiste, va da sé, richiedono grandi sacrifici! Se non ne sei in grado rinuncia, finché è in tuo potere, i grandi destini appartengono agli uomini impavidi, non di certo a chi si arrende alla prima difficoltà! Invece di passare il tuo tempo a chiederti cosa provo per te, per un attimo prova a pensare cosa fai per meritarti il mio amore. Cerco ancora il mio cavallo di ferro e solo per quello sarò pronta a lasciarmi andare... non puoi farmene di certo una colpa se anelo al meglio per me.
Dimmi che un giorno riuscirò ad amarmi, che non sono sbagliata che le mie debolezze sono normali, che troverò l'attimo dove la confusione diventa silenzio e l'anima inizia a parlare, che avrò la forza di vivere sempre la realtà, con la faccia pulita ed il cuore in mano. Dimmelo... nonostante io viva delle piccole cose spesso perdo la forza di camminare, di correre e mi ritrovo a capire che vivere non è solo quotidianità, ma riuscire a far volare l'anima.
Immersa nel mio mondo inevitabilmente ti penso, ti sogno, le tue parole e la tua voce riecheggiano in me, posso cercare di fuggire da te, ma non riesco a fuggire da ciò che provo.
I capi d'abbigliamento inutilizzati, vuoi perché non piacciono più o semplicemente per lo sfizio di rinnovare il guardaroba, diventano "indumenti dismessi"; roba da regalare a chi la vuole o ne ha più bisogno, si direbbe roba "vecchia" per chi la da via, ma avete mai guardato gli occhi felici e sorridenti di chi la riceve? Io sì, per loro è bella, è "nuova", specie se ha ancora il cartellino attaccato perché mai usata. Parallelamente credo accada la stessa cosa coi sentimenti: alcuni li trattano come capi di vestiario di cui disfarsi. Quando gli amici non sono più amici, quando i parenti si scartano, quando non si ama più, quando non si sente più lo stesso affetto di prima, quando non c'è più lo stesso interesse o attaccamento di prima o più semplicemente ci si è stancati, ecco che diventano "sentimenti dismessi", come dire inservibili e dunque da scartare o da ricambiare con altro. Per noi che li scartiamo, questi poveri e maltrattati sentimenti, sono metaforicamente roba vecchia ma chi ha fame d'affetto chi ha bisogno di calore umano, e non aspettava altro che riceverli, li accoglie a quattro mani apprezzandoli come roba nuova di zecca. Come si dice... chi ha il pane non i denti e chi ha i denti non ha pane... è sempre così. In altre parole, se qualcuno non sa che farsene dei nostri sentimenti, li rifiuta e li getta via, pazienza, ricordiamo che c'è qualcun altro là fuori, da qualche parte, che non desidera altro che riceverli ed accoglierli di cuore.
Per un tempo immemore ho desiderato la tua stretta. Ed un tempo indefinito si è realizzato quando le tue braccia hanno avvolto il mio corpo, avvicinato il tuo respiro e toccato la mia pelle. In quel momento ho capito che l'eternità esiste. E risiede nel tuo abbraccio.
Hanno dato per disperse le mie mani. Ho inseguito la linea della vita fin dove una vena – coraggiosa – in evidenza, pompava tanto di quel sangue da sentirmi così viva che ad ogni battito avanzavo d'un passo e sul cuore in gola sono, addirittura, arrivata a scalare un'intera montagna alla ricerca della mia anima esule, eremita, a ottocento piedi da terra. Libravo. Non direi fossero nuvole, ma le mie mani dentro alle tue. Lì, le ho ritrovate. Così immense nella conca dei palmi con il dorso della difesa rovesciato e le nocche a offrire le spalle al passato. Sono state ritrovate le mie mani. Avrebbero dovuto, sin da sùbito, seguire le tue impronte – io, così attenta alle orme degli altri – sono state ritrovate anche le tue mani. Senti come stringono forte le mie?