Tante volte mi avevano detto che dovevo stare calma che dovevo aspettare ma era grande il desiderio di essere mamma non li ho voluti sentire e son venuta a cercarti perduto lì oltre quel mare dove l'orizzonte è sempre più lontano e non appare.
Ti ho sognato, ed eri già mio così come ti vedevo e più forte il pianto mentre ti stringevo.
Amore che non ha freni, forse ho esagerato ma quanto ti ho desiderato da sempre cullavo questo sogno cantavo le mie nenie inutilmente da sola senza farmi sentire per non far ridere la gente.
Ho amato te, che ancora non c'eri ma nel cuore esistevi, nei miei pensieri ho riposto tutto su questo mio bambino.
Forse ho sbagliato ad amarti abbandonando tutto dimenticando me e la mia vita e quelli intorno a me, ma per fortuna, mi hanno capita.
Ti guardavo adorante, eri il mio orgoglio ogni mattina ringraziavo il Signore al tuo risveglio.
Ora fatto grande sei cambiato In cerca di esperienze e sei andato ti ho lasciato fare convita che da me dovevi poi tornare.
Il letto è vuoto, la casa è vuota Il cuore spera troverai tutto come lo hai lasciato ti prego non farmi più aspettare torna da me che ti ho sempre amato.
Mi guardavi passare mi sentivi parlare ma non ho mai alzato lo sguardo mi son sempre negata la gioia d'esser donna. Tu ha sciolto ogni mia riserva con te è stato tutto naturale e quello che io ero la donna che era in me non conoscevo. L'amore fa miracoli ed è vero.
Sentivo il mare distesa ad aspettare un appuntamento sotto questo cielo pieno di stelle e luna piena.
Non ti ho sentito arrivare solo le mani, una carezza ed i tuoi respiri su di me.
Un bacio che voleva parlare fin dentro il cuore ed ora lo volevo sentire non mi lasciare stringimi ancora e ancora.
La sabbia ancora calda ci avvolgeva e poi l'amore In quella notte d'estate.
Quante barche son tornate e noi sdraiati qui.
Ora sono sola e guardo l'orizzonte ogni sera un ricordo tu dove sarai mi starai pensando perché ci siamo persi giocando ma a distanza di tempo ogni barca che torna mi porta i tuoi respiri sulle onde del mare io son qui che ti aspetto... se vuoi tornare.
Voglio un milione di baci non stancarti mai dammene tanti come tu li vuoi dammene ancora come tu più puoi come già sai.
Voglio sentirti caldo scorrere su di me voglio sentirti vivo dove io voglio te.
Amami con passione accendi il desiderio spegni con le tue labbra ogni mia voglia varca ogni mia soglia ti aspetto davanti ogni mio uscio vieni, non serve forzare.
Tra le mie braccia ti abbandonerai ma tu continua a baciarmi non te ne pentirai.
Cosa farai dopo che hai provato coi pugni chiusi hai continuato per non darmi tregua non volevi ammettere il tuo sbaglio.
Il tuo orgoglio ti ha rovinato. Chiedere scusa per te non è normale e adesso ti fa male ma continui a sbagliare.
Ho paura che quando vorrai tornare non mi troverai.
Non sarò più disposta ad accettare. Troppo ho sofferto e ancora dentro il cuore ho uno strappo ed una croce che mi pesa quando mi sarò arresa forse avrò la pace che mi spetta potrò pensare al resto e alla mia vita che ancora ho trascurato in nome dell'amore.
Purtroppo questo dolore resta e sordo nell'anima scava e chi ne fa le spese è la mia vita quella che mi resta non vedo più luce quando avevo il sole.
Tutto s'adombra, e le corde son tese vorrei trovare un varco tra le tenebre capisco che non ha più senso ma più passa il tempo e più ti penso.
Ogni anno puntuale c'è la potatura dell'olivo. Intorno alla mia casa in cima alla collina un simpatico vecchietto ogni mattina ci svegliava di buon'ora: oi signù s'è fattu juorn ca ce stà Giuann. Tutti all'erta che è arrivato non facciamoci trovare impreparati ecco il vino l'ho portato e dov'è quel suo bicchiere? Presto sai che deve bere questo è l'unico suo vizio. Cominciava a far baccano alle cinque di mattina e poi pronta la bisaccia: ne signò la si tajata la saciccia voju pure la frittata che me faccio na magnata... Quella era colazione per un vecchio ultra ottantenne guai a togliergli il suo vino "rosso sangue chiglu buon". Lavorava tutto il giorno sempre col bicchiere in mano "gliu dottor ha ritt chianu ma se chell ca me resta è sta stozza e stu vinello vogliu murì buon e nu poc stunat un me ce fa pensà mo me veress n'goppa a chesta pianta quann m'ha raccumannat de nun lavurà dottò; gli aggie rispuosto è meju a beve vino e a magnà ca può, può pur faticà ancora nun si capit ca voju murì cu stu bicchiere n'mano ca m'aiuta a campà.
La vita era una terra di conquista a pugni chiusi sfidavi tutti correndo sulla pista non ti fermava niente neanche le delusioni perché mentre correvi a sostenerti c'era la tua gente.
Quelle due ruote sapevano di polvere e tutti quei chilometri percorsi sotto ogni bandiera ma tu passavi con la tua benda nera ovunque ti trovava il sole e ti accompagnava a sera.
Un giorno sulla pista più non sei tornato le lunghe attese di un campione soldato di quella guerra che si combatte da solo e che nessuno ha mai capito.
Quando avrai croce sulla tua terra capiranno che avevi bisogno sì, chiede aiuto anche un sogno ma nessuno lo sente...
Ti hanno lasciato piangere e non sei riuscito a gestire la vita che avevi subito e ti sei arreso.
Un campione che il vento aveva sfidato con soltanto due ruote solo... senza avvertire se n'è andato.
Trovo tra i sentieri ombra per arrendermi, sostare prima di arrivare.
Mi perderò sola nei pensieri, tra i rovi dove mi farò male così non sentirò ancora questo mio dolore che non mi lascia più.
Mi riposerò stanca sopra quella pietra ancora la meta è lontana c'è un piccolo ruscello una fontana laverò il mio viso di lacrime salato e arresa un fiore coglierò è un barlume di speranza che tengo ancora accesa.
Penso al mio posto preso da chi non meritava eppure lassù c'è sempre il sole sempre ti baciava hai già dimenticato chi t'amava.
Guardo il cielo tra gli alberi e continuo a salire troverò la strada o mi dovrò pentire per questo continuare inutile verso una meta ignota.
Intanto in questo momento forse mi perderò... e invece è quello che io sento la mia anima ora, ha bisogno di pace.
Mi respiri sul collo le tue mani sui fianchi un no mai pronunciato al tuo amore malato.
Finalmente al mattino quella porta si apriva per lasciarmi da sola finalmente vivevo...
Lentamente passavano l'ore e dovevi tornare lentamente morivo.
Ma perché l'orologio non si ferma stasera quella birra bevuta la tua mano sudata ma io zitta, non potevo strillare i bambini non dovevo svegliare e con tutta la rabbia che avevo di più non potevo...
Ogni giorno mi ripetevo che il coraggio dovevo trovare non potevo continuare conveniva scappare.
Quel pentirsi poi rimanere da solo non ti ha fatto cambiare solo precipitare in un baratro immenso per fortuna ho salvato i miei figli... solo adesso ci penso.