Scritta da: Silvana Stremiz
Ascoltami, o Dio!
M'avevano detto che Tu non esistevi
ed io, come un idiota, ci avevo creduto.
Ma l'altra sera, dal fondo della buca di una bomba,
ho veduto il Tuo cielo.
All'improvviso mi sono reso conto
che m'avevano detto una menzogna.
Se mi fossi preso la briga di guardare bene
le cose che hai fatto Tu,
avrei capito subito che quei tali
si rifiutavano di chiamare gatto un gatto.
Strano che sia stato necessario
ch'io venissi in questo inferno
per avere il tempo di vedere il Tuo volto!
Io ti amo terribilmente...
ecco quello che voglio che Tu sappia.
Ci sarà tra poco una battaglia spaventosa.
Chissà?
Può darsi che io arrivi da te questa sera stessa.
Non siamo stati buoni compagni fino ad ora
e io mi domando, mio Dio,
se Tu mi aspetterai sulla porta.
Guarda: ecco come piango!
Proprio io, mettermi a frignare!
Ah, se ti avessi conosciuto prima...
Andiamo! Bisogna che io parta.
Che cosa buffa:
dopo che ti ho incontrato non ho più paura di morire.
Arrivederci!

(Questa preghiera è stata trovata nello zaino di un soldato morto nel 1944 durante la battaglia di Montecassino)
Anonimo
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    Scritta da: Anonimo Anonimo

    Quello che vorrei

    Lontana sei inconsapevole,
    la tua inventiva mi stupisce,
    originale in questa indifferenza
    io non posso far altro che sognarti.
    Lo faccio ogni notte,
    mi lascio trasportare da dolci pensieri
    e viziare da quelli della carne.
    Ti confesso che un pensiero costante mi assale,
    porterei indietro ogni secondo
    pur di riviverti.
    Ogni notte parto per vasti campi,
    rimango nascosto nella nebbia,
    mimetizzato tra gli alti fusti,
    in sospensione tra sogno e realtà
    mi isolo e ritorno da te.
    Sogno di portarti con me,
    lì in quei campi che non esistono,
    dove ti affronterei tra l odore della rugiada
    e la fredda luce della luna.
    Ti inviterei a combattere le tue paure
    e a conoscermi in quei teneri sogni,
    ed è forse solo così che sentiresti
    l'urlo straziante del mio cuore
    che ancora ti cerca.
    In quei campi aleggia una strana aria
    quasi sensibile al tatto,
    tu saresti confusa,
    lontana da tutto,
    e circondata da quell'aurea
    misticamente respirerai il mio profumo
    e ti sazierai.
    Assisterai alla morte dei tuoi problemi
    e curiosa ti allontanerai.
    La luna maternamente ti parlerebbe
    mostrandoti il suo lato scuro,
    ti racconterebbe i miei segreti che come un bambino,
    in tutti queste notti,
    ho saputo confidarle.
    Tu, libera dai pensieri
    stupita da tutto rimarresti lì ad ascoltarla,
    io complice della scura notte
    sarei lì ancora nascosto a guardarti e desiderarti.
    Poi al cenno di un tuo riposo,
    ti sorprenderei raggiungendoti,
    abbraciandoti colmerei il mio desiderio di te
    e tu incredula rimerresti immobile,
    rapita dall'estasi e dalla mia dolce voglia.
    Danzeremo uniti in un abbraccio,
    come due teneri amanti
    ci sporcheremo di quella misteriosa terra,
    resi complici dal desiderio.
    Alla fine esausti riposeremo
    abbracciati sull'erba,
    e attenderemo l'alba di un nuovo sogno.
    Anonimo
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      Mamma

      Ciao Mamma,
      tu che mi guardi da lassù,
      tu che te ne sei andata via troppo presto,
      porgimi la mano.

      Dammi la serenità,
      la dolcezza,
      l'amore.

      Dimmi che non sono malevole come mi hanno descritto.

      Fai capire a lei che l'amore non ha catene,
      fai capire a lei che l'amore non può finire.

      Vorrei essere compreso,
      Vorrei amare ed essere amato,
      Vorrei riuscire nella mia vita,
      Ma non ho più la forza per proseguire.

      Cara mamma,
      tu che mi guardi da lassù,
      porgimi la mano,
      portami via con te.
      Anonimo
      Composta martedì 15 giugno 2010
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        Scritta da: Assia & Niki
        Impara ad ascoltare prima di parlare,
        impara ad osservare non fermarti solo a guardare,
        impara a scoprire l'essenza dell'anima prima ancora dell'apparire,
        impara a donare prima di pretendere di ricevere
        è nelle cose semplici che arricchirai la tua vita e scoprirai l'essenza del vero amore.
        Anonimo
        Composta venerdì 26 agosto 2011
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          Scritta da: Buisnessman

          Il trionfo della viltà

          Che l'amore trionfi sussurrò colui
          che era definito il vile,
          colui che per le sue colpe era stato trafitto da qualsiasi verbo
          che le persone erano un grado
          di proferire in base a una sola campana suonante.
          Da uomo schernito,
          lui si alzò, guardo tutti e disse:
          "che il mondo non mi abbia donato la perfezione io lo so,
          ma mi ha donato la capacità di capire il mio errore e trasformalo
          nel mio vantaggio più grande.
          Chi parla è colei che l'amore non sa cos è e lo usa per dare
          più corpo alla sua vita priva di evento,
          al suo spirito privo di sogni.
          Che l'amore trionfi,
          ma per chi lo usa per sentirsi meno solo
          sia il più grande dolore della sua vita"
          questo è l'uomo vile,
          che in un battito d'ali e uno sguardo rivolto al cielo,
          cancella il suo passato e rivive nel sorriso di quelle persone
          per cui lui è il valore non ciò che rappresenta.
          Anonimo
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            Scritta da: Pierre

            Notte di pianto

            Il ripetersi incessante d'armonie di pianto,
            ricordi sparsi, persi rancori
            lacrime d'odio e di dolce perdono,
            grida mutate dal pianto,
            desideri, sopiti nell'animo,
            di dolcezze nel mondo sparse
            e nel cuor svanite

            Un lamento costante permane
            nello stravolto volto avvolto nel pianto,
            eterno e muto in frammenti
            tra delicati e devastanti eventi,
            Un lamento sparso nel vuoto
            di un anima dolorante
            che implora dolcezza

            Il gridare d'una sola notte
            di freddo lacrimare,
            il rifletter del vile dolore,
            il tremare della delusione
            coglie convulsi spasmi di pianto
            che, implacabili, conducono
            l'anima a vani pensieri

            Il ricordo di tenere voci,
            suadenti menzogne,
            tormento dell'anima affranta
            e sorgono tra fiumi di pianto
            ingenui perché.
            Ampolle di cristallo s'infrangono,
            fittizie illusioni di relazioni sopite

            Deluse speranze, illuse e tradite,
            rantolano morenti tra crudeli realtà,
            come pesci su nuda roccia
            ma non spirano, vivono sofferenti e contorte
            tra mari di sangue versato
            dal cuore impigliato e squarciato
            da acuminati rovi di false promesse...

            Nulla... né rancore né odio...
            Nulla... nemmeno conforto.
            Solo cupa rassegnazione,
            pace corrotta da un nero oblio,
            vuota serenità dal sapore di morte...
            Un Nulla vorace che tutto divora...
            Unico superstite.
            Anonimo
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              Scritta da: Dora
              Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: - Signore,
              mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.
              Dio condusse il sant'uomo verso due porte.
              Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.
              Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.
              Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.
              Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato.
              Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
              Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po',
              ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
              Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: -
              Hai appena visto l'Inferno. Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta.
              Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
              C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire l'acquolina.
              Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
              Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
              Il sant'uomo disse a Dio: - Non capisco! - è semplice, rispose Dio, dipende solo da un'abilità.
              Essi hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri, mentre gli altri non pensano che a loro stessi.
              Anonimo
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