Cheta tuo pianto, Maria, io son risorto ma asceso ancora non sono in Casa augusta e or, che tu di tanto persuasa, dona di tuo sapere agli altri apporto.
Corre la Santa Vergine ver l'orto ma di brillanza nobil Figura invasa, a passo lesto ed andatura decisa appare vivo e non con viso morto.
Abbraccia Mamma con affetto il Figlio, stringe lo Figlio al petto la sua Mamma indi Giovanni cinge Madre e Figlio.
Tornate o Voi cari ai vostri affari, Io salgo lesto da Colui che infiamma e che bontate spande senza pari.
Piange la Santa Vergine e s'affligge e tra le sante braccia Egli la regge: Vai santa Donna, ritorna a tua arte; lo sai, non son di qui, ma d'altra parte.
Il Padre mio m'attende in alto Loco, non posso rimaner nemmanco un poco, presto sarò di nuovo in questo luogo onde lenir l'umano dal suo giogo.
Al biondino, al mio piccino gli dono un bel bacino; glielo do sul bel visino mentre dorme sul cuscino. Lo faccio dolcemente per lasciarlo ancor dormiente ché se dorme è santarello ma se sveglio è monello. Quando un piede mette a terra ricomincia già la guerra. Indi, fo, la ninna nanna per rifargli fare la nanna.
Fu, fu e fu per quasi trent'anni fu misconosciuto da parenti e amici ch'ognuno lo mena in su e giù e d'essere favoriti sono felici ché per poco, sempre, ben serviti da colui che parente e pur'amico attua il comando di lor'impettiti con animo devoto e sforzo fisico.
È dei tanti amici e suoi parenti, non per capacità ma sfortunata sorte, per quanti cattivi eventi, assoggettato vivere alla giornata e soggiace a volontà di questi, ora di quelli, mai gratificato, a soddisfar degli altri, sempre, i gusti ma di riconoscenza mai degnato.
Tiene una notte la sua mamma in sogno: che nell'orecchio tutto dona in dettaglio Non temere, figlio mio, per te son sveglia e scesa sono per te dall'altro Regno Chè darti buona nuova avea gran voglia. Domani, non tardare, fa quel ch'ò detto apprestati a curare ogni dettaglio: sei stato scelto quale figlio eletto,
attento! Non commettere alcun sbaglio. Seguita la via che t'hò donato, vai avanti dritto, non voltarti indietro; per te la prece è stata del Beato ch'è fatto Santo ed è nomato Pietro. Indi, il seguente dì, senza ritardo, segue quant'ebbe dalla mamma in sogno con diligenza del nostromo a bordo,
tessendo la tela qual'esperto ragno. Lo fa con fiducia e in speranza certo non potere esser fallace e che l'annuncio avuto è l'essenza di ciò che già vede quale verace. Avviene dopo poco, sabato sera, qualcosa che travolge ogni misura mentre il frinire di cical ciarliera
morendo se ne va entro il verziere. E la notizia è farina al vento così che ognuno sa dell'accaduto di quanto agiato cento volte e cento or è il miserando uomo sparuto. Parenti si moltiplicano e pure amici riandando ai trapassati, agl'antenati e per essi implorano i buon'uffici
ché di lor stessa stirpe sono nati. La mente gli ritorna ai patimenti, rivede gli anni tristi del passato quando bisognevole d'alimenti lo stato suo da tutti er'aggravato. Resta, però, paziente ad ascoltare gli altri la sfumata manna ad aspettare e con carezze e lodi ad acclamare.
Rondinella della prim'aurora che ilo hai piantato nel mio cuore nel tuo altro n'ho fissato con ardore e ancor d'allora, operano ognora. Della stagione fredda al perdurare, * lasciandomi nel nido, solo solo, spiegasti l'ali tue a lungo volo nella speme di presto ritornare.
Volasti sopra burrascosi mari col groppo in gola, lacrimando gl'occhi, poi, a lungo combattesti con allocchi martire innocente di sicari: Cadendo, infine, sotto i colpi inflitti fosti traslata in nido di rapace là dove mai il tuo cuore ha avuto pace e i dolci sentimenti furon reietti.
Rondine rimanesti, però, fida giacché natura tua è dolce e buona, meriti essere posta in una icona ch'amore porti anche a gente infida. Diventi reginetta di nidiata che pigola, ti chiama e tanto t'ama, al contro dell'allocco, lingua di lama, possiedi bontà grande, rinomata.
Di anni ne tocco ora quasi trentotto, tu ne registri appena trentatré, d'allora ne son trascorsi ventitré: Saremmo uniti, senza quel complotto! La divisione nostra è solo carnale ché dentro t'ho nel petto mio trafitto mentr'io mi resto nel tuo petto eretto e l'immensa passione resta totale.
Io t'ho presente il giorno tutt'intero, la notte m'addolcisci col tuo sogno, ti resti giorno e notte nel mio regno come regnante resta nel suo impero. Ricordi il finto nido? Era piccino. Uno n'ho costruito più grandetto onde capienza ha di grande letto nella speranza d'averti un dì vicino.
Al lato n'ho intrecciato uno più bello ch'aspetta d'ospitar tuoi rondinelli ch'anno, ho saputo, toni dolci e belli come il tuo viso delizioso e snello. I quattordici d'anni appena avea toccato quando spedisti il tristo scritto che tutto tengo in mente quell'editto che imposto fu da gente vile e rea.
Ed anelavi del mio certo aita, col pensiero di rondine sincera, speravi che al giunger della sera la trepidazione fosse finita. La missiva, ahimè! Tardi pervenne; ma s'anco giunta fosse immentinente niente potuto avrei, niente e poi niente tant'alte superar eran transenne.
Dopo aver posto copia dentro al cuore l'ho bene in uno scrigno conservata e tutta in mente, tutta l'ho fissata: Ogni parola grida: Amore, amore: Con dolor grande e tanta volontà m'astengo dal venir fino laggiù potrei, la povertà ch'avea or non è più, non licemi, però, darti altra ansietà.
D'amarti, amore, non sarò mai stanco e aspetto sempre che mi vieni a fianco e nella speme vivo del ritorno al fin che cessi questo gran frastorno.
Quando in casa poco c'era Si giocava e si rideva, ora che zeppo è ogni loco né si ride né si gioca. Tutto quanto appare poco e sia il riso sia il giuoco tramutati sono in fuoco. Le bevande e vettovaglie Fan salire altre voglie e niuno è più contento Di benessere cotanto. C'è, perciò, solo lagnanza Per la scelta e l'abbondanza. Sol li nonni e li bisnonni Con gli zii già ottantenni Dirimpetto sono al fuoco Ben contenti di quel poco Chè rammentano che c'era Gran miseria da mane a sera. Ricordano il passato, sanno quanto ch'è costato, sanno quanti patimenti san le pene e i tormenti. E, perciò, quel caldo fuoco Per quanto appar poco Dona loro giovamento e al corpo e alla mente. Ogni tanto un guardo sbieco Come dir: dico e non dico. State attenti, o voi scontenti, Che potreste ai vostri denti Solo offrire un po' di pane, Senza pranzi e scarse cene Come quando per luce c'era La candela di scarna cera.
Solenne, alta s'ergea al centro Torre che d'onore ricopria queste sue terre; era rifugio di sciancati e stracchi, vanto d'ognuno era, giovani e vecchi.
Tutti copriva col paterno manto. Mai turbativa fu, mai fu tormento, non discrimine mai, mai differenza; d'ogni seme traeva buona essenza.
Forte s'udì, per l'aria, grande sussulto: Cadde tra nebbia il gran Gigante avvolto; Tremò la terra, le case furon scosse Piegò la testa, ahimè! E più non resse.
Tra tanti ti scegliesti il miglior frutto, alla famiglia tu levasti tutto, per la sua gente fu immane sorte; perché non ti fermasti o crudel Morte?
Fu il Ciel che mi richiese anima eletta, perciò falciai la troneggiante Vetta; Ma se or lo guardo volgi al firmamento sorrideti una Stella risplendente.
Nelle tristi passeggiate estive solo mi trovo presso quel ruscello laddove era tutto lustro e bello mentr'ora appare sterile e brullo per la tua assenza, mia soave stella, e pure le foglie che son verdi e vive
paiono mosce, penzolanti, smorte. Ti dipartisti e più non ritornasti, provocato in cuore m'hai enormi guasti. Sono certo, non a male lo facesti se dentro tieni quei sentimenti onesti d'allora che amore giurasti fino a morte.
Certo è la sorte che ti tien discosta, non scema, però, la pena dell'abbandono giacché sognato sempre avea in quel dono ch'avere la donna amata spera ognuno; sentirsi gratificato, essere qualcuno d'aver seco l'amata di carezze desta.
Quando l'essere umano cullato è del benessere non tien nemico che lo sprezza o ingiuria. Tutti parenti, tutti cortesi amici, e ognun s'affretta a tessere artificioso plauso. Chiunque lo tratta da grande signore ancor più se fosse principe o duca. Largo si fanno insigniti e codardi per rimanere accosti a sua signoria. Se coincidenza vuole che fortuna allenti stretta della sua cintura allora perde quell'uomo amori, grazie ed onori e tutti quei parenti, amici e serventi non uno ne rimane a lui vicino ché veloci si squagliano, volan via, e non più saluti, inchini e reverenze ma maldicenza, perfidia e molta spregiudicata irriverenza.