Scritta da: evita
in Poesie (Poesie personali)
Dire non sanno i brevi tratti
del mio sentire
Informi
le tracce scure
a mò d'interrotti graffi
penetrano la pagina
invano rincorrendo crepuscoli.
Composta nel ottobre 2009
Dire non sanno i brevi tratti
del mio sentire
Informi
le tracce scure
a mò d'interrotti graffi
penetrano la pagina
invano rincorrendo crepuscoli.
Taci l'anima, taci me
poesia che sprechi
il rumore dei pensieri
improvvisandoti coraggio
ancora speri illusa
trovare eco tra gli spazi
confusa meridiana.
Gli occhi aperti nel buio contagiano d'oscurità la mente.
Irrompe la danza tribale libera e forsennata del pensiero illegittimo.
Scintille di parole convulse
strepitio troppo vicino e snervante
frasi non volute.
Echi incandescenti di voci prigioniere.
Arde il fuoco nero che spegne
dalle gambe alle tempie brucia il controllo.
In bocca cenere di pace.
Nel mare infinito
si lascia andare
il mio animo smarrito
in quest'immensità
naviga lento
il mio pensiero
lo spinge dolcemente
il vento.
Cullati dalle onde
dolci rilievi sfumati
spuntano all'orizzonte.
Isola felice
terra di sogno
toccherò il tuo suolo
da te sempre ritorno
e ogni volta
mi sento a te strappata
quando ti lascio terra amata.
Ti ho conosciuto nell'innaturale bellezza
nell'unica vera condivisione possibile.
Lasciami ora.
Odore d'ospedale.
Brucia il sole
come quella prima boccata d'aria,
che per quanto artificiosamente sterile sarà sempre corrotta.
La limitatezza di una madre.
Inevitabile compromesso.
Sgomento e pianto che ti ho risparmiato.
Rimbalza rapido da me per me l'inutile pensiero.
Non so camminare
non so respirare
non so dormire né mangiare.
Ti ho ucciso
senza metafora
e con troppo dolore.
Grigi echi si sovrappongono tra identici palazzi in cemento armato.
È caotica la stoltezza creativa.
Il vento delle parole nasce dentro
culla i colori imbruniti appesi ai fili ad asciugare:
lieve brezza accarezza i pensieri fioriti
vortice impetuoso demolisce edifici di convenzioni.
La bellezza del cielo notturno ricorda la solitudine delle stelle.
Evapora la memoria
dopo il lavoro si appiccicano addosso i ricordi condensati.
Un passo indietro, dalla fine del mondo, per non cadere nel vuoto.
C'erano i nostri volti
in quegli occhi
sbarrati di terrore.
I nostri sogni
e i sorrisi ricevuti,
ricordi già remoti,
per il triste avvenire.
Occhi ormai spenti,
senza tempo
senza luoghi
dove adagiare
il corpo stanco
e lasciarsi consolare
da una lieve carezza.
È ormai troppo tardi
nulla, nessuna forza
potrà più scacciare
le antiche paure,
e l'abbandono
alla tenerezza
il tempo tiranno
ha portato via.
Penso alla primavera
e all'inverno che vivo.
Ho bisogno d'estate
e non ho conosciuto che l'autunno.
Rapito dall'angoscia,
sono prigioniero della malinconia.
Vivo nell'essere
di non essere quel che voglio,
intonato allo smog del sentimento
che m'annebbia il cuore.
Chiuso dalla depressione,
non trovo porte d'amicizia.
Invano anelo a una goccia
di rugiada
che mi bagni l'anima.
Riarso dalla morte,
morirò
solo.
Circondato da una moltitudine,
sperimenterò
il silenzio del chiasso.
Quando le parole
hanno i suoni
della tomba.
Solo,
sarò scisso anche da me stesso.
Sei la mia sfida,
la mia urgenza.
Sei la luna che non ho ancora visto
ma già conosco bene
Sei il mio piccolo silenzio imbarazzante
Sei una canzone inglese di dodici anni fa
che ascoltavo nella solitudine del riposo
di un caldo pomeriggio siciliano.
Sei un fresco pensiero
ancora vergine del mondo.
Sei la mia emozione incontaminata.
Sei il mio amore per l'adolescenza,
la mia adolescenza, la mia.
Sei il mio Sud tutto assieme
Sei quel pensiero speciale
che più cerco di spiegare più inquino.
Sei la mia più grande
assenza
la mia sfida,
la mia urgenza.
La mia insoddisfazione
si nutre dei miei occhi,
ne succhia lentamente la luce.
Mi ritrovo stanco
ad ascoltare la pioggia
di un novembre insipido
della vita che vorrei,
di cui sento l'eco affievolirsi.
La candela è accesa
di una febbrile fiammella dorata,
quando è un incendio
a infervorarmi l'anima.
Ma non sono stanco
e al mondo sembra bastare questo,
ma sfamarmi delle dolci briciole
della mia tremante volontà mi fa sorridere
digrignando di morte.
Voglio che il falò della vita divampi
tra le onde del mio mare in burrasca
finanche a guardare
dalla zattera della speranza
la mia carcassa di animale
bruciare annegata sulla spiaggia.
La morte dopotutto
non è certo il peggiore dei mali.