Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Colui che non sa niente, non ama niente.
Colui che non fa niente, non capisce niente.
Colui che non capisce niente è spregevole.
Ma colui che capisce, ama, vede, osserva...
La maggiore conoscenza è congiunta indissolubilmente all'amore...
Chiunque crede che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole, non sa nulla dell'uva.
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    Scritta da: Elisabetta
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La pioggia nel pineto

    Taci. Su le soglie
    del bosco non odo
    parole che dici
    umane; ma odo
    parole più nuove
    che parlano gocciole e foglie
    lontane.

    Ascolta. Piove
    dalle nuvole sparse.
    Piove su le tamerici
    salmastre ed arse,
    piove sui pini
    scagliosi ed irti,
    piove su i mirti
    divini,
    su le ginestre fulgenti
    di fiori accolti,
    su i ginepri folti
    di coccole aulenti,
    piove su i nostri volti
    silvani,
    piove su le nostre mani
    ignude,
    su i nostri vestimenti
    leggeri,
    su i freschi pensieri
    che l'anima schiude

    novella,
    su la favola bella
    che ieri
    t'illuse, che oggi m'illude,
    o Ermione.

    Odi? La pioggia cade
    su la solitaria
    verdura
    con un crepitio che dura
    e varia nell'aria secondo le fronde
    più rade, men rade.

    Ascolta. Risponde
    al pianto il canto
    delle cicale
    che il pianto australe
    non impaura,
    né il ciel cinerino.

    E il pino
    ha un suono, e il mirto
    altro suono, e il ginepro
    altro ancora, stromenti
    diversi
    sotto innumerevoli dita.

    E immersi
    noi siam nello spirito
    silvestre,
    d'arborea vita viventi;
    e il tuo volto ebro
    è molle di pioggia
    come una foglia,
    e le tue chiome
    auliscono come
    le chiare ginestre,
    o creatura terrestre
    che hai nome
    Ermione.

    Ascolta, Ascolta. L'accordo
    delle aeree cicale
    a poco a poco
    più sordo
    si fa sotto il pianto
    che cresce;
    ma un canto vi si mesce
    più roco
    che di laggiù sale,
    dall'umida ombra remota.

    Più sordo e più fioco
    s'allenta, si spegne.
    Sola una nota
    ancor trema, si spegne,
    risorge, trema, si spegne.
    Non s'ode voce del mare.
    Or s'ode su tutta la fronda
    crosciare
    l'argentea pioggia
    che monda,
    il croscio che varia
    secondo la fronda
    più folta, men folta.

    Ascolta.
    La figlia dell'aria
    è muta: ma la figlia
    del limo lontana,
    la rana,
    canta nell'ombra più fonda,
    chi sa dove, chi sa dove!
    E piove su le tue ciglia,
    Ermione.

    Piove su le tue ciglia nere
    sì che par tu pianga
    ma di piacere; non bianca
    ma quasi fatta virente,
    par da scorza tu esca.
    E tutta la vita è in noi fresca
    aulente,
    il cuor nel petto è come pesca
    intatta,
    tra le palpebre gli occhi
    son come polle tra l'erbe,
    i denti negli alveoli
    son come mandorle acerbe.

    E andiam di fratta in fratta,
    or congiunti or disciolti
    (e il verde vigor rude
    ci allaccia i malleoli
    c'intrica i ginocchi)
    chi sa dove, chi sa dove!
    E piove su i nostri volti
    silvani,
    piove su le nostre mani
    ignude,
    su i nostri vestimenti
    leggeri,
    su i freschi pensieri
    che l'anima schiude
    novella,
    su la favola bella
    che ieri
    m'illuse, che oggi t'illude,
    o Ermione.
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      Scritta da: Antonella Marotta
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Cocotte

      Ho rivisto il giardino, il giardinetto
      contiguo, le palme del viale,
      la cancellata rozza dalla quale
      mi protese la mano ed il confetto...

      "Piccolino, che fai solo soletto?"
      "Sto giocando al Diluvio Universale"
      Accennai gli strumenti, le bizzarre
      cose che modellavo nella sabbia,
      ed ella si chinò come chi abbia
      fretta d'un bacio e fretta di ritrarre
      la bocca, e mi baciò tra le sbarre
      come si bacia un uccellino in gabbia.

      Sempre ch'io viva rivedrò l'incanto
      di quel volto tra le sbarre quadre!
      La nuca mi serrò con le mani ladre;
      ed io stupivo di vedermi accanto
      al viso, quella bocca tanto, tanto
      diversa dalla bocca di mia Madre!

      "Piccolino, ti piaccio che mi guardi?
      Sei qui pei bagni? Ed affittate là?"
      Subito mi lasciò, con negli sguardi
      un vano sogno (ricordai più tardi)
      un vano sogno di maternità...

      "Una cocotte..."

      "Che vuol dire mammina?"
      "Vuo dire che è una cattiva signorina:
      non bisogna parlare alla vicina!"
      Co-co-tte... La strana voce parigina
      dava alla mia fantasia bambina
      un senso buffo d'uovo e di gallina...

      Pensavo deità favoleggiate:
      i naviganti e l'Isole Felici...
      Co-co-tte... le fate intese a malefici
      con cibi e bevande affatturate...
      Fate saranno, chi sa quali fate,
      e in chi sa quali tenebrosi offici!

      Un giorno -giorni dopo- mi chiamò
      tra le sbarre fiorite di perbene:
      "O piccolino, che non mi vuoi più bene?"
      "È vero che sei una cocotte? "
      Perdutamente rise... E mi baciò
      con le pupille di tristezza piene

      Tra le gioie defunte e i disinganni
      dopo vent'anni, oggi si ravviva
      il tuo sorriso... Dove sei, cattiva
      signorina? Sei viva? Come inganni
      (meglio per te non essere più viva!)
      la discesa terribile degli anni?

      Oimè! Da che non giova il tuo belletto
      e il cosmetico già fa mala prova
      l'ultimo amante disertò l'alcova...
      Uno, sol uno: il piccolo folletto
      che donasti d'un bacio e d'un confetto,
      dopo vent'anni, oggi, ti ritrova

      in sogno, e t'ama, in sogno, e dice: T'amo!
      Da quel mattino dell'infanzia pura
      forse ho amato te sola, o creatura!
      Forse ho amato te sola! E ti richiamo!
      Se leggi questi versi di richiamo
      ritorna a chi t'aspetta, o creatura!

      Vieni, Che importa se non sei più quella
      che mi baciò quattrenne? Oggi t'agogno,
      o vestita di tempo! Oggi ho bisogno
      del tuo passato! Ti rifarò bella
      coma Carlotta, come Graziella,
      come tutte le donne del mio sogno!

      Il mio sogno è nutrito d'abbandono,
      di rimpianto. Non amo che le rose che non colsi.
      Non amo che le cose che potevano essere e non sono state...
      Vedo la casa; ecco le rose
      del bel giardino di vent'anni or sono!

      Oltre le sbarre il tuo giardino intatto
      fra gli eucalipti liguri si spazia...
      Vieni! T'accoglierà l'anima sazia.
      Fa' che io riveda il tuo volto disfatto;
      ti bacerò: rifiorirà nell'atto,
      sulla tua bocca l'ultima tua grazia.

      Vieni! Sarà come se a me, per mano,
      tu riportassi me stesso d'allora,
      il bimbo parlerà con la Signora.
      Risorgeremo dal tempo lontano.
      Vieni! Sarà come se a te, per mano,
      io riportassi te, giovane ancora.
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Altro sogno

        Una rondine vola
        lontano!...

        Ci sono fioriture di rugiada
        sul mio sogno,
        e il mio cuore gira
        pieno di noia,
        come una giostra su cui la Morte
        porta i suoi bambini.
        Vorrei a questi alberi
        legare il tempo
        con una corda di notte nera
        e tingere poi
        del mio sangue le rive
        pallide dei ricordi!
        Quanti figli ha la Morte?
        Li ho tutti nel cuore!

        Una rondine viene da molto lontano?
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          Scritta da: mor-joy
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Io desidero soltanto te

          Io desidero te, soltanto te
          il mio cuore lo ripete senza fine.
          Sono falsi e vuoti i desideri
          che continuamente mi distolgono da te.
          Come la notte nell'oscurità
          cela il desiderio della luce,
          così nella profondità
          della mia incoscienza risuona questo grido:
          "Io desidero te, soltanto te".
          Come la tempesta cerca fine
          nella pace, anche se lotta
          contro la pace con tutta la sua furia,
          così la mia ribellione
          lotta contro il tuo Amore eppure grida:
          "Io desidero te, soltanto te".
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            Scritta da: Rosarita De Martino
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Ti auguro un'oasi di pace

            La strada vi venga sempre dinanzi
            e il vento vi soffi alle spalle
            e la rugiada bagni sempre l'erba
            cui cui poggiate i passi.
            E il sorriso brilli sempre
            sul vostro volto.
            E il pianto che spunta
            sui vostri occhi
            sia solo pianto di felicità.
            E qualora dovesse trattarsi
            di lacrime di amarezza e di dolore,
            ci sia sempre qualcuno
            pronto ad asciugarvele.
            Il sole entri a brillare
            prepotentemente nella vostra casa,
            a portare tanta luce,
            tanta speranza e tanto calore.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Xenia (da satura)

              Dicono che la mia
              sia una poesia d'inappartenenza.
              Ma s'era tua era di qualcuno:
              di te che non sei più forma, ma essenza.
              Dicono che la poesia al suo culmine
              magnifica il Tutto in fuga,
              negano che la testuggine
              sia più veloce del fulmine.
              Tu sola sapevi che il moto
              non è diverso dalla stasi,
              che il vuoto è il pieno e il sereno
              è la più diffusa delle nubi.
              Così meglio intendo il tuo lungo viaggio
              imprigionata tra le bende e i gessi.
              Eppure non mi dà riposo
              sapere che in uno o in due noi siamo una sola cosa.
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