Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Come un pessimo attore in scena
colto da paura dimentica il suo ruolo,
oppur come una furia stracarica di rabbia
strema il proprio cuore per impeto eccessivo,
anch'io, sentendomi insicuro, non trovo le parole
per la giusta apoteosi del ritual d'amore,
e nel colmo del mio amor mi par mancare
schiacciato sotto il peso della sua potenza.
Sian dunque i versi miei, unica eloquenza
e muti messaggeri della voce del mio cuore,
a supplicare amore e attender ricompensa
ben più di quella lingua che più e più parlò.
Ti prego, impara a leggere il silenzio del mio cuore
è intelletto sottil d'amore intendere con gli occhi.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Dormi, Liù

    Dorme la corriera
    dorme la farfalla
    dormono le mucche
    nella stalla

    il cane nel canile
    il bimbo nel bimbile
    il fuco nel fucile
    e nella notte nera
    dorme la pula
    dentro la pantera

    dormono i rappresentanti
    nei motel dell'Esso
    dormono negli Hilton
    i cantanti di successo
    dorme il barbone
    dorme il vagone
    dorme il contino
    nel baldacchino
    dorme a Betlemme
    Gesù bambino
    un po' di paglia
    come cuscino
    dorme Pilato
    tutto agitato

    dorme il bufalo
    nella savana
    e dorme il verme
    nella banana
    dorme il rondone
    nel campanile
    russa la seppia
    sul'arenile
    dorme il maiale
    all'Hotel Nazionale
    e sull'amaca
    sta la lumaca
    addormentata

    dorme la mamma
    dorme il figlio
    dorme la lepre
    dorme il coniglio
    e sotto i camion
    nelle autostazioni
    dormono stretti
    i copertoni

    dormono i monti
    dormono i mari
    dorme quel porco
    di Scandellari
    che m'ha rubato
    la mia Liù
    per cui io solo
    porcamadonna
    non dormo più.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      A mio fratello Giorgio

      Molti prodigi ho veduto stamane:
      il sole, che col primo bacio terse le lacrime
      dagli occhi dell'aurora; le corone d'alloro
      degli eletti, chine sull'aureo manto della sera;
      l'oceano, verdeazzurro, sterminato,
      e scogli, navi, grotte, aneliti e terrori;
      e la sua voce arcana che, a chi l'ode,
      fa meditare quello che sarà o è stato.
      E anche ora, Giorgio, che ti dedico il verso,
      Cinzia fra coltri di seta appena si profila,
      come fosse una sposa alla sua prima notte,
      e lascia intravedere le amorose giostre.
      Ma che sarebbero i prodigi in mare e cielo
      senza averti compagno al mio pensiero.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Davide Bidin
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Blues

        Parte delle stelle mattutine
        La luna e la posta
        L'insaziabile X, il dolore delirante,
        - la luna Sittle La
        Pottle, teh, teh, teh, -
        I poeti in vecchie stanze gufose
        che scrivono curvi parole
        sanno che le parole furono inventate
        perché il nulla era nulla
        Usando le parole, usate le parole,
        le X e gli spazi vuoti
        E la pagina bianca dell'Imperatore
        E l'ultimo dei Tori
        Prima che la primavera si metta in moto
        Sono una montagna di nulla
        di cui volenti o nolenti disponiamo
        Così di notte contratteremo
        nel mercato delle parole.
        Vota la poesia: Commenta
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il funerale di uno scrittore

          C'era una frana sulla
          Pacific Coast Highway e ci hanno fatto fare una
          deviazione fin su alle colline di Malibu
          e c'era un gran traffico e faceva caldo, e poi
          ci siamo persi.
          Ma ho intravisto un carro funebre e ho detto: "ecco
          il carro funebre, seguiamolo", e la mia donna ha detto:
          "quello non è il carro funebre", e io ho detto: "sì, è il
          nostro carro funebre".

          Il carro funebre ha girato a sinistra e io l'ho seguito
          mentre si arrampicava per una
          stradina sterrata, fino a quando non ha accostato e io
          ho pensato: "si è perso pure lui". C'era un camioncino parcheggiato lì
          e un signore che vendeva fragole
          e io mi sono fermato
          e ho chiesto
          dov'era la chiesa e lui mi ha dato le indicazioni
          e la mia donna ha detto al tizio delle fragole: "al ritorno
          passiamo a comprare un po' di fragole". poi ho fatto
          inversione e il carro funebre si è rimesso in moto
          e ci siamo avviati uno dietro l'altro
          fino a quando non siamo arrivati alla
          chiesa.

          eravamo lì
          per il funerale di un grand'uomo
          ma
          il gruppo era sparito: la
          famiglia, un paio di vecchi amici sceneggiatori,
          e altre due o tre persone. abbiamo
          detto due parole ai parenti e alla moglie del defunto
          e poi siamo entrati e la messa è cominciata e il
          prete non era niente di che ma uno dei figli del grand'uomo
          ha fatto un bel discorso, e poi è finito tutto
          ed eccoci di nuovo fuori, in macchina,
          di nuovo dietro al carro funebre, giù per la stessa stradina
          ripida
          e di nuovo davanti al camioncino delle fragole, e la mia
          donna ha detto: "non fermiamoci per le fragole",
          e mentre proseguivamo verso il cimitero, ho pensato:
          Fante, sei stato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi
          e questo è un giorno triste.
          alla fine, eccoci al cimitero; il prete
          ha detto qualcosa ed è tutto finito.
          sono andato dalla vedova che se ne stava lì seduta tutta pallida
          e bella e piuttosto solitaria su una sedia pieghevole di metallo.
          "Hank", mi ha detto, "è difficile", e ho provato inutilmente
          a dire qualcosa che le fosse di conforto.

          allora ce ne siamo andati, lasciandola lì, e
          io stavo proprio male.

          Ho chiesto a un amico di riaccompagnare la mia ragazza in
          città e me ne sono andato all'ippodromo. Sono arrivato
          giusto in tempo per la prima corsa, e mentre giocavo la mia
          scommessa l'impiegato mi guardava strano e mi ha detto
          "Gesù, Hank, come mai porti la cravatta?"
          Vota la poesia: Commenta