La tua anima è un fiume, mio amore scorre in alto tra le montagne tra le montagne verso la piana verso la piana senza poterla raggiungere senza raggiungere il sonno dei salici piangenti la quiete dei larghi archi di ponte dell’erbe acquatiche dell’anatre della testa verde senza raggiungere la dolcezza triste delle superfici piane senza raggiungere i campi di grano al chiaro di luna scorre verso la piana scorre in alto tra le montagne il sole azzurro delle nevi delle montagne scorre schiumeggiando mescolando nel fondo le pietre nere con quelle bianche scorre coi suoi pesci che nuotano contro corrente vigili nelle curve s’inabissa e s’inalbera pazza del proprio fragore scorre in alto tra le montagne tra le montagne verso la piana verso la piana inseguendola senza poterla raggiungere.
Ai sospiri dell'amata la notte intera si innalza; una carezza leggera percorre il cielo stupito. E allora è come se nell'universo una forza elementare ridiventasse la madre di tutto l'amore smarrito.
Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensosa, il limitare di gioventù salivi?
Sonavan le quiete stanze, e le vie dintorno, al tuo perpetuo canto, allor che all'opre femminili intenta sedevi, assai contenta di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte, ove il tempo mio primo e di me si spendea la miglior parte, d'in su i veroni del paterno ostello porgea gli orecchi al suon della tua voce, ed alla man veloce che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, le vie dorate e gli orti, e quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Lingua mortal non dice quel ch'io sentiva in seno.
Che pensieri soavi, che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia la vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, un affetto mi preme acerbo e sconsolato, e tornami a doler di mia sventura. O natura, o natura, perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, da chiuso morbo combattuta e vinta, perivi, o tenerella. E non vedevi il fior degli anni tuoi; non ti molceva il core la dolce lode or delle negre chiome, or degli sguardi innamorati e schivi; né teco le compagne ai dì festivi ragionavan d'amore.
Anche peria tra poco la speranza mia dolce: agli anni miei anche negaro i fati la giovanezza. Ahi come, come passata sei, cara compagna dell'età mia nova, mia lacrimata speme! Questo è quel mondo? Questi i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell'umane genti? All'apparir del vero tu, misera, cadesti: e con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano.
Credevo che il mio viaggio fosse giunto alla fine mancandomi oramai le forze. Credevo che la strada davanti a me fosse chiusa e le provviste esaurite. Credevo che fosse giunto il tempo di trovare riposo in una oscurità pregna di silenzio. Scopro invece che i tuoi progetti per me non sono finiti e quando le parole ormai vecchie muoiono sulle mie labbra nuove melodie nascono dal cuore; e dove ho perduto le tracce dei vecchi sentieri un nuovo paese mi si apre con tutte le sue meraviglie.
Quando saprai che sono morto non pronunciare il mio nome perché si fermerebbe la morte e il riposo. Quando saprai che sono morto di sillabe strane. Pronuncia fiore, ape, lagrima, pane, tempesta. Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere. Ho sonno, ho amato, ho raggiunto il silenzio.
Donna, non sei soltanto l'opera di Dio, ma anche degli uomini, che sempre ti fanno bella con i loro cuori. I poeti ti tessono una rete con fili di dorate fantasie; i pittori danno alla tua forma sempre nuova immortatlità. Il mare dona le sue perle; le miniere il loro oro, i giardini d'estate i loro fiori per adornarti, per coprirti, per renderti sempre più preziosa. Il desiderio del cuore degli uomini ha steso la sua gloria sulla tua giovinezza. Per metà sei donna, e per metà sei sogno.
Non voglio dimenticarti, amore, né accendere altre poesie: ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce, la poesia ti domanda e bastava una inutile carezza a capovolgere il mondo. La strega segreta che ci ha guardato ha carpito la nudità del terrore, quella che prende tutti gli amanti raccolti dentro un'ascia di ricordi.
Non m'importa che la mia sorte terrena Abbia assai poco di terreno in sé, che anni d'amore si siano perduti in un solo minuto di rancore. Né mi addolora che altri disperati Di me, mia cara, siano più felici, ma che tu soffra per questo mio destino, che mi porta a fuggire sempre via.