Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Francesco Pierri
in Poesie (Poesie d'Autore)
Nessun uomo è un'Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminusce,
perché io partecipo all'Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.
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    Scritta da: asterisco
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Ho fame della tua bocca

    Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
    e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
    non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
    cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

    Sono affamato del tuo riso che scorre,
    delle tue mani color di furioso granaio,
    ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
    voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

    Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
    il naso sovrano dell'aitante volto,
    voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia

    e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
    cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
    come un puma nella solitudine di Quitratúe.
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      Scritta da: Elisa Iacobellis
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La canzone disperata

      Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
      Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

      Abbandonato come i moli all'alba.
      È l'ora di partire, oh abbandonato!

      Sul mio cuore piovono fredde corolle.
      Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

      In te si accumularono le guerre e i voli.
      Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

      Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
      Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

      Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
      L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

      Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
      torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

      Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
      Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

      Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
      Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

      Feci retrocedere la muraglia d'ombra,
      andai oltre il desiderio e l'atto.

      Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
      te, in quest'ora umida, evoco e canto.

      Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
      e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

      Era la nera, nera solitudine delle isole,
      e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

      Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
      Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

      Ah donna, non so come hai potuto contenermi
      nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

      Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
      il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

      Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
      ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

      Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
      oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

      Oh la copula pazza di speranza e di vigore
      in cui ci annodammo e ci disperammo.

      E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
      E la parola appena incominciata sulle labbra.

      Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
      e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

      Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,
      che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

      Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
      In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

      Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
      Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

      Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
      scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

      È l'ora di partire, la dura e fredda ora
      che la notte lega ad ogni orario.

      Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.
      Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

      Abbandonato come i moli nell'alba.
      Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

      Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

      È l'ora di partire. Oh abbandonato!
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        Scritta da: Ma Na
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Dall'ondeggiante oceano la folla

        Dall'ondeggiante oceano, la folla, venne teneramente a me una goccia,
        mormorando

        Io ti amo, tra non molto morirò
        ho fatto un lungo viaggio solo per guardati, toccarti,
        perché non potevo morire sinché non ti avessi parlato,
        perché temevo di poterti poi perdere.

        Ora ci siamo incontrati, ci siamo guardati, siamo salvi,

        ritorna in pace all'oceano mio amore,

        anch'io sono parte di quell'oceano amore, non siamo così

        separati,

        considera il grande globo, la coesione del tutto, quanto è

        perfetta!

        Ma per me, per te, il mare irresistibile deve separarci,

        e se per un'ora ci tiene lontani, non potrà tenerci lontani per
        sempre;

        non essere impaziente - un istante - sappi che io saluto

        l'aria, l'oceano e la terra,

        ogni giorno al tramonto per amor tuo,

        amore.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Un incontro inatteso

          Siamo molto cortesi l'uno con l'altro,
          diciamo che è bello incontrarsi dopo anni.

          Le nostre tigri bevono latte.
          I nostri sparvieri vanno a piedi.
          I nostri squali affogano nell'acqua.
          I nostri lupi sbadigliano a gabbia aperta.

          Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
          le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
          I pipistrelli già da tanto sono volati via dai nostri capelli.

          Ci fermiamo a metà frase,
          senza scampo sorridenti.
          La nostra gente
          non sa parlarsi.
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            Scritta da: mor-joy
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Che mi ami tu lo dici, ma con una voce...

            Che mi ami tu lo dici, ma con una voce
            più casta di quella d'una suora
            che per sé sola i dolci vespri canta,
            quando la campana risuona -
            Su, amami davvero!

            Che mi ami tu lo dici, ma con un sorriso
            freddo come un'alba di penitenza,
            Suora crudele di San Cupido
            Devota ai giorni d'astinenza -
            Su, amami davvero!

            Che mi ami tu lo dici, ma le tue labbra
            tinte di corallo insegnano meno gioia
            dei coralli del mare -
            Mai che s'imbroncino di baci -
            Su, amami davvero!

            Che mi ami tu lo dici, ma la tua mano
            non stringe chi teneramente la stringe.
            È morta come quella d'una statua.
            Mentre la mia brucia di passione -
            Su, amami davvero!

            Su, incendiamoci di parole
            e bruciandomi sorridimi - stringimi
            come devono gli amanti - su, baciami.
            E l'urna, poi, delle mie ceneri seppelliscila nel tuo cuore -
            Su, amami davvero!
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              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Devo molto
              a quelli che non amo.

              Il sollievo con cui accetto
              che siano più vicini a un altro.

              La gioia di non essere io
              il lupo dei loro agnelli.

              Mi sento in pace con loro
              e in libertà con loro,
              e questo l'amore non può darlo,
              né riesce a toglierlo.

              Non li aspetto
              dalla porta alla finestra.
              Paziente
              quasi come una meridiana,
              capisco
              ciò che l'amore non capisce,
              perdono
              ciò che l'amore mai perdonerebbe.

              Da un incontro a una lettera
              passa non un'eternità,
              ma solo qualche giorno o settimana.

              I viaggi con loro vanno sempre bene,
              i concerti sono ascoltati fino in fondo,
              le cattedrali visitate,
              i paesaggi nitidi.

              E quando ci separano
              sette monti e fiumi,
              sono monti e fiumi
              che trovi sui ogni atlante.

              È merito loro
              se vivo in tre dimensioni,
              in uno spazio non lirico e non retorico,
              con un orizzonte vero, perché mobile.

              Loro stessi non sanno
              quanto portano nelle mani vuote.

              "Non devo loro nulla" –
              direbbe l'amore
              sulla questione aperta.
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