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in Poesie (Poesie d'Autore)
Perché tu possa ascoltarmi
le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.
È tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perché tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    A Silvia

    Silvia, rimembri ancora
    quel tempo della tua vita mortale,
    quando beltà splendea
    negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
    e tu, lieta e pensosa, il limitare
    di gioventù salivi?

    Sonavan le quiete
    stanze, e le vie dintorno,
    al tuo perpetuo canto,
    allor che all'opre femminili intenta
    sedevi, assai contenta
    di quel vago avvenir che in mente avevi.
    Era il maggio odoroso: e tu solevi
    così menare il giorno.

    Io gli studi leggiadri
    talor lasciando e le sudate carte,
    ove il tempo mio primo
    e di me si spendea la miglior parte,
    d'in su i veroni del paterno ostello
    porgea gli orecchi al suon della tua voce,
    ed alla man veloce
    che percorrea la faticosa tela.
    Mirava il ciel sereno,
    le vie dorate e gli orti,
    e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
    Lingua mortal non dice
    quel ch'io sentiva in seno.

    Che pensieri soavi,
    che speranze, che cori, o Silvia mia!
    Quale allor ci apparia
    la vita umana e il fato!
    Quando sovviemmi di cotanta speme,
    un affetto mi preme
    acerbo e sconsolato,
    e tornami a doler di mia sventura.
    O natura, o natura,
    perché non rendi poi
    quel che prometti allor? Perché di tanto
    inganni i figli tuoi?

    Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
    da chiuso morbo combattuta e vinta,
    perivi, o tenerella. E non vedevi
    il fior degli anni tuoi;
    non ti molceva il core
    la dolce lode or delle negre chiome,
    or degli sguardi innamorati e schivi;
    né teco le compagne ai dì festivi
    ragionavan d'amore.

    Anche peria tra poco
    la speranza mia dolce: agli anni miei
    anche negaro i fati
    la giovanezza. Ahi come,
    come passata sei,
    cara compagna dell'età mia nova,
    mia lacrimata speme!
    Questo è quel mondo? Questi
    i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
    onde cotanto ragionammo insieme?
    Questa la sorte dell'umane genti?
    All'apparir del vero
    tu, misera, cadesti: e con la mano
    la fredda morte ed una tomba ignuda
    mostravi di lontano.
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      Scritta da: Marianna Mansueto
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Donna

      Donna, non sei soltanto l'opera di Dio,
      ma anche degli uomini, che sempre
      ti fanno bella con i loro cuori.
      I poeti ti tessono una rete
      con fili di dorate fantasie;
      i pittori danno alla tua forma
      sempre nuova immortatlità.
      Il mare dona le sue perle;
      le miniere il loro oro,
      i giardini d'estate i loro fiori
      per adornarti, per coprirti,
      per renderti sempre più preziosa.
      Il desiderio del cuore degli uomini
      ha steso la sua gloria
      sulla tua giovinezza.
      Per metà sei donna,
      e per metà sei sogno.
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Non voglio dimenticarti, amore

        Non voglio dimenticarti, amore,
        né accendere altre poesie:
        ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce,
        la poesia ti domanda
        e bastava una inutile carezza
        a capovolgere il mondo.
        La strega segreta che ci ha guardato
        ha carpito la nudità del terrore,
        quella che prende tutti gli amanti
        raccolti dentro un'ascia di ricordi.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Impresso nella memoria

          Si amarono tra i noccioli
          sotto soli di rugiada,
          raccolsero nei capelli,
          foglie e terra bagnata.

          Cuore della rondine,
          abbi pietà di loro.

          In ginocchio sulla riva,
          pettinarono le foglie,
          e i pesci si accostavano
          lucenti nelle scaglie.

          Cuore della rondine,
          abbi pietà di loro.

          I riflessi degli alberi _
          fumo sull'onda minuta.
          Rondine, fa che da loro mai
          sia dimenticato.

          Rondine, spina di nube,
          ancora dell'aria,
          Icaro perfezionato,
          frac asceso in cielo,

          rondine calligrafa,
          lancetta senza minuti,
          primo gotico pennuto,
          strabismo nell'alto dei cieli,

          rondine, silenzio acuto,
          lutto festante,
          aureola degli amanti,
          abbi pietà di loro.
          Composta lunedì 7 marzo 2016
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Il figlio

            Sai da dove vieni?
            ... vicino all'acqua d'inverno
            io e lei sollevammo un rosso fuoco
            consumandoci le labbra
            baciandoci l'anima,
            gettando al fuoco tutto,
            bruciandoci la vita.
            Così venisti al mondo.
            Ma lei per vedermi
            e per vederti un giorno
            attraversò i mari
            ed io per abbracciare
            il suo fianco sottile
            tutta la terra percorsi,
            con guerre e montagne,
            con arene e spine.
            Così venisti al mondo.
            Da tanti luoghi vieni,
            dall'acqua e dalla terra,
            dal fuoco e dalla neve,
            da così lungi cammini
            verso noi due,
            dall'amore che ci ha incatenati,
            che vogliamo sapere
            come sei, che ci dici,
            perché tu sai di più
            del mondo che ti demmo.
            Come una gran tempesta
            noi scuotemmo
            l'albero della vita
            fino alle più occulte
            fibre delle radici
            ed ora appari
            cantando nel fogliame,
            sul più alto ramo
            che con te raggiungemmo.
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