Poesie d'Autore migliori


Scritta da: asterisco
in Poesie (Poesie d'Autore)

Lettera ad un figlio

Se puoi vedere distrutto il lavoro di tutta la tua vita
e senza dire una parola ricominciare,
se puoi perdere i guadagni di cento partite
senza un gesto e senza un sospiro di rammarico,
se puoi essere un amante perfetto
senza che l'amore ti renda pazzo,
se puoi essere forte senza cessare di essere tenero
e sentendoti odiato non odiare, pure lottando e difendendoti.
Se tu sai meditare, osservare, conoscere,
senza essere uno scettico o un demolitore,
sognare senza che il sogno diventi il tuo padrone,
pensare senza essere soltanto un pensatore,
se puoi essere sempre coraggioso e mai imprudente,
se tu sai essere buono e saggio
senza diventare né moralista, né pedante.
Se puoi incontrare il Trionfo e la Disfatta
e ricevere i due mentitori con fronte eguale,
se puoi conservare il tuo coraggio e il tuo sangue freddo
quando tutti lo perdono.
Allora i Re, gli Dei, la Fortuna e la Vittoria
saranno per sempre tuoi sommessi schiavi
e, ciò che vale meglio dei Re e della Gloria,
Tu sarai un uomo.
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    Scritta da: Marilù Rossi
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Ormai sei mia

    Ormai sei mia. Riposa coi tuo sonno nel mio sonno.
    Amore, dolore, affanni, ora devono dormire.
    Gira la notte sulle sue ruote invisibili
    presso me sei pura come l'ambra addormentata.

    Nessuna più, amore, dormirà con i miei sogni.
    Andrai, andremo insieme per le acque del tempo.
    Nessuna viaggerà per l'ombra con me,
    solo tu, sempre viva, sempre sole, sempre luna.

    Ormai le tue mani aprirono i pugni delicati
    e lasciarono cadere dolci segni senza rotta,
    i tuoi occhi si chiusero come due ali grige,

    mentr'io seguo l'acqua che porti e che mi porta:
    la notte, il mondo, il vento dipanano il loro destino,
    e senza te ormai non sono che il tuo sogno solo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      George Gray

      Molte volte ho studiato
      la lapide che mi hanno scolpito:
      una barca con vele ammainate, in un porto.
      In realtà non è questa la mia destinazione
      ma la mia vita.
      Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
      il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
      l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
      Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
      E adesso so che bisogna alzare le vele
      e prendere i venti del destino,
      dovunque spingano la barca.
      Dare un senso alla vita può condurre a follia
      ma una vita senza senso è la tortura
      dell'inquietudine e del vano desiderio —
      una barca che anela al mare eppure lo teme.
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        Scritta da: Ombra Nella Notte
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il verme conquistatore

        Guardate! È una serata di gala
        In questi ultimi anni desolati!
        Uno stuolo d'angeli alati!
        Tra i veli e sommersi dal pianto,
        A teatro siede a vedere
        Un dramma di speranze e timori,
        L'orchestra emette a tratti in sordina
        La musica delle sfere.

        Parodiando Iddio nel cielo, i mimi,
        Sottovoce borbottano, sussurrano
        E si gettano qua e là. Marionette
        Soltanto che vengono e vanno
        Al cenno di cose immense informi
        E spostano gli scenari avanti e indietro
        Scuotendo dalle loro ali di Condor
        L'invisibile Affanno!

        Un dramma così variegato, non temete,
        Non sarà scordato!
        Col suo Fantasma per sempre inseguito
        Da una folla che mai non l'afferra,
        In un cerchio che sempre ritorna
        Nello stesso identico punto,
        E molta Pazzia, e ancor più Peccato,
        E Orrore animano la trama.

        Ma guardate, tra la ridda dei mimi,
        S'insinua una forma strisciante!
        Una cosa rossosangue si snoda
        Sbucando dalla scena deserta!
        Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali
        Suo cibo diventano i mimi,
        Singhiozzano i serafini ai denti del mostro
        Di sangue rappreso imbevuti.

        Spente, spente le luci, tutte spente!
        E sopra ogni forma fremente,
        Funebre sudario il sipario
        Vien giù con fragor di tempesta,
        E gli angeli pallidi esangui,
        Levandosi, svelandosi, dicono
        Che quella è la tragedia "L'Uomo",
        E il Verme Conquistatore, l'eroe.
        Composta martedì 22 marzo 2011
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          Scritta da: Gabriella Stigliano
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          L'angelo

          Con un cenno della fronte respinge
          lungi da sé ogni vincolo, ogni limite
          perché per il suo cuore passa alto e immenso il ciclo
          degli eventi che ricorrono eterni.

          Nei fondi cieli scorge una folla di figure
          che lo chiamano: riconosci, vieni -.
          Ciò che ti pesa, perché lo sostengano,
          non affidarlo alle sue mani lievi.

          Verrebbero di notte a provarti nella lotta,
          trascorrendo la casa come furie,
          afferrandoti come per crearti
          e strapparti alla forma che ti chiude.
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