Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Carmine Carmine
in Poesie (Poesie d'Autore)

Una sfida alle tenebre

Colpito in un occhio
colpito nel cervello
colpito nel culo
colpito come un fiore che sta danzando

Meravigliandomi per come la morte vinca senza fatica
meravigliandomi per come si presti fede a stupide forme di vita

Meravigliandomi per come il riso venga soffocato
meravigliandomi per come il vizio sia così una costante

Devo in fretta dichiarare una mia guerra alla loro guerra
devo aggrapparmi al mio ultimo pezzo di suolo
devo proteggere il piccolo spazio che mi sono ritagliato e che mi ha permesso di vivere

La mia vita non la loro morte
la mia morte non la loro morte...
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    Scritta da: Pedra
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Liguria

    Scarsa lingua di terra che orla il mare,
    chiude la schiena arida dei monti;
    scavata da improvvisi fiumi; morsa
    dal sale come anello d'ancoraggio;
    percossa dalla farsa; combattuta
    dai venti che ti recano dal largo
    l'alghe e le procellarie
    - ara di pietra sei, tra cielo e mare
    levata, dove brucia la canicola
    aromi di selvagge erbe.
    Liguria,
    l'immagine di te sempre nel cuore,
    mia terra, porterò, come chi parte
    il rozzo scapolare che gli appese
    lagrimando la madre.
    Ovunque fui
    nelle contrade grasse dove l'erba
    simula il mare; nelle dolci terre
    dove si sfa di tenerezza il cielo
    su gli attoniti occhi dei canali
    e van femmine molli bilanciando
    secchi d'oro sull'omero - dovunque,
    mi trapassò di gioia il tuo pensato
    aspetto.

    Quanto ti camminai ragazzo! Ad ogni
    svolto che mi scopriva nuova terra,
    in me balzava il cuore di Caboto
    il dì che dal malcerto legno scorse
    sul mare pieno di meraviglioso
    nascere il Capo.

    Bocconi mi buttai sui tuoi fonti,
    con l'anima e i ginocchi proni, a bere.
    Comunicai di te con la farina
    della spiga che ti inazzurra i colli,
    dimenata e stampata sulla madia,
    condita dall'olivo lento, fatta
    sapida dal basilico che cresce
    nella tegghia e profuma le tue case.
    Nei porti delle tue città cercai,
    nei fungai delle tue case, l'amore,
    nelle fessure dei tuoi vichi.
    Bevvi
    alla frasca ove sosta il carrettiere,
    nella cantina mucida, dal gotto
    massiccio, nel cristallo
    tolto dalla credenza, il tuo vin aspro
    - per mangiare di te, bere di te,
    mescolare alla tua vita la mia
    caduca.
    Marchio d'amore nella carne, varia
    come il tuo cielo ebbi da te l'anima,
    Liguria, che hai d'inverno
    cieli teneri come a primavera.
    Brilla tra i fili della pioggia il sole,
    bella che ridi
    e d'improvviso in lagrime ti sciogli.
    Da pause di tepido ingannate,
    s'aprono violette frettolose
    sulle prode che non profumeranno.

    Le petraie ventose dei tuoi monti,
    l'ossame dei tuoi greti;
    il tuo mare se vi trascina il sole
    lo strascico che abbaglia o vi saltella
    una manciata fredda di zecchini
    le notti che si chiamano le barche;
    i tuoi docili clivi, tocchi d'ombra
    dall'oliveto pallido, canizie
    benedicente a questa atroce terra:
    - aspri o soavi, effimeri od eterni,
    sei tu, terra, e il tuo mare, i soli volti
    che s'affacciano al mio cuore deserto.

    Io pagano al tuo nume sacrerei,
    Liguria, se campassi della rete,
    rosse triglie nell'alga boccheggianti;
    o la spalliera di limoni al sole,
    avessi l'orto; il testo di garofani,
    non altro avessi:
    i beni che tu doni ti offrirei.
    L'ultimo remo, vecchio marinaio
    t'appenderei.

    Chè non giovano, a dir di te, parole:
    il grido del gabbiano nella schiuma
    la collera del mare sugli scogli
    è il solo canto che s'accorda a te.

    Fossi al tuo sole zolla che germoglia
    il filuzzo dell'erba. Fossi pino
    abbrancato al tuo tufo, cui nel crine
    passa la mano ruvida aquilone.
    Grappolo mi cocessi sui tuoi sassi.
    Composta mercoledì 30 novembre 1921
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      Scritta da: Antonio Dati
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      È Natale

      È Natale!

      È Natale ogni volta
      che sorridi a un fratello
      e gli tendi la mano.
      È Natale ogni volta
      che rimani in silenzio
      per ascoltare l'altro.
      È Natale ogni volta
      che non accetti quei principi
      che relegano gli oppressi
      ai margini della società.
      È Natale ogni volta
      che speri con quelli che disperano
      nella povertà fisica e spirituale.
      È Natale ogni volta
      che riconosci con umiltà
      i tuoi limiti e la tua debolezza.
      È Natale ogni volta
      che permetti al Signore
      di rinascere per donarlo agli altri.
      Composta lunedì 20 dicembre 2010
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        Scritta da: Ombra Nella Notte
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il verme conquistatore

        Guardate! È una serata di gala
        In questi ultimi anni desolati!
        Uno stuolo d'angeli alati!
        Tra i veli e sommersi dal pianto,
        A teatro siede a vedere
        Un dramma di speranze e timori,
        L'orchestra emette a tratti in sordina
        La musica delle sfere.

        Parodiando Iddio nel cielo, i mimi,
        Sottovoce borbottano, sussurrano
        E si gettano qua e là. Marionette
        Soltanto che vengono e vanno
        Al cenno di cose immense informi
        E spostano gli scenari avanti e indietro
        Scuotendo dalle loro ali di Condor
        L'invisibile Affanno!

        Un dramma così variegato, non temete,
        Non sarà scordato!
        Col suo Fantasma per sempre inseguito
        Da una folla che mai non l'afferra,
        In un cerchio che sempre ritorna
        Nello stesso identico punto,
        E molta Pazzia, e ancor più Peccato,
        E Orrore animano la trama.

        Ma guardate, tra la ridda dei mimi,
        S'insinua una forma strisciante!
        Una cosa rossosangue si snoda
        Sbucando dalla scena deserta!
        Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali
        Suo cibo diventano i mimi,
        Singhiozzano i serafini ai denti del mostro
        Di sangue rappreso imbevuti.

        Spente, spente le luci, tutte spente!
        E sopra ogni forma fremente,
        Funebre sudario il sipario
        Vien giù con fragor di tempesta,
        E gli angeli pallidi esangui,
        Levandosi, svelandosi, dicono
        Che quella è la tragedia "L'Uomo",
        E il Verme Conquistatore, l'eroe.
        Composta martedì 22 marzo 2011
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          Scritta da: 164gio51vi
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Una carogna

          Ricordi tu l'oggetto, anima mia, che vedemmo quel mattino d'estate così dolce? Alla svolta d'un sentiero un'infame carogna sopra un letto di sassi,
          le gambe all'aria, come una femmina impudica, bruciando e sudando i suoi veleni, spalancava, con noncuranza e cinismo, il suo ventre pieno d'esalazioni.
          Il sole dardeggiava su quel marciume come volendolo cuocere interamente, rendendo centuplicato alla Natura quanto essa aveva insieme mischiato;
          e il cielo contemplava la carcassa superba sbocciare come un fiore. Il puzzo era tale che tu fosti per venir meno sull'erba.
          Le mosche ronzavano sul ventre putrido donde uscivano neri battaglioni di larve colanti come un liquame denso lungo gli stracci della carne.
          Tutto discendeva e risaliva come un'onda, o si slanciava brulicando: si sarebbe detto che il corpo gonfio d'un vuoto soffio, vivesse moltiplicandosi.
          E tutto esalava una strana musica, simile all'acqua corrente o al vento, o al grano che il vagliatore con ritmico movimento agita e volge nel vaglio.
          Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno: schizzo, lento a compiersi, sulla tela (dimenticata) che l'artista condurrà a termine a memoria.
          Dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava con occhio offeso, spiando il momento in cui riprendere allo scheletro il brano abbandonato.
          - Eppure tu sarai simile a quell'immondizia, a quell'orribile peste, stella degli occhi miei, sole della mia natura, mia passione, mio angelo!
          Sì, tu, regina delle grazie, sarai tale dopo l'estremo sacramento, allora che, sotto l'erba e i fiori grassi, andrai a marcire fra le ossa.
          Allora, o bella, dillo, ai vermi che ti mangeranno di baci, che io ho conservato la forma e l'essenza divina di tutti i miei decomposti amori.
          Composta martedì 13 dicembre 2011
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