Epigramma
Poteva Beatrice creare come Dante,
o Laura cantare il fuoco dell'amore?
Io ho insegnato alle donne a parlare...
mio Dio, ma come obbligarle a tacere?
Composta sabato 30 novembre 1957
Poteva Beatrice creare come Dante,
o Laura cantare il fuoco dell'amore?
Io ho insegnato alle donne a parlare...
mio Dio, ma come obbligarle a tacere?
Non so come tu canti, mio signore!
Sempre ti ascolto
in silenzioso stupore.
La luce della tua musica
illumina il mondo.
Il soffio della tua musica
corre da cielo a cielo.
L'onda sacra della tua musica
irrompe tra gli ostacoli pietrosi
e scorre impetuosa in avanti.
Il cuore anela di unirsi al tuo canto,
ma invano cerco una voce.
Vorrei parlare, ma le mie parole
non si fondono in canti
e impotente grido.
Hai fatto prigioniero il mio cuore
nelle infinite reti
della tua musica.
Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d'ali,
un raggio di sole per tutti.
La sacra notte all'orizzonte è sorta
e il consolante, grato giorno
ha rotolato quasi velo d'oro,
velo gettato sull'abisso. Come
visione è dileguato il mondo esterno...
E l'uomo ormai, quale orfanello privo
di ricetto, sta nudo ed impotente,
a faccia a faccia con il nero abisso.
Ed è a se stesso abbandonato, il senno
annullato, il pensiero derelitto;
nell'anima sua propria inabissato,
né di fuori è sostegno né confine...
Ed ogni cosa luminosa e viva
gli pare adesso trapassato sogno...
E nel notturno, estraneo, indecifrato
conosce egli il retaggio familiare.
Questo amore così vero,
questo amore così bello,
così felice,
così gaio
e così beffardo,
tremante di paura
come un bambino al buio.
Chino sulle sere tiro le mie tristi reti
ai tuoi occhi oceanici.
Lì si distende e arde nel più alto fuoco
la mia solitudine che fa girare le braccia come un naufrago.
Faccio rossi segnali ai tuoi occhi assenti
che ondeggiano come il mare sulla riva di una faro.
Conservi solo tenebre, donna distante e mia,
dal tuo sguardo emerge a volte la costa del terrore.
Chino sulle sere getto le mie tristi reti
in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici.
Gli uccelli notturni beccano le prime stelle
che scintillano come la mia anima quando ti amo.
Galoppa la notte sulla sua cavalla cupa
spargendo spighe azzurre sul prato.
Immenso e rosso
Sopra il Grand Palais
Il sole d'inverno viene
E se ne va
Come lui il mio cuore sparirà
E tutto il mio sangue se ne andrà
Se ne andrà in cerca di te
Amore mio
Bellezza mia
E ti ritroverà
In qualunque posto tu stia.
Ogni mattina, per guadagnarmi da vivere,
Vado al mercato dove si comprano le bugie.
Pieno di speranza
Mi metto tra chi vende.
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
M'illumino di immenso.