Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Valeria S
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il mio funerale

Il mio funerale partirà dal nostro cortile?
Come mi farete scendere giù dal terzo piano?
La bara nell'ascensore non c'entra
e la scala è tanto stretta.

Il cortile sarà, forse, pieno di sole, di piccioni
forse nevicherà, i bambini giocheranno strillando
forse sull'asfalto bagnato cadrà la pioggia
e al solito ci saranno i bidoni per l'immondezza.

Se mi tiran su nel furgone col viso scoperto, come usa qui,
forse mi cadrà in fronte qualcosa di un piccione, porta fortuna,
che ci sia o no la fanfara, i bambini accorreranno
i bambini sono sempre curiosi dei morti.

La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo
il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso.
Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice.
Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Una Valentina

    È scritta questa rima per colei i cui occhi
    lucenti ed espressivi come i gemelli di Leda,
    troveranno il suo stesso dolce nome annidato
    sulla pagina, celato ad ogni lettore.
    Osservate i versi attentamente! Vi è in essi
    un tesoro divino - un talismano - un amuleto -
    che si deve portare sul cuore. Osservate poi
    il metro - le parole - le sillabe!
    Nulla si tralasci, o sarà vana la fatica!
    E non v'è, nondimeno, nessun nodo gordiano
    che senza una spada non potreste disciogliere,
    se solo n'afferraste il soggetto.
    Tracciate sul foglio, scrutate da occhi
    in cui l'anima balena, s'ascondono, perdute,
    tre parole eloquenti, spesso dette e spesso udite
    da un poeta a un poeta - e d'un poeta è anche il nome.
    Le sue lettere, benché ingannino, ovviamente,
    come il Cavalier Pinto - Mendez Ferdinando -
    sono, invece, sinonimo del Vero. - Ora basta!
    Pur facendo del vostro meglio, non sciogliereste l'indovinello.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Prima colazione

      Lui ha messo
      Il caffè nella tazza
      Lui ha messo
      Il latte nel caffè
      Lui ha messo
      Lo zucchero nel caffellatte
      Ha girato
      Il cucchiaino
      Ha bevuto il caffellatte
      Ha posato la tazza
      Senza parlarmi
      S'è acceso
      Una sigaretta
      Ha fatto
      Dei cerchi di fumo
      Ha messo la cenere
      Nel portacenere
      Senza parlarmi
      Senza guardarmi
      S'è alzato
      S'è messo
      Sulla testa il cappello
      S'è messo
      L'impermeabile
      Perché pioveva
      E se n'è andato
      Sotto la pioggia
      Senza parlare
      Senza guardarmi,
      E io mi son presa
      La testa fra le mani
      E ho pianto.
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Prima che si concluda questo amore
        lascia che io ringrazi il mio destino
        per il bene assoluto che m'ha dato,
        per la fame dei sensi, per l'arsura
        che mi ha preso alla gola. Prima di andare
        lascia che ti riporti sul cammino
        dove giungesti o mio sanato amore
        così divino e immobile e lontano
        ch'io non oso toccarti. Addio, mai Nume
        fu più profondo e grande, mai d'altezze
        tali giunsi al confine. Addio mio inganno
        tacito e dolce come un grande lago.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Visto dall'alto

          Su un viottolo giace uno scarabeo morto.
          tre paia di zampette ripiegate con cura sul ventre.
          Invece del disordine della morte - ordine e pulizia.
          L'orrore di questo spettacolo è moderato,
          la sua portata locale, dalla gramigna alla menta.
          La tristezza non si trasmette.
          Il cielo è azzurro.

          Per nostra tranquillità – gli animali non muoiono
          ma crepano d'una morte per così dire più piatta,
          perdendo - vogliamo crederlo – meno sensibilità e mondo,
          uscendo – così ci pare - da una scena meno tragica.
          Le loro animucce mansuete non ci ossessionano la notte,
          mantengono la distanza,
          conoscono i mores.

          E così questo scarabeo morto sul viottolo
          brilla non compianto verso il sole.
          Basta pensarci per la durata di uno sguardo:
          sembra che non gli sia accaduto nulla d'importante.
          L'importante, pare, riguarda noi.
          Solo la nostra vita, solo la nostra morte,
          una morte che gode di una forzata precedenza.
          Composta lunedì 3 agosto 2015
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Sotto un abietto salice

            Sotto un abietto salice
            non ti affliggere più, innamorato:
            segua al pensiero rapida azione.
            A che serve pensare?
            La tua incessante prostrazione
            mostra quanto sei freddo;
            alzati, su, e ripiega
            la tua mappa di desolazione.

            I rintocchi che scorrono sui prati
            da quella fosca guglia
            suonan per queste ombre senza amore
            che all'amore non servono.
            Ciò che è vivo può amare: perché ancora
            piegarsi alla sconfitta
            con le braccia incrociate?
            Attacca e vincerai.

            Stormi di anatre in volo sul tuo capo
            e sanno dove andare,
            freddi ruscelli in corsa ai tuoi piedi
            e vanno verso l'oceano.
            Cupa e opaca è la tua costernazione:
            cammina, dunque, vieni,
            non più così tarpato
            in preda alla tua soddisfazione.
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