Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Xenia I

Avevamo studiato per l'aldilà
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo già morti senza saperlo.
Non ho mai capito se io fossi
il tuo cane fedele e incimurrito
o tu lo fossi per me.
Per gli altri no, eri un insetto miope
smarrito nel blabla
dell'alta società. Erano ingenui
quei furbi e non sapevano
di essere loro il tuo zimbello:
di esser visti anche al buio e smascherati
da un tuo senso infallibile, dal tuo
radar di pipistrello.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Deh, Violetta, che in ombra d'Amore

    Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
    negli occhi miei sì subito apparisti,
    aggi pietà del cor che tu feristi,
    che spera in te e disiando more.
    Tu, Violetta, in forma più che umana,
    foco mettesti dentro in la mia mente
    col tuo piacer ch'io vidi;
    poi con atto di spirito cocente
    creasti speme, che in parte mi sana
    la dove tu mi ridi.
    Deh, non guardare perché a lei mi fidi,
    ma drizza li occhi al gran disio che m'arde,
    ché mille donne già per esser tarde
    sentiron pena de l'altrui dolore.
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      Scritta da: Cheope
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      A me pare uguale agli dei
      chi a te vicino così dolce
      suono ascolta mentre tu parli
      e ridi amorosamente. Subito a me
      il cuore si agita nel petto
      solo che appena ti veda, e la voce
      si perde sulla lingua inerte.

      Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
      e ho buio negli occhi e il rombo
      del sangue alle orecchie.
      E tutta in sudore e tremante
      Come erba patita scoloro:
      e morte non pare lontana
      a me rapita di mente.
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        Scritta da: Impenitente
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sopra un erotik

        Voglio un amore doloroso, lento,
        che lento sia come una lenta morte,
        e senza fine (voglio che più forte
        sia de la morte) e senza mutamento.

        Voglio che senza tregua in un tormento
        occulto sian le nostre anime assorte;
        e un mare sia presso a le nostre porte,
        solo che pianga in un silenzio intento.

        Voglio che sia la torre alta granito,
        ed alta sia così che nel sereno
        sembri attingere il grande astro polare.

        Voglio un letto di porpora, e trovare
        in quell'ombra giacendo su quel seno,
        come in fondo a un sepolcro l'Infinito.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          RIMORCHIO

          I fiumi dove i cani non si tuffano,
          noi li attraversiamo.
          Le donne che gli altri uomini non vogliono,
          noi le amiamo.
          Il cavallo con la fasciatura,
          noi ci puntiamo sopra.
          Mettetemi al bancone con 3 donne:
          una, vagamente petulante;
          una, sostanzialmente stupida;
          e la terza,
          uno schianto:
          lo schianto si alzerà dallo sgabello
          e verrà a sedersi vicino a me.
          Gli dei se ne assicurano sempre.
          Gli dei mi proteggono.
          Mi sistemano
          davvero mica male.
          "Ciao, bello", mi chiede, "come
          va?"
          "Che ti bevi", domando.
          Mi dici cos'è.
          Ne ordino uno per lei e uno per
          me.
          Fuori, si sta molto meglio: le auto si
          scontrano; i palazzi bruciano;
          i futuri suicidi
          fischiettano tra i denti mentre
          camminano verso ovest o est o sud o
          nord.
          "A che pensi?, mi
          chiede.
          " Spero che i dodgers perdano, le
          dico, poi mi
          alzo, vado in bagno, sgattaiolo fuori,
          e poi sparisco dall'uscita
          posteriore.
          C'è un vicolo lì fuori.
          Mi incammino verso ovest
          fischiettando tra i
          denti.
          Composta sabato 28 settembre 2013
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            Scritta da: Elisa Iacobellis
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Bianca ape ronzi

            Bianca ape ronzi, ebbra di miele, nella mia anima
            e ti pieghi in lente spirali di fumo.

            Sono il disperato, la parola senza eco,
            colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe.

            Ultima gómena, scricchiola in te la mia ansietà ultima.
            Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.

            Ah silenziosa!

            Chiudi i tuoi occhi profumati. Lì aleggia la notte.
            Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.

            Possiedi occhi profondi dove la notte aleggia.
            Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.

            I tuoi seni rassomigliano alle conchiglie bianche.
            Sul tuo ventre è venuta a dormire una farfalla d'ombra.

            Ah silenziosa!

            Ecco la solitudine da dove sei assente.
            Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.

            L'acqua va scalza per le strade bagnate.
            Da quell'albero si lamentano, come infermi, le foglie.

            Bianca ape, assente, ancora ronzi nella mia anima.
            Rivivi nel tempo, sottile e silenziosa.

            Ah silenziosa!
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              La petite promenade du poète

              Me ne vado per le strade
              strette oscure e misteriose
              vedo dietro le vetrate
              affacciarsi Gemme e Rose.
              Dalle scale misteriose
              c'è chi scende brancolando
              dietro i vetri rilucenti
              stan le ciane commentando.
              ...
              ...
              La stradina è solitaria
              non c'è un cane; qualche stella
              nella notte sopra i tetti:
              e la notte mi par bella.
              E cammino poveretto
              nella notte fantasiosa
              pur mi sento nella bocca
              la saliva disgustosa. Via dal tanfo
              via dal tanfo e per le strade
              e cammina e via cammina,
              già le case son più rade.
              Trovo l'erba: mi ci stendo
              a conciarmi come un cane:
              Da lontano un ubriaco
              canta amore alle persiane.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Le mani

                Le mani delle donne che incontrammo
                una volta, e nel sogno, e ne la vita:
                oh quelle mani, Anima, quelle dita
                che stringemmo una volta, che sfiorammo
                con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!
                Fredde talune, fredde come cose
                morte, di gelo (tutto era perduto):
                o tiepide, parean come un velluto
                che vivesse, parean come le rose:
                rose di qual giardino sconosciuto?
                Ci lasciaron talune una fragranza
                così tenace che per una intera
                notte avemmo nel cuore la primavera;
                e tanto auliva la soligna stanza
                che foresta d'april non più dolce era.
                Da altre, cui forse ardeva il fuoco estremo
                d'uno spirto (ove sei, piccola mano,
                intangibile ormai, che troppo piano
                strinsi? ), venne il rammarico supremo:
                - Tu che m'avesti amato, e non in vano! -
                Da altre venne il desìo, quel violento
                Fulmineo desio che ci percote
                come una sferza; e immaginammo ignote
                lussurie in un'alcova, un morir lento:
                - per quella bocca aver le vene vuote! -
                Altre (o le stesse) furono omicide:
                meravigliose nel tramar l'inganno.
                Tutti gli odor d'Arabia non potranno
                Addolcirle. - Bellissime e infide,
                quanti per voi baciare periranno! -
                Altre (o le stesse), mani alabastrine
                ma più possenti di qualunque spira,
                ci diedero un furor geloso, un'ira
                folle; e pensammo di mozzarle al fine.
                (Nel sogno sta la mutilata, e attira.
                Nel sogno immobilmente eretta vive
                l'atroce donna dalle mani mozze.
                E innanzi a lei rosseggiano due pozze
                di sangue, e le mani entro ancora vive
                sonvi, neppure d'una stilla sozze).
                Ma ben, pari a le mani di Maria,
                altre furono come le ostie sante.
                Brillò su l'anulare il diamante
                né gesti gravi della liturgia?
                E non mai tra i capelli d'un amante.
                Altre, quasi virili, che stringemmo
                forte e a lungo, da noi ogni paura
                fugarono, ogni passione oscura;
                e anelammo a la Gloria, e in noi vedemmo
                illuminarsi l'opera futura.
                Altre ancora ci diedero un profondo
                brivido, quello che non ha l'uguale.
                Noi sentimmo, così, che ne la frale
                palma chiuder potevano esse un mondo
                immenso, e tutto il Bene e tutto il Male:
                Anima, e tutto il Bene e tutto il Male.
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