Il poeta è un uccello che becca le parole sotto la neve del normale viene sul davanzale e scappa, impaurito se lo vuoi catturare Il poeta è femmina Il poeta è gagliardo ha qualcosa, nello sguardo che tu dici: è un poeta Spesso è analfabeta ma è meglio è piú immediato il poeta è un ammalato colitico, fegatoso, asmatico il poeta è antipatico, scontroso ombroso: guai chiamarlo poeta è una cometa che annuncia un mondo nuovo è assolutamente inutile è un fallito è un pappagallo di partito è organico, no, è fatto d'aria ha nella penna tutta intera la rabbia proletaria è sopra la politica è sopra il mondo il poeta è tisico e biondo il poeta è sempre suicida il poeta è un furbone il poeta è una sfida alle banalità del mondo il poeta è assolutamente del tutto normale il poeta è omosessuale il poeta è un santo il poeta è una spia poi un giorno va via in un isola lontana o anche a puttana e lascia un gran vuoto nella poesia la sua il poeta è il titolo di questa mia.
Sto seduto ai margini della strada. L'autista cambia la ruota. Non sono contento di dove vengo. Non sono contento di dove vado. Perché vedo il cambio della ruota Con impazienza?
Non domandarti – non è giusto saperlo – a me, a te quale sorte abbian dato gli dèi, e non chiederlo agli astri, o Leuconoe; al meglio sopporta quel che sarà: se molti inverni Giove ancor ti conceda o ultimo questo che contro gli scogli fiacca le onde del mare Tirreno. Sii saggia, mesci il vino – breve è la vita – rinuncia a speranze lontane. Parliamo e fugge il tempo geloso: cogli l'attimo, non pensare a domani.
Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all'Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d'acqua natia rimanga né cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina La greggia. Senza mutamento è l'aria. Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquio, calpestio, dolci romori.
L’anima dimora nell’ombra, tra le ombre… tra quelli che mi sfiorano ignorandomi… e quelli che io sfioro ricordandomi… l’anima dimora, tra soffici cuscini d’allegria, tra i sorrisi che mi doni amandomi… e quelli che ti dono amandoti; L’anima dimora nei giorni di sole…e in quelli di pioggia… tra una lenta foschia che abbraccia il corpo e l’anima mia.
Colui che il mio nome rinchiude piange in questa prigione.
Ho un gran da fare a costruirmi intorno questo muro e mentre il muro sale verso il cielo giorno per giorno me ne sto nella sua ombra scura e perdo di vista il mio vero essere.
Sono fiero di questo grande muro e lo ricopro per bene di polvere e sabbia per paura che rimanga anche il più piccolo spiraglio.
Per questa mia solerzia non vedo più chi veramente sono.
Ho guardato questa città bruciare due volte durante la mia vita e l'evento più rilevante è stato la reazione dei politici di fronte alle conseguenze quando hanno proclamato l'ingiustizia del sistema e hanno reclamato un nuovo patto sociale per i disgraziati e per i poveri.
Niente è stato modificato la scorsa volta. Niente sarà cambiato questa volta.
I poveri rimarranno poveri. i disoccupati rimarranno tali. Quelli senza casa rimarranno senza casa
E i politici, ingrassati dal paese, prospereranno per sempre.