Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Cheope
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il bambino di gomma

Melampo era un bambino
di gomma e cancellava
i passi che segnava
mettendosi in cammino.

Era di gomma rossa,
tondo come una palla,
e stava sempre a galla
nel bagno, e senza ossa

dolce, tenero, buono,
scendeva dalle scale
senza mai farsi male
saltando dal balcone.

A scuola era bocciato,
sempre il quaderno bianco!
Eppure era il più franco
a scrivere il dettato.

Scriveva e poi cassava
con la mano di gomma,
i numeri, la somma,
le lettere, e tornava

a scrivere, a cassare.
E sempre zitto rosso
con tutti gli occhi addosso
senza poter parlare.

O povero Melampo!
Un giorno, detto fatto,
saltò su di scatto
e si bucò la pancia.

Fischiò come un pallone
sgonfiato d'ogni affanno
e visse senza danno
tappando col bottone

il buco della pancia.

Visse nel tempo antico
Melampo - ve l'ho detto? -
Fischiò col suo fischietto
premendosi a soffietto
il disco all'ombelico.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Cheope
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Il vino triste

    La fatica è sedersi senza farsi notare.
    Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate
    e ritorna la voglia di pensarci da solo.
    Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,
    ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo
    esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro
    (l'uomo solo non può non pensare al lavoro)
    ridiventa l'antico destino che è bello soffrire
    per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano
    a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.

    Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,
    pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque
    può sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.
    Può sbucare una donna e distendersi in strada,
    bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo
    come un tempo una donna gemeva con lui.
    Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire
    e la vita non è che un ronzio di silenzio.

    A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite
    e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe
    che in quest'uomo trascorrono tiepide vene
    dove un tempo la vita bruciava? Nessuno
    crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze
    su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,
    e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo
    giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Antonella Marotta
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo
      come in sonno tra gli uomini mi muovo.
      Di chi m'utra col braccio non m'accorgo,
      e se ogni cosa guardo acutamente
      quasi sempre non vedo ciò che guardo.
      Stizza mi prende contro chi mi toglie
      a me stesso. Ogni voce m'importuna.
      Amo solo la voce delle cose.
      M'irrita tutto ciò che è necessario
      e consueto, tutto ciò che è vita,
      m'irrita come il fuscello la lumaca
      e com'essa in me stesso mi ritiro.

      Chè la vita che basta agli altri uomini
      non basterebbe a me.
      E veramente
      se un altro mondo non avessi, mio,
      nel quale dalla vita rifugiarmi,
      se oltre le miserie e le tristezze
      e le necessità e le consuetudini
      a me stesso non rimanessi io stesso,
      oh come non esistere vorrei!
      Ma un'impressione strana m'accompagna
      sempre in ogni mio passo e mi conforta:
      mi pare di passare come per caso
      da questo mondo...
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Francesca Fontana
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Pace non trovo e non ho da far guerra
        e temo, e spero; e ardo e sono un ghiaccio;
        e volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;
        e nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio.

        Tal m'ha in pregion, che non m'apre nè sera,
        nè per suo mi riten nè scioglie il laccio;
        e non m'ancide Amore, e non mi sferra,
        nè mi vuol vivo, nè mi trae d'impaccio.

        Veggio senz'occhi, e non ho lingua, e grido;
        e bramo di perire, e chieggio aita;
        e ho in odio me stesso, e amo altrui.

        Pascomi di dolor, piangendo rido;
        egualmente mi spiace morte e vita:
        in questo stato son, donna, per voi.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Rosarita De Martino
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          A Dio

          Sempre ti chiamo
          quando tocco il fondo,
          so il numero a memoria
          e ti disturbo come un maniaco
          abbarbicato al telefono;
          lascio un messaggio se sei fuori.
          So che a volte cancelli
          a qualche fortunato
          il debito che tutti con te abbiamo.
          La bolletta falla pagare a me,
          ma dimmi almeno
          che non farai tagliare la mia linea.
          Ti prego, quando echeggerà
          quell'ultimo e dolorante squillo,
          Dio-per-Dio!
          non staccare: rispondimi!
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Luisa Marcangeli
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Nonno, l'argento della tua canizie
            rifulge nella luce dei sentieri
            passi tra i fichi, i susini e i peri
            con nelle mani un cesto di primizie:
            "Le piogge di Settembre già propizie | gonfian sul ramo i fichi bianchi e neri,
            susine claudie varietà pregiata di susine...
            a chi lavori e speri
            Gesù concede tutte le delizie" Mi specchio ancora nello specchio rotto
            rivedo i finti frutti d'alabastro...
            Ma tu sei morto e non c'è più Gesù.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              L'amica di nonna Speranza

              Loreto impagliato e il busto d'Alfieri, di Napoleone,
              i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)

              il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
              i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

              un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
              gli oggetti con mònito, salve, ricordo, le noci di cocco,

              Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po' scialbi,
              le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,

              le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
              i dagherottipi: figure sognanti in perplessità,

              il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
              e immilla nel quarto le buone cose di pessimo gusto,

              il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
              chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

              I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere
              che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili: è giorno di gala)

              ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta è giunta in vacanza
              la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.

              Ha diciassette anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
              da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna;

              il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine:
              più snella da la crinoline emerge la vita di vespa.

              Entrambe hanno uno scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande:
              divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance.

              Son giunte da Mantova senza stanchezza al Lago Maggiore
              sebbene quattordici ore viaggiassero in diligenza.

              Han fatto l'esame più egregio di tutta la classe. Che affanno
              passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.

              O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino:
              fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.

              Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! -
              le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche:

              motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto
              di Arcangelo del Leuto e di Alessandro Scarlatti;

              innamorati dispersi, gementi il "core" e "l'augello",
              languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:

              ... caro mio ben
              credimi almen,
              senza di te
              languisce il cor!
              Il tuo fedel
              sospira ognor
              cessa crudel
              tanto rigor!
              Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita
              si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.

              O musica, lieve sussurro! E già nell'animo ascoso
              d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,

              lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
              sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

              Giungeva lo Zio, signore virtuoso di molto riguardo,
              ligio al Passato al Lombardo-Veneto e all'Imperatore.

              Giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene,
              ligia al Passato sebbene amante del Re di Sardegna.

              "Baciate la mano alli Zii! " - dicevano il Babbo e la Mamma,
              e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.

              "E questa è l'amica in vacanza: madamigella Carlotta
              Capenna: l'alunna più dotta, l'amica più cara a Speranza. "

              "Ma bene... ma bene... ma bene... " - diceva gesuitico e tardo
              lo Zio di molto riguardo - "Ma bene... ma bene... ma bene...

              Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna...
              Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... "

              "Gradiscono un po' di marsala? " "Signora Sorella: magari. "
              E sulle poltrone di gala sedevano in bei conversari.

              "... ma la Brambilla non seppe... - È pingue già per lErnani;
              la Scala non ha più soprani... - Che vena quel Verdi... Giuseppe!...

              "... nel marzo avremo un lavoro - alla Fenice, m'han detto -
              nuovissimo: il Rigoletto; si parla d'un capolavoro. -

              "... azzurri si portano o grigi? - E questi orecchini! Che bei
              rubini! E questi cammei?... La gran novità di Parigi...

              "... Radetzki? Ma che! L'armistizio... la pace, la pace che regna...
              Quel giovine Re di Sardegna è uomo di molto giudizio! -

              "È certo uno spirito insonne... -... è forte e vigile e scaltro.
              "È bello? - Non bello: tutt'altro... - Gli piacciono molto le donne...

              "Speranza! " (chinavansi piano, in tono un po' sibillino)
              "Carlotta! Scendete in giardino: andate a giuocare al volano! "

              Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto
              inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.

              Oimè! Ché giocando, un volano, troppo respinto all'assalto,
              non più ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!

              S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago,
              sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.

              "... se tu vedessi che bei denti! - Quant'anni? - Vent'otto.
              - Poeta? Frequenta il salotto della Contessa Maffei! "

              Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende più ancora
              di porpora: come un'aurora stigmatizzata si sangue;

              si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro:
              il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.

              Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome
              dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,

              il sogno di tutto un passato nella tua curva s'accampa:
              non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?

              Vedesti le case deserte di Parisina la bella
              non forse? Non forse sei quella amata dal giovane Werther?

              "... Mah!... Sogni di là da venire. - Il Lago s'è fatto più denso
              di stelle -... che pensi?... - Non penso... - Ti piacerebbe morire?

              "Sì! - Pare che il cielo riveli più stelle nell'acqua e più lustri.
              Inchìnati sui balaustri: sognano così fra due cieli...

              "Son come sospesa: mi libro nell'alto!... - Conosce Mazzini...
              - E l'ami? - Che versi divini!... Fu lui a donarmi quel libro,

              ricordi? Che narra siccome amando senza fortuna
              un tale si uccida per una: per una che aveva il mio nome. "

              Carlotta! Nome non fine, ma dolce! Che come l'essenze
              risusciti le diligenze, lo scialle, le crinoline...

              O amica di Nonna conosco le aiuole per ove leggesti
              i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo.

              Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'è di tuo pugno
              la data: vent'otto di Giugno del mille ottocento cinquanta.

              Stai come rapita in un cantico; lo sguardo al cielo profondo,
              e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico.

              Quel giorno - malinconia! - vestivi un abito rosa
              per farti - novissima cosa! - ritrarre in fotografia...

              Ma te non rivedo nel fiore, o amica di Nonna! Ove sei
              o sola che - forse - potrei amare, amare d'amore?
              Vota la poesia: Commenta