Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Un freddo vento australe
scompiglia i rami ai tigli,
sembra che vi s'impigli,
per guardar qui, la luna.

Io scrivo alla mia bella
che mi ha abbandonato
e la mia lunga lettera
la legge anche la luna.

La luce sua silente
scorre di riga in riga.
Io piango, e cosi scordo
preghiere sonno e luna.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Nella macchia

    Errai nell'oblio della valle
    tra ciuffi di stipe fiorite,
    tra quercie rigonfie di galle;

    errai nella macchia più sola,
    per dove tra foglie marcite
    spuntava l'azzurra viola;

    errai per i botri solinghi:
    la cincia vedeva dai pini:
    sbuffava i suoi piccoli ringhi
    argentini.

    Io siedo invisibile e solo
    tra monti e foreste: la sera
    non freme d'un grido, d'un volo.

    Io siedo invisibile e fosco;
    ma un cantico di capinera
    si leva dal tacito bosco.

    E il cantico all'ombre segrete
    per dove invisibile io siedo,
    con voce di flauto ripete,
    Io ti vedo!
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      Scritta da: Valentina
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La bellezza

      Sono bella, o mortali, come un sogno di pietra e il mio seno,
      cui volta a volta ciascuno s'è scontrato,
      è fatto per ispirare al poeta un amore eterno e muto come la materia.

      Troneggio nell'azzurro quale Sfinge incompresa,
      unisco un cuore di neve alla bianchezza dei cigni,
      odio il movimento che scompone le linee e mai piango, mai rido.

      I poeti, di fronte alle mie grandi pose,
      che ho l'aria di imitare dai più fieri monumenti,
      consumeranno i giorni in studi severi, perché,

      onde affascinare quei docili amanti,
      ho degli specchi puri che fanno più bella ogni cosa:
      i miei occhi, questi larghi occhi dalle luci eterne.
      Composta mercoledì 28 ottobre 2009
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        Scritta da: Eclissi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il 16 maggio 1973

        Una delle tante date
        Che non mi dicono più nulla.

        Dove sono andata quel giorno,
        che cosa ho fatto – non lo so.

        Se lì vicino fosse stato commesso un delitto
        - non avrei un alibi.

        Il sole sfolgorò e si spense
        Senza che ci facessi caso.
        La terra ruotò
        e non ne presi nota.

        Mi sarebbe più lieve pensare
        Di essere morta per poco,
        piuttosto che ammettere di non ricordare nulla
        benché sia vissuta senza interruzioni.

        Non ero un fantasma, dopotutto,
        respiravo, mangiavo,
        si sentiva
        il rumore dei miei passi,
        e le impronte delle mie dita
        dovevano restare sulle maniglie.

        Lo specchio rifletteva la mia immagine.
        Indossavo qualcosa d'un qualche colore.
        Certamente più d'uno mi vide,

        Forse quel giorno
        Trovai una cosa andata perduta.
        Forse ne persi una trovata poi.

        Ero colma di emozioni e impressioni.
        Adesso tutto questo è come
        Tanti puntini tra parentesi.

        Dove mi ero rintanata,
        dove mi ero cacciata –
        niente male come scherzetto
        perdermi di vista così.

        Scuoto la mia memoria –
        Forse tra i suoi rami qualcosa
        Addormentato da anni
        Si leverà con un frullo.
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          Scritta da: Rea
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Nella tua eterna veglia,
          tu ascolti i miei passi che s'avvicinano,
          mentre la tua letizia si raccoglie
          nei primi albori del mattino
          ed erompe nell'esplosione di luce.
          Più mi accosto a te, più profondo diventa
          il fervore nella danza del mare.
          Il tuo mondo è uno spruzzo di luce
          che si diffonde, colmandoti le mani,
          ma il tuo cielo è nel mio cuore segreto;
          esso schiude lentamente
          le sue gemme in timido amore.
          Composta lunedì 6 settembre 2010
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            Scritta da: alessia14
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Ulisse

            Nella mia giovinezza ho navigato
            lungo le coste dalmate. Isolotti
            a fior d'onda emergevano, ove raro
            un uccello sostava intento a prede,
            coperti d'alghe, scivolosi, al sole
            belli come smeraldi. Quando l'alta
            marea e la notte li annullava, vele
            sottovento sbandavano più al largo,
            per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
            è quella terra di nessuno. Il porto
            accende ad altri i suoi lumi; me al largo
            sospinge ancora il non domato spirito,
            e della vita il doloroso amore.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              E il re s'inchina un po'
              e a piedi viene di solito la notte
              e dal tetto della fabbrica nel fiume
              brillano due scarpe
              alla rovescia e così presto bianche come neon
              e l'una ci rompe la faccia
              e l'altra ci rompe morbida le costole
              e spente al mattino le scarpe di neon
              il melo selvatico lunatico l'acero arrossisce
              le stelle in cielo passano come popcorn
              e il re s'inchina e uccide.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Il bacio

                Il bacio appena sognato
                in una notte di tradimenti,
                dove tutti consumano amplessi
                che non hanno profumo,
                il tuo bacio febbricitante,
                il candore delle tue labbra,
                somiglia alla mia porta
                che non riesco ad aprire.
                Il bacio è come una vela,
                fa fuggire lontano gli amanti,
                un amore che non ti gela
                che ti dà mille duemila istanti.
                Ho cercato di ricordare
                che potevi tornare indietro,
                ma ahimè il tuo bacio
                è diventato simile a un vetro.
                Io come un animale
                mi rifugio nel bosco
                per non lasciare ovunque
                il mio candido pelo.
                Il pelo della mia anima
                è così bianco e così delicato
                che persino un coniglio ne trema.
                Tu mi domandi quanti amanti ho avuto
                e come mi hanno scoperto.
                Io ti dico che ognuno scopre la luce
                e ognuno sente la sua paura,
                ma la mia parte più pura è stata il bacio.
                Io tornerei sui monti d'Abruzzo,
                dove non sono mai stata.
                Ma se mi domandano
                dove traggono origine i miei versi,
                io rispondo:
                mi basta un'immersione nell'anima
                e vedo l'universo.
                Tutti mi guardano con occhi spietati,
                non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
                e non sanno che sono firme degli angeli
                per celebrare le lacrime che ho versato per te.
                Composta mercoledì 25 marzo 2015
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