Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

La petite promenade du poète

Me ne vado per le strade
strette oscure e misteriose
vedo dietro le vetrate
affacciarsi Gemme e Rose.
Dalle scale misteriose
c'è chi scende brancolando
dietro i vetri rilucenti
stan le ciane commentando.
...
...
La stradina è solitaria
non c'è un cane; qualche stella
nella notte sopra i tetti:
e la notte mi par bella.
E cammino poveretto
nella notte fantasiosa
pur mi sento nella bocca
la saliva disgustosa. Via dal tanfo
via dal tanfo e per le strade
e cammina e via cammina,
già le case son più rade.
Trovo l'erba: mi ci stendo
a conciarmi come un cane:
Da lontano un ubriaco
canta amore alle persiane.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Le mani

    Le mani delle donne che incontrammo
    una volta, e nel sogno, e ne la vita:
    oh quelle mani, Anima, quelle dita
    che stringemmo una volta, che sfiorammo
    con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!
    Fredde talune, fredde come cose
    morte, di gelo (tutto era perduto):
    o tiepide, parean come un velluto
    che vivesse, parean come le rose:
    rose di qual giardino sconosciuto?
    Ci lasciaron talune una fragranza
    così tenace che per una intera
    notte avemmo nel cuore la primavera;
    e tanto auliva la soligna stanza
    che foresta d'april non più dolce era.
    Da altre, cui forse ardeva il fuoco estremo
    d'uno spirto (ove sei, piccola mano,
    intangibile ormai, che troppo piano
    strinsi? ), venne il rammarico supremo:
    - Tu che m'avesti amato, e non in vano! -
    Da altre venne il desìo, quel violento
    Fulmineo desio che ci percote
    come una sferza; e immaginammo ignote
    lussurie in un'alcova, un morir lento:
    - per quella bocca aver le vene vuote! -
    Altre (o le stesse) furono omicide:
    meravigliose nel tramar l'inganno.
    Tutti gli odor d'Arabia non potranno
    Addolcirle. - Bellissime e infide,
    quanti per voi baciare periranno! -
    Altre (o le stesse), mani alabastrine
    ma più possenti di qualunque spira,
    ci diedero un furor geloso, un'ira
    folle; e pensammo di mozzarle al fine.
    (Nel sogno sta la mutilata, e attira.
    Nel sogno immobilmente eretta vive
    l'atroce donna dalle mani mozze.
    E innanzi a lei rosseggiano due pozze
    di sangue, e le mani entro ancora vive
    sonvi, neppure d'una stilla sozze).
    Ma ben, pari a le mani di Maria,
    altre furono come le ostie sante.
    Brillò su l'anulare il diamante
    né gesti gravi della liturgia?
    E non mai tra i capelli d'un amante.
    Altre, quasi virili, che stringemmo
    forte e a lungo, da noi ogni paura
    fugarono, ogni passione oscura;
    e anelammo a la Gloria, e in noi vedemmo
    illuminarsi l'opera futura.
    Altre ancora ci diedero un profondo
    brivido, quello che non ha l'uguale.
    Noi sentimmo, così, che ne la frale
    palma chiuder potevano esse un mondo
    immenso, e tutto il Bene e tutto il Male:
    Anima, e tutto il Bene e tutto il Male.
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      Scritta da: Marco Giannetti
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Sempre

      Prima di me
      non sono geloso,
      Vieni con un uomo
      alla schiena,
      vieni con cento uomini nella tua chioma,
      vieni con mille uomini tra il il tuo petto e i tuoi piedi,
      vieni come un fiume
      pieno d'affogati
      che trova il mare furioso,
      la spuma eterna del tempo!
      Portali tutti
      dove io t'attendo:
      sempre saremo soli,
      sempre sarem tu e io
      sali sopra la terra
      per iniziare la vita.
      Composta domenica 16 agosto 2009
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        Scritta da: Antonella Marotta
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Magra dagli occhi lustri, dai pomelli
        accesi,
        la mia anima torbida che cerca
        chi le somigli
        trova te che sull'uscio aspetti gli uomini.

        Tu sei la mia sorella di quest'ora.

        Accompagnarti in qualche trattoria
        di passoporto
        e guardarti mangiare avidamente!
        E coricarmi senza desiderio
        nel tuo letto!
        Cadavere vicino ad un cadavere
        bere dalla tua vista l'amarezza
        come la spugna secca beve l'acqua!

        Toccare le tue mani i tuoi capelli
        che pure a te qualcuno avrà raccolto
        in un piccolo ciuffo sulla testa!
        E sentirmi guardato dai tuoi occhi
        ostili, poveretta, e tormentarti
        domandandoti il nome di tua madre...

        Nessuna gioia vale questo amaro:
        poterti far piangere, potere
        piangere con te.
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          Scritta da: Marianna Mansueto
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          In quel selvaggio abisso,
          grembo della Natura e, forse, tomba,
          che non è mare o sponda, aria né fuoco,
          ma lor cause pregnanti in sé commiste
          confusamente, in una lotta eterna,
          se il Fattore Possente non costringe
          queste oscure materie a farsi mondi,
          nell'abisso selvaggio, cauto, Satana
          sostava all'orlo dell'Inferno, e vide,
          e ponderò il viaggio...
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Partita a scopa

            Una delle cose più terribili è
            davvero
            stare a letto
            una notte dopo l'altra
            con una donna che non hai più voglia
            di scopare.

            Invecchiano, non sono più tanto
            belle – tendono persino
            a russare, buttarsi
            giù.

            Così, a letto, a volte ti giri,
            il tuo piede tocca il suo –
            Dio, che orrore! –
            e la notte è là fuori
            dietro le tendine
            e insieme vi suggella
            nella
            tomba.

            E la mattina vai in bagno,
            parli, attraversi il corridoio,
            dici strane cose; le uova friggono,
            partono i motori.

            Ma seduti l'uno di fronte all'altro
            hai 2 estranei
            che si ficcano in bocca il pane tostato
            che si bruciano col caffè bollente la gola risentita
            e l'intestino.

            In dieci milioni di case americane
            è lo stesso –
            vite stantie appoggiate
            l'una all'altra
            e nessun posto
            dove andare.

            Sali in macchina
            e vai a lavorare
            e là ci sono degli altri sconosciuti, quasi tutti
            mogli e mariti di qualcun altro,
            e oltre alla ghigliottina del lavoro,
            flirtano, scherzano r si danno pizzicotti,
            tendendo qualche volta
            a farsi in qualche posto una rapida scopata –
            a casa non possono farlo –
            e poi
            tornano a casa
            ad aspettare il Natale o il Labor Day
            o la domenica
            o qualcosa.
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              Scritta da: SalMessina
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Il Cantico delle Creature

              Altissimu, onnipotente, bon Signore,
              tue sò le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
              Ad te solo, Altissimo, se confano,
              et nullu homo ène dignu te mentovare.
              Laudato sie, mì Signore, cum tucte le tue creature,
              spetialmente messor lo frate sole,
              lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
              Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
              de te, Altissimo, porta significatione.
              Laudato sì, mì Signore, per sora luna e le stelle:
              in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
              Laudato sì, mì Signore, per frate vento
              et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
              per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
              Laudato sì, mì Signore, per sor'aqua,
              la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
              Laudato sì, mì Signore, per frate focu,
              per lo quale ennallumini la nocte:
              ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
              Laudato sì, mì Signore, per sora nostra matre terra,
              la quale ne sustenta et governa,
              et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
              Laudato sì, mì Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore
              et sostengo infirmitate et tribulatione.
              Beati quelli che'l sosterrano in pace,
              ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
              Laudato sì, mì Signore, per sora nostra morte corporale,
              da la quale nullu homo vivente po' scappare:
              guai acquelli che morrano ne le peccata mortali;
              beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
              ca la morte secunda no'l farrà male.
              Laudate e benedicete mì Signore et rengratiate
              e serviateli cum grande humilitate.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Lettera alla mamma di un seminarista morto

                Sono cresciuto in una terra strana
                dopo che hai messo all'ombra la mia luce,
                quasi non mossi piede dalla soglia
                della mia meraviglia
                per il dio nuovo cui tu m'opponevi.
                In me cresceva il Dio dei miei domini
                (ero ancora ragazzo)
                ma tu mi hai rotto l'urlo ai vorticosi
                margini della bocca,
                l'urlo della potente giovinezza.
                Mamma, io ti ringrazio
                dalla rigida tomba entro cui siede
                il mio pensiero finalmente puro.
                Ora vedo che a forza mi hai strappato
                il verde degli amari desideri,
                mi hai edificato come l'architetto
                sapiente che ritoglie chiari miti
                dalle antiche macerie.

                Nacqui umana rovina come tutti,
                tu mi hai intessuta un'ala senza geli...
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