Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
La porta è socchiusa
La porta è socchiusa,
dolce respiro dei tigli...
Sul tavolo, dimenticati,
un frustino ed un guanto.

Giallo cerchio del lume...
tendo l'orecchio ai fruscii.
Perché sei andato via?
Non comprendo...

Luminoso e lieto
domani sarà il mattino.
Questa vita è stupenda,
sii dunque saggio cuore.
Tu sei prostrato, batti
più sordo, più a rilento...
Sai, ho letto
che le anime sono immortali.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La Bufera

    La bufera che sgronda sulle foglie
    dure della magnolia i lunghi tuoni
    marzolini e la grandine,
    (i suoni di cristallo nel tuo nido
    notturno ti sorprendono, dell'oro
    che s'è spento sui mogani, sul taglio
    dei libri rilegati, brucia ancora
    una grana di zucchero nel guscio
    delle tue palpebre)
    il lampo che candisce
    alberi e muro e li sorprende in quella
    eternità d'istante - marmo manna
    e distruzione - ch'entro te scolpita
    porti per tua condanna e che ti lega
    più che l'amore a me, strana sorella, -
    e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
    dei tamburelli sulla fossa fuia,
    lo scalpicciare del fandango, e sopra
    qualche gesto che annaspa...
    Come quando
    ti rivolgesti e con la mano, sgombra
    la fronte dalla nube dei capelli,
    mi salutasti - per entrar nel buio.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Le stagioni umane

      Quattro stagioni fanno intero l'anno,
      quattro stagioni ha l'animo dell'uomo.
      Egli ha la sua robusta Primavera
      quando coglie l'ingenua fantasia
      ad aprire di mano ogni bellezza;
      ha la sua Estate quando ruminare
      il boccone di miel primaverile
      del giovine pensiero ama perduto
      di voluttà, e così fantasticando,
      quanto gli è dato approssimarsi al cielo;
      e calmi ormeggi in rada ha nel suo Autunno
      quando ripiega strettamente le ali
      pago di star così a contemplare
      oziando le nebbie, di lasciare
      le cose belle inavvertite lungi
      passare come sulla siglia un rivo.
      Anche ha il suo Inverno di sfiguramento
      pallido, sennò forza gli sarebbe
      rinunciare alla sua mortal natura.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La sera

        Vien da lungi la Sera, camminando
        per la pineta tacita, di neve.
        Poi, contro tutte le finestre preme
        le sue gelide guance; e, zitta, origlia.
        Si fa silenzio, allora, in ogni casa.
        Siedono i vecchi, meditando. I bimbi
        non si attentano ancora ai loro giuochi.
        Cade di mano alle fantesche il fuso.

        La Sera ascolta, trepida, pei vetri;
        tutti - all'interno - ascoltano la Sera.
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          Scritta da: Elisabetta
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Dal vetro sporco della mia auto

          Bambine che si vendono sui marciapiedi.
          Bambini con la mano tesa al semaforo.
          Cani abbandonati.
          Uomini con le tette che si esibiscono sotto i lampioni.
          Uomini senza palle che vendono droga all'angolo.
          Bambini nei cassonetti e immondizie per la strada.
          Scippi, rapine e risse.
          Ragazzini che fumano e sputano sui muri.
          Vestiti tutti uguali e pensieri tutti uguali.
          Ubriaconi alla guida che vanno a tutta birra.
          Pensavo che lavando il parabrezza della mia auto
          tutto questo sarebbe sparito.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Le morte chitarre

            La mia terra è sui fiumi stretta al mare,
            non altro luogo ha voce così lenta
            dove i miei piedi vagano
            tra giunchi pesanti di lumache.
            Certo è autunno: nel vento a brani
            le morte chitarre sollevano le corde
            su la bocca nera e una mano agita le dita
            di fuoco.
            Nello specchio della luna
            si pettinano fanciulle col petto d'arance.

            Chi piange? Chi frusta i cavalli nell'aria
            rossa? Ci fermeremo a questa riva
            lungo le catene d'erba e tu amore
            non portarmi davanti a quello specchio
            infinito: vi si guardano dentro ragazzi
            che cantano e alberi altissimi e acque.
            Chi piange? Io no, credimi: sui fiumi
            corrono esasperati schiocchi d'una frusta,
            i cavalli cupi i lampi di zolfo.
            Io no, la mia razza ha coltelli
            che ardono e lune e ferite che bruciano.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Non inizia più armonico momento
              per noi, dacché la forza immotivata
              d'amore usò più cruda disciplina.
              Ora nei nostri aspetti già traspare
              la ferina imminenza del piacere.
              Né so, quando mi penetri di baci
              quanto di te il mio spirito trascini.
              Se la tua bianca veste mi raggiunge
              ardo di colpa e muovo l'innocente
              orma del desiderio alle tue case
              e per te che mi piaci
              io cresco in tenerezza senza fine.
              E ti seguo, io, ombra del tuo anello
              di spirito profondo
              ignorata da te, ma ti raggiungo
              nella mia aperta fantasia gioiosa.
              E mi carico sempre di peccati
              presso le porte delle meretrici.
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