La porta è socchiusa La porta è socchiusa, dolce respiro dei tigli... Sul tavolo, dimenticati, un frustino ed un guanto.
Giallo cerchio del lume... tendo l'orecchio ai fruscii. Perché sei andato via? Non comprendo...
Luminoso e lieto domani sarà il mattino. Questa vita è stupenda, sii dunque saggio cuore. Tu sei prostrato, batti più sordo, più a rilento... Sai, ho letto che le anime sono immortali.
La bufera che sgronda sulle foglie dure della magnolia i lunghi tuoni marzolini e la grandine, (i suoni di cristallo nel tuo nido notturno ti sorprendono, dell'oro che s'è spento sui mogani, sul taglio dei libri rilegati, brucia ancora una grana di zucchero nel guscio delle tue palpebre) il lampo che candisce alberi e muro e li sorprende in quella eternità d'istante - marmo manna e distruzione - ch'entro te scolpita porti per tua condanna e che ti lega più che l'amore a me, strana sorella, - e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere dei tamburelli sulla fossa fuia, lo scalpicciare del fandango, e sopra qualche gesto che annaspa... Come quando ti rivolgesti e con la mano, sgombra la fronte dalla nube dei capelli, mi salutasti - per entrar nel buio.
Quattro stagioni fanno intero l'anno, quattro stagioni ha l'animo dell'uomo. Egli ha la sua robusta Primavera quando coglie l'ingenua fantasia ad aprire di mano ogni bellezza; ha la sua Estate quando ruminare il boccone di miel primaverile del giovine pensiero ama perduto di voluttà, e così fantasticando, quanto gli è dato approssimarsi al cielo; e calmi ormeggi in rada ha nel suo Autunno quando ripiega strettamente le ali pago di star così a contemplare oziando le nebbie, di lasciare le cose belle inavvertite lungi passare come sulla siglia un rivo. Anche ha il suo Inverno di sfiguramento pallido, sennò forza gli sarebbe rinunciare alla sua mortal natura.
Vien da lungi la Sera, camminando per la pineta tacita, di neve. Poi, contro tutte le finestre preme le sue gelide guance; e, zitta, origlia. Si fa silenzio, allora, in ogni casa. Siedono i vecchi, meditando. I bimbi non si attentano ancora ai loro giuochi. Cade di mano alle fantesche il fuso.
La Sera ascolta, trepida, pei vetri; tutti - all'interno - ascoltano la Sera.
Bambine che si vendono sui marciapiedi. Bambini con la mano tesa al semaforo. Cani abbandonati. Uomini con le tette che si esibiscono sotto i lampioni. Uomini senza palle che vendono droga all'angolo. Bambini nei cassonetti e immondizie per la strada. Scippi, rapine e risse. Ragazzini che fumano e sputano sui muri. Vestiti tutti uguali e pensieri tutti uguali. Ubriaconi alla guida che vanno a tutta birra. Pensavo che lavando il parabrezza della mia auto tutto questo sarebbe sparito.
L’anima dimora nell’ombra, tra le ombre… tra quelli che mi sfiorano ignorandomi… e quelli che io sfioro ricordandomi… l’anima dimora, tra soffici cuscini d’allegria, tra i sorrisi che mi doni amandomi… e quelli che ti dono amandoti; L’anima dimora nei giorni di sole…e in quelli di pioggia… tra una lenta foschia che abbraccia il corpo e l’anima mia.
Tutto - una parola sfrontata e gonfia di boria. Andrebbe scritta fra virgolette. Finge di non tralasciare nulla, di concentrare, includere, contenere e avere. E invece è soltanto un brandello di bufera.
Ho guardato questa città bruciare due volte durante la mia vita e l'evento più rilevante è stato la reazione dei politici di fronte alle conseguenze quando hanno proclamato l'ingiustizia del sistema e hanno reclamato un nuovo patto sociale per i disgraziati e per i poveri.
Niente è stato modificato la scorsa volta. Niente sarà cambiato questa volta.
I poveri rimarranno poveri. i disoccupati rimarranno tali. Quelli senza casa rimarranno senza casa
E i politici, ingrassati dal paese, prospereranno per sempre.