Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Lacrima

Lontano da uccelli, da greggi, da paesane,
io bevevo, rannicchiato in una brughiera,
cinta da una selva di noccioli leggera,
in verdi e tiepide foschie meridiane.

Che potevo bere in quella giovane Oïsa,
muti olmi, cielo coperto, erba senza fiori.
Che spillavo alla mia fiasca di colocasia?
Un liquore d'oro, insulso, che dà sudori.

Cattiva insegna d'osteria sarei stato.
Poi il temporale mutò il cielo, fino a sera.
Furon laghi, pertiche, stazioni, una nera
regione, e nella notte blu fu un colonnato.

L'acqua dei boschi moriva alla verginale
sabbia, e il vento, dal cielo, ghiacciava acquitrini...
Io, pescatore d'oro e di gusci marini,
dire che non pensai di bere, come tale!
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Antonella Marotta
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Magra dagli occhi lustri, dai pomelli
    accesi,
    la mia anima torbida che cerca
    chi le somigli
    trova te che sull'uscio aspetti gli uomini.

    Tu sei la mia sorella di quest'ora.

    Accompagnarti in qualche trattoria
    di passoporto
    e guardarti mangiare avidamente!
    E coricarmi senza desiderio
    nel tuo letto!
    Cadavere vicino ad un cadavere
    bere dalla tua vista l'amarezza
    come la spugna secca beve l'acqua!

    Toccare le tue mani i tuoi capelli
    che pure a te qualcuno avrà raccolto
    in un piccolo ciuffo sulla testa!
    E sentirmi guardato dai tuoi occhi
    ostili, poveretta, e tormentarti
    domandandoti il nome di tua madre...

    Nessuna gioia vale questo amaro:
    poterti far piangere, potere
    piangere con te.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Eclissi
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Verrò quando sarai più triste

      Verrò quando sarai più triste,
      steso nell'ombra che sale alla tua stanza;
      quando il giorno demente ha perso il suo tripudio,
      e il sorriso di gioia è ormai bandito
      dalla malinconia pungente della notte.

      Verrò quando la verità del cuore
      dominerà intera, non obliqua,
      ed il mio influsso si di te stendendosi,
      farà acuta la pena, freddo il piacere,
      e la tua anima porterà lontano.

      Ascolta, è proprio l'ora,
      l'ora tremenda per te:
      non senti rullarti nell'anima
      uno scroscio di strane emozioni,
      messaggere di un comando più austero,
      araldi di me?
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Marco Giannetti
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sempre

        Prima di me
        non sono geloso,
        Vieni con un uomo
        alla schiena,
        vieni con cento uomini nella tua chioma,
        vieni con mille uomini tra il il tuo petto e i tuoi piedi,
        vieni come un fiume
        pieno d'affogati
        che trova il mare furioso,
        la spuma eterna del tempo!
        Portali tutti
        dove io t'attendo:
        sempre saremo soli,
        sempre sarem tu e io
        sali sopra la terra
        per iniziare la vita.
        Composta domenica 16 agosto 2009
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Marianna Mansueto
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          In quel selvaggio abisso,
          grembo della Natura e, forse, tomba,
          che non è mare o sponda, aria né fuoco,
          ma lor cause pregnanti in sé commiste
          confusamente, in una lotta eterna,
          se il Fattore Possente non costringe
          queste oscure materie a farsi mondi,
          nell'abisso selvaggio, cauto, Satana
          sostava all'orlo dell'Inferno, e vide,
          e ponderò il viaggio...
          Vota la poesia: Commenta
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Partita a scopa

            Una delle cose più terribili è
            davvero
            stare a letto
            una notte dopo l'altra
            con una donna che non hai più voglia
            di scopare.

            Invecchiano, non sono più tanto
            belle – tendono persino
            a russare, buttarsi
            giù.

            Così, a letto, a volte ti giri,
            il tuo piede tocca il suo –
            Dio, che orrore! –
            e la notte è là fuori
            dietro le tendine
            e insieme vi suggella
            nella
            tomba.

            E la mattina vai in bagno,
            parli, attraversi il corridoio,
            dici strane cose; le uova friggono,
            partono i motori.

            Ma seduti l'uno di fronte all'altro
            hai 2 estranei
            che si ficcano in bocca il pane tostato
            che si bruciano col caffè bollente la gola risentita
            e l'intestino.

            In dieci milioni di case americane
            è lo stesso –
            vite stantie appoggiate
            l'una all'altra
            e nessun posto
            dove andare.

            Sali in macchina
            e vai a lavorare
            e là ci sono degli altri sconosciuti, quasi tutti
            mogli e mariti di qualcun altro,
            e oltre alla ghigliottina del lavoro,
            flirtano, scherzano r si danno pizzicotti,
            tendendo qualche volta
            a farsi in qualche posto una rapida scopata –
            a casa non possono farlo –
            e poi
            tornano a casa
            ad aspettare il Natale o il Labor Day
            o la domenica
            o qualcosa.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Lettera alla mamma di un seminarista morto

              Sono cresciuto in una terra strana
              dopo che hai messo all'ombra la mia luce,
              quasi non mossi piede dalla soglia
              della mia meraviglia
              per il dio nuovo cui tu m'opponevi.
              In me cresceva il Dio dei miei domini
              (ero ancora ragazzo)
              ma tu mi hai rotto l'urlo ai vorticosi
              margini della bocca,
              l'urlo della potente giovinezza.
              Mamma, io ti ringrazio
              dalla rigida tomba entro cui siede
              il mio pensiero finalmente puro.
              Ora vedo che a forza mi hai strappato
              il verde degli amari desideri,
              mi hai edificato come l'architetto
              sapiente che ritoglie chiari miti
              dalle antiche macerie.

              Nacqui umana rovina come tutti,
              tu mi hai intessuta un'ala senza geli...
              Vota la poesia: Commenta